Domanda:
10 punti x voi se mi aiutate!!!!?
Michela T
2008-01-19 04:24:43 UTC
devo fare una ricerca sull'appartao circolatorio
Nove risposte:
Fiore
2008-01-19 04:27:54 UTC
L'apparato circolatorio è un sistema di vasi che, in molti animali, contiene un liquido che raccoglie e distribuisce sostanze. Può essere aperto, se comunica col celoma con cui condivide il liquido, o chiuso se il liquido non ne esce mai.



L'apparato è diviso in:



apparato circolatorio sanguigno (trasporta il sangue)

apparato circolatorio linfatico (trasporta la linfa)







Anatomia e Fisiologia

Anatomia

L'apparato cardiovascolare è formato da organi cavi di tipo vascolare:



Cuore, “muscolo" che rilassandosi (diastole) e contraendosi (sistole), dà la spinta al sangue

Vasi sanguigni, conducono il sangue

Arterie (conducono il sangue dal cuore ai tessuti)

Vene (conducono il sangue dai tessuti al cuore)

Capillari (permettono gli scambi sangue/tessuti/sangue)

Una delle caratteristiche più sorprendenti del sistema circolatorio dei vertebrati è il letto capillare, una fitta rete che collega il circuito arterioso e quello venoso della circolazione. Il lato arterioso di ciascun letto capillare porta il sangue fresco via dal cuore, verso i capillari. Il sangue povero di ossigeno continua poi a muoversi attraverso il letto verso il lato venoso.





Istologia dei vasi sanguigni [modifica]

I vasi sanguigni sono organi cavi al cui interno scorre il sangue. Si distinguono in arterie, vene e capillari. Le arterie sono gli unici vasi a possedere una considerevole pressione sanguigna al loro interno che diminuisce mano a mano che il sangue si allontana dal cuore. Questo avviene a causa dell'aumento del volume di sangue contenuto nei capillari rispetto che nell'aorta; affinché la portata resti costante, la velocità e quindi la pressione sanguigna devono diminuire. Le arterie e le vene sono costituite da tre strati concentrici dette tonaca intima, media ed avventizia, i capillari invece possiedono una struttura peculiare. Le arterie si dividono in arterie elastiche con calibro compreso tra 3cm e 7mm, arterie muscolari con calibro compreso tra 7mm e 1mm e in arteriole con calibro compreso tra 1mm e 10μm. Le vene si dividono in vene di piccolo calibro o venule con diametro compreso tra 10μm e 1mm, vene di calibro medio o vene recettive con calibro tra 1mm e 7mm e vene di grosso calibro o vene propulsive con calibro tra 7mm e 3cm. I capillari hanno calibro compreso tra un massimo di 20μm (nelle radici dei denti) e un minimo di 5μm (nella retina). Si dividono inoltre in capillari continui, fenestrati e sinusoidi, a seconda della loro permeabilità.





Tonaca intima [modifica]

La tonaca intima delle arterie e delle vene è piuttosto simile, sebbene nelle arterie sia presente una maggiore percentuale di fibre elastiche, sostituita nelle vene da fibre di collagene. A contatto con il sangue è presente un epitelio specializzato, l'endotelio, sorretto dalla propria lamina basale. Superficialmente a questo si trova una copertura di robuste fibre di collagene e proteoglicani ed elastina, ricoperta dalla lamina elastica interna, costituita da fibre elastiche (più sottile nelle vene).





Tonaca media [modifica]

La tonaca media si differenzia molto tra arterie e vene. nelle arterie, maggiormente nelle più grosse è presente una spessa copertura di fibre muscolari lisce a disposizione circolare o spirale che nelle arterie più grosse può essere costituita anche da 50 strati uniformi. tra questi miociti lisci è presente una struttura di fibre di collagene, tipica delle matrici extracellulari. Nelle vene invece la struttura muscolare è quasi del tutto assente e non si viene a formare una disposizione spirale o circolare di miociti lisci, ma esiste tuttavia la struttura di collagene, con povere fibre elastiche, il che da alla vena molta meno elasticità e le impedisce di pulsare come le arterie. Superficialmente alla tonaca media esiste una lamina elastica esterna, di dimensioni minori nelle vene.





Tonaca avventizia [modifica]

La tonaca avventizia è costituita da connettivo posto oltre la lamina elastica esterna ed è piuttosto simile in arterie e vene. Vi sono presenti alcuni vasi detti vasa vasorum per la vascolarizzazione dell'arteria o della vena stessa e, nelle arterie, ramuscoli ortosimpatici, per l'innervazione dei miociti lisci al fine di produrre la vasocostrizione che aumenta la pressione sanguigna.





Istologia dei capillari sanguigni [modifica]

I capillari sono strutture peculiari che fanno da tramite tra le vene e le arterie, oppure, nei sistemi portali, tra due arterie o tra due vene. Il volume totale del sangue contenuto nei capillari è maggiore di quello contenuto nell'arteria precedente o nella vena successiva, e ciò fa sì che il sangue circoli più lentamente nei capillari che altrove, poiché diminuisce la pressione sanguigna. In condizioni di riposo la maggior parte dei capillari sanguigni è chiusa, e viene aperta solo in condizioni di sforzo. La chiusura dei capillari avviene attraverso l'apertura delle numerose anastomosi arterovenose presenti a livello delle arteriole e delle venule, che limita l'apporto ematico a regioni corporee poco utilizzate. Queste operazione sono indotte dal sistema nervoso simpatico. I capillari sanguigni si distinguono, come già detto, in continui, fenestrati e sinusoidi.





Capillari continui [modifica]

I capillari continui sono i meno permeabili; sono formati da una sola cellula endoteliale che forma il canale, da una lamina basale, unitaria o fenestrata e talvolta da periciti, cellule specializzate che si dispongono intorno alle cellule endoteliali per rinforzarle. Possono essere presenti anche dei macrofagi di guardia.





Capillari fenestrati [modifica]

I capillari fenestrati sono più permeabili dei capillari continui in quanto il canale formato dalle cellule endoteliali non è sempre continuo e possono esistere dei fori o fenestrature con il diamtro di circa 20nm, sufficientemente grandi da far passare acqua e metaboliti, ma sufficientemente piccoli ca impedire la fuoriuscita delle emazie. La lamina basale è spesso interrotta e sono comunque presenti alcuni macrofagi.





Sinusoidi [modifica]

I sinusoidi sono in assoluto i capillari più permeabili. Si trovano in pochi organi, come nel fegato, e con la loro struttura peculiare riescono a far permeare molti metaboliti al fegato deve saranno convertiti e/o immagazzinati





Cuore [modifica]

Il cuore è un organo cavo che con le contrazioni dei suoi potenti muscoli (sistole) spinge il sangue nei vasi. È situato nel mediastino intermedio, tra i due polmoni.



Ha una forma pressoché conica che presenta una base superiore allungata e una “punta” (apice) rivolta verso sinistra. La base è inclinata verso le vertebre e così come la faccia sinistra.





Struttura esterna [modifica]

Il cuore è costituito da tre tonache dall'interno all'esterno: endocardio (con le stesse funzioni e stessa struttura dell'endotelio), miocardio (muscolo ibrido tra liscio e striato: ha la capacità di contrarsi ritmicamente, ma involontariamente. È formato da cellule con le proteine contrattili semi-organizzate - più organizzate dei muscoli lisci, ma meno di quelli striati. Le cellule sono lunghe 100–500 micron ed hanno un diametro di 100–200 micron). Infine nello strato più esterno si trova l'epicardio (uguale alla tonaca avventizia dei vasi). Oltre ai vasi, però, il cuore possiede anche un rivestimento aggiuntivo: un sacco fibroso chiamato pericardio fibroso ed un secondo sacco chiamato foglietto parietale. Tra quest’ultimo e l'epicardio (che insieme formano il pericardio sieroso) è interposto un fluido (fluido della cavità pericardica) che permette al cuore di muoversi liberamente nel sacco. Anterosuperiormente, il cuore presenta due regioni rosate, che corrispondono alla regione atriale. Queste due regioni, dette anche auricole oppure orecchiette, non hanno una gran funzione fisiologica, anzi possono comprimere le coronarie (arterie e vene del cuore) occludendole; tuttavia, questo rischio sussiste solo se le coronarie hanno già qualche problema. Al di sotto di queste aree, si estende un tessuto rosso vivo che si dirige verso l'apice. Questa è la regione dei ventricoli. Dall'arteria aorta emerge una piccola arteria che si biforca in due rami, l'arteria coronaria destra e l'arteria coronaria di sinistra. Il corso di quella di destra segna il confine tra atrio destro e ventricolo destro. Questa arteria manda due rami verso il basso, il ramo marginale destro e l'arteria cardiaca anteriore. L'arteria coronaria di sinistra si divide in arteria circonflessa, il cui corso segna la divisione tra atrio sinistro e ventricolo sinistro, e arteria interventricolare anteriore, che segna il confine tra ventricolo sinistro e ventricolo destro. Oltre a queste produce anche altri piccoli rametti arteriosi. Arteria circonflessa ed arteria coronaria destra girano dietro al cuore e si congiungono (il loro corso segna il limite atrio-ventricolo). La seconda manda un ramo (arteria interventricolare posteriore) che segna il limite tra ventricolo sinitro e ventricolo destro. Più avanti manda un altro ramo, il ramo posteriore dell'arteria coronaria destra. Mentre l'arteria circonflessa, manda un ramo chiamato ramo marginale sinistro dell'arteria coronaria sinistra.



Tutte le vene affluiscono al seno coronario, il quale poi si immette nell'atrio destro del cuore per mandare il sangue ad ossigenarsi ai polmoni. Le coronarie che segnano il limite atrioventricolare (destra e sinistra) ed interventricolare (antertiore e posteriore) si congiungono per assicurare che, in caso di formazione di un trombo ci sia una vascolarizzazione ovunque (o quasi). In caso di formazione di più trombi, il danno è comunque attutito. All'atrio destro arrivano due grosse vene (2 cm di diametro). La vena cava inferiore sfocia nella parte bassa dell'atrio, mentre la vena cava superiore sfocia nella parte superiore. Immediatamente a sinistra di questi grossi vasi l'arco dell'aorta, il vaso più grande del corpo (2,5 cm di diametro), l'arteria che esce dal ventricolo sinistro e porta sangue a tutto il corpo, cuore e se stessa (t. muscolare e connettivo) compresi. Sotto questo arco transita il ramo destro dell'arteria polmonare, tratto dell'arteria polmonare (diametro 2 cm, emerge dal ventricolo destro), detto anche tronco polmonare, che porta il sangue al polmone destro, per ossigenarsi. L'altro ramo porta il sangue ad ossigenarsi al polmone sinistro. Dopo aver scambiato anidride carbonica per ossigeno al polmone, il sangue torna al cuore mediante 4 vene polmonari (due dal polmone destro e 2 dal sinistro) di 0,5 cm di diametro, nell'atrio sinistro. Le vene s’immettono nel cuore dal retro e le arterie sbucano dall'alto (base). Tra l'arco dell'aorta ed il sottostante ramo arterioso si tende un legamento fibroso: residuo del condotto che unisce aorta ad arteria polmonare nella vita intrauterina (dotto arterioso di Botallo). Sul retro dell'atrio destro c’è una massa di tessuto specializzato nel “dare il tempo” al cuore, cioè generarne lo stimolo motore (nodo di Keith-Flack o senoatriale). Sul retro della zona tra atrio e ventricolo, c’è il tessuto di riserva, meno potente del nodo di Keith-Flack (nodo atrio-ventricolare o di Aschoff-Tawara).





Struttura interna [modifica]

Sezionando il cuore in modo frontale appaiono 4 cavità, due a sinistra e due a destra. Si vede un setto e si nota che un comparto è molto più spesso degli altri.





Atrio destro [modifica]

La cavità in alto a destra, è chiamata atrio destro ed ha pareti sottili. Riceve il sangue dalla vena cava inferiore (che s’immette dal basso a destra) proveniente dalla regione sottodiaframmatica, dalla vena cava superiore (che s’immette dall'alto al centro) proveniente dalla regione sovradiaframmatica e dal seno coronario (che s’immette da sinistra al centro), proveniente dal miocardio. Il sangue scende per gravità nella camera sottostante (ventricolo destro), dopodiché interviene la sistole atriale che invia nel ventricolo fino all'ultima goccia di sangue. Tra seno coronario ed atrio destro c’è la valvola di Tebesio, mentre tra atrio e ventricolo, c’è la valvola tricuspide, così detta perché è formata da tre fasci fibrosi (le cuspidi: anteriore, posteriore e settale). Nell'atrio destro (vicino all'orifizio della vena cava inferiore) è anche presente una cicatrice, quella dovuta alla chiusura del foro di Botallo, che fa comunicare gli atri, durante la vita intrauterina.





Atrio sinistro [modifica]

La cavità in alto a sinistra è chiamata atrio sinistro. È una cavità con pareti piuttosto sottili. Riceve sangue ossigenato dai polmoni e lo invia nel ventricolo sinistro; il sangue scende per gravità, ma poi la sistole atriale spreme l'atrio e lo svuota completamente. Nell'atrio sinistro s’immettono 4 vene (le vene polmonari, 2 per polmone) che portano al cuore il sangue ossigenato dai polmoni (quindi arterioso); queste sono chiamate vene anche se trasportano sangue arterioso, perché, per convenzione, ogni vaso che porta sangue al cuore è chiamato vena. Le 4 vene polmonari s’immettono nell'atrio singolarmente, determinando 4 orifizi: 1 in alto a destra, 1 in alto a sinistra, 1 al centro a sinistra ed 1 al centro a destra. Inoltre, anche qui è presente la cicatrice del foro di Botallo (fossa ovale). Gli orifizi venosi sono privi di valvole, mentre è presente una valvola con due fasci fibrosi chiamata bicuspide oppure mitrale, perché presenta due cuspidi (anteriore e posteriore).





Ventricolo destro [modifica]

È l'ampia cavità della parte inferiore destra; appoggia sulla faccia anteriore del diaframma. Riceve il sangue dall'atrio destro e lo invia, con la sistole ventricolare, all'arteria polmonare, affinché sia condotto ai polmoni per ossigenarsi e scartare l'anidride carbonica. La chiusura della valvola tricuspide (inizio della sistole) costituisce il primo tono cardiaco (“tum”), un suono cupo e lungo. La chiusura della valvola semilunare polmonare (tra ventricolo e arteria polmonare, che possiede tre cuspidi semilunari: destra, sinistra ed anteriore) è il secondo tono cardiaco (“ta”), è più breve, secco e chiaro e segna anche la fine della sistole ventricolare. La sistole ventricolare è potente e la pressione del sangue è piuttosto alta (circa 40 mmHg); sufficiente per sfondare la tricuspide (perché agisce dal lato opposto). Ma la valvola non si sfonda perché dalla parete del ventricolo si erigono tre papille muscolari, che sono punto d'attacco di tre fasci fibrosi ultra-resistenti (corde tendinee) che reggono la tricuspide e l'aiutano ad aprirsi e, soprattutto a chiudersi ed a restar chiusa. La semilunare polmonare si apre per la pressione del sangue, per cui, non ha bisogno di corde che la tengono. La parte del ventricolo in cui è posizionata la semilunare polmonare, si chiama infundibolo. Se le valvole non funzionano bene, producono un diverso tono, che può essere percepito con il fonendoscopio.





Ventricolo sinistro [modifica]

È la cavità più grossa e più potente del cuore. È situata nella porzione in basso a sinistra ed è vicinissima al polmone sinistro, dal quale è separato solo dal pericardio e dalla pleura. Riceve il sangue ossigenato dall'atrio sinistro, mediante la valvola bicuspide o mitrale, e lo invia, mediante la sistole (7 volte più potente del ventricolo destro), nell'aorta, poiché raggiunga tutto il corpo, miocardio compreso. Tra il ventricolo e l'aorta è interposta una valvola semilunare: la valvola semilunare aortica (che possiede tre cuspidi semilunari: destra, sinistra e posteriore). La contrazione del ventricolo è potentissima pertanto la mitrale deve essere tenuta in sede, atrimenti sarebbe sfondata. A questo scopo ci sono due fasci fibrosi, più grossi di quelli del ventricolo destro, sostenuti da 2 grosse papille muscolari, più grosse di quelle del ventricolo destro, che si ergono dalla parete del cuore. Anche in questa parte del cuore ci sono due toni cardiaci: il primo (“tum”) è la chiusura della valvola mitrale, il secondo (“ta”) è la chiusura della valvola aortica. Anche in questo lato, se le valvole non funzionano bene, producono un diverso tono, che può essere percepito con fonendoscopio.





Circolazione [modifica]

La circolazione che porta il sangue venoso dal cuore ai polmoni si chiama circolazione polmonare o piccola circolazione mentre quella che porta il sangue dal cuore a tutto il corpo (miocardio incluso) è chiamata circolazione sistemica oppure grande circolazione. La prima inizia nel ventricolo destro, passa per il tronco polmonare, raggiunge gli alveoli, scambia i gas e finisce la corsa nell'atrio sinistro, attraverso le 4 vene polmonari. La seconda inizia nel ventricolo sinistro, passa nell'aorta e suoi rami e raggiunge tutto il corpo, scambia i gas e i soluti e finisce la corsa nell'atrio destro, attraverso la vena cava superiore, la vena cava inferiore ed il seno coronario.





“Scheletro” del cuore [modifica]

Il cuore non è formato da solo muscolo ed epitelio (escludendo le fibre valvolari ed il pericardio), anche perché altrimenti i muscoli non avrebbero un'inserzione ed un'origine resistente; inoltre, le valvole non potrebbero ancorarsi all'epitelio dell'endotelio. Esiste una struttura resistente che lo sostiene come uno scheletro, solo che non è fatto di tessuto osseo, ma di tessuto conettivo denso molto resistente e ricco di fasci fibrosi. Le valvole cardiache (eccetto quella di Tebesio) sono circondate da un anello fibroso di tessuto connettivo denso dal quale si dipartono numerosi fasci fibrosi che connettono i vari anelli o tornano all'anello di partenza, formando una rete molto resistente su cui s’attaccano i muscoli e su cui s’inseriscono le cuspidi delle valvole. Gli anelli sono interconnessi da ulteriore tessuto connettivo denso (chiamato trigono fibroso). Valvola aortica e valvola semilunare polmonare sono connesse dal tendine del cono. I fasci che si tendono tra l'anello fibroso della tricuspide e quello della semilunare polmonare, quelli partono ed arrivano all'anello fibroso della tricuspide o della semilunare polmonare, sono chiamati fasci propri del ventricolo destro. I fasci che si tendono tra l'anello fibroso della bicuspide e quello della semilunare aortica, quelli che partono ed arrivano all'anello fibroso della bicuspide o della semilunare aortica, sono chiamati fasci propri del ventricolo sinistro. I fasci che si tendono tra l'anello fibroso della bicuspide e quello della semilunare pomonare, quelli che vanno dall'anello fibroso della bicuspide a quello della tricuspide, quelli tesi tra l'anello fibroso della semilunare aortica e quello della tricuspide, nonché quelli che partono dall'anello fibroso della semilunare aortica ed arrivano a quello della semilunare polmonare, passando nella faccia anteriore del cuore (quella più vicina allo sterno) sono chiamati fasci comuni anteriori. Invece i fasci con lo stesso corso, ma nella faccia posteriore del cuore (quella più vicina alla colonna vertebrale) sono detti fasci comuni posteriori. Tutti i fasci comuni anteriori s’incrociano a livello dell'apice del cuore, mentre quelli posteriori transitano tutti nella faccia diaframmatica del cuore.





Miocardio specifico [modifica]

È il 10% del tessuto cardiaco e si è differenziato in modo da perdere la capacità di contrarsi ed acquisire la capacità di depolarizzarsi (aprire canali ionici a comando in modo da variare la differenza tra cariche elettriche dentro e fuori dalla cellula o di un suo compartimento). Queste cellule producono lo stimolo motore del cuore. L'ammasso che ha questa caratteristica è situato nella parete posteriore dell'atrio destro del cuore, laddove la vena cava superiore s’immette nell'atrio destro. Questo ammasso di cellule di miocardio specifico si chiama nodo di Keith-Flack (o nodo seno-atriale), si depolarizza 70 volte al minuto ed ha la forma di un ferro di cavallo. C’è anche una struttura simile, tra atrio destro e ventricolo destro (parete posteriore), che entra in funzione qualora il nodo di Keith-Fleck non funzioni; si chiama nodo di Aschoff-Tawara oppure nodo atrioventricolare. Questa seconda struttura ha però lo svantaggio di provocare contrazioni solo 50 volte al minuto (bradicardia). Lo stimolo generato da uno dei due nodi, si propaga per strutture simili a nervi, ma fatte di miocardio specifico. Si chiama fascio di His e parte dal nodo senoatriale, si diffonde nell'atrio destro, manda un ramo al nodo di Aschoff-Tawara per comunicare se lo stimolo è già partito o meno; un altro ramo si diffonde per l'atrio destro; un ulteriore ramo attraversa il setto interatriale e raggiunge il miocardio comune dell'atrio sinistro; un altro s’immette nel setto interventricolare e poi si divide in due rami, uno va al ventricolo destro e l'altro al sinistro. In ordine crescente di presenza di fibre: atrio destro, atrio sinistro, ventricolo destro, ventricolo sinistro. Il susseguirsi di questi stimoli può essere rilevato e tracciato su carta, applicando degli elettrodi sul cuore; questo si chiama elettrocardiogramma.



Il cuore può, però, essere accelerato oppure rallentato dal SNC, mediante nervi o ormoni, e dalla % di ossigeno disponibile per la contrazione. Il X paio di nervi cranici (nervo vago), rallenta il cuore, poiché l'organismo è a riposo, e necessita di una bassa gittata cardiaca. Quando l'organismo è al lavoro, serve una gittata maggiore, che si ottiene accelerando il cuore e dilatando i vasi (per tenere costante la pressione del sangue). Questo lavoro (accelerare il cuore) è fatto dai nervi spinali del sistema ortosimpatico, dall'adrenalina o anche dalla tiroxina. Tuttavia il cuore non può battere velocissimo, quindi, se si trova in un organismo che ha esigenze di una grandissima gittata, il cuore ispessisce progressivamente per avere la potenza richiesta mantenendo una velocità di battito consona al muscolo. Si calcola che il battito massimo di una persona è la differenza tra 220 (maschi) o 215 (femmine) e la propria età.





Corso dei vasi conduttori [modifica]



Vasi arteriosi [modifica]

I vasi arteriosi hanno la caratteristica di essere molto elastici e muscolosi. Ciò è dovuto alla loro microstruttura, ricca di fibre elastiche e di cellule muscolari lisce. Le arterie sono gli unici vasi (sia sanguigni che linfatici) a possedere una elevata pressione che si aggira, in un individuo sano e in stato di riposo attorno ai 120 mmHg / 80mmHg di pressione, calcolata come differenza di pressione con l'esterno. La componente elastica aumenta l'elasticità delle arterie che se recise rimangono beanti con una forma circolare. La componente muscolare produce una continua pulsazione nelle arterie, sincrona con quella del ventricolo che fa sì che se l'arteria viene recisa in vivo, il getto di sangue che ne riesce non è continuo, ma a zampilli. Essendo gli unici vasi dotati di elevata pressione sanguigna, è molto pericoloso reciderli perché è difficile richiuderli.





Tronco e arterie polmonari [modifica]

Il tronco polmonare è l'arteria principale della piccola circolazione, e come tale trasportano sangue povero di ossigeno ai polmoni, dove verrà riossigenato. Nasce dal ventricolo destro e si porta cefalicamente e lateralmente verso sinistra, anteriormente rispetto all'aorta ascendente e al cuore. Lateralmente si trova in contatto con le pleure mediastiniche, ed è ricoperto dal pericardio fibroso. Distalmente si divide nei suoi rami terminali, le arterie polmonari destra e sinistra che sboccano dal pericardio formando una struttura pressapoco orizzontale che è ricoperta dall'arco aortico. L'arteria polmonare destra è più lunga della sinistra in quanto origina ad angolo retto dal tronco polmonare che nel suo ultimo tratto è completamente rivolto verso sinistra. Inoltre l'arteria polmonare destra ha calibro maggiore perché il polmone destro ha tre lobi, mentre il sinistro solo due per la presenza del cuore. Entrambe le arterie si portano all'ilo polmonare, la destra con due rami, la sinistra con uno solo, e sono in rapporto con i polmoni lateralmente, con i bronchi che decorrono posteriormente, con i plessi nervosi polmonari e i linfonodi bronchiali che riempiono la zona, con le vene polmonari che decorrono anteriormente e con l'arco aortico che si porta da anteriore e a destra dell'arteria polmonare destra a posteriore e a sinistra dell'arteria polmonare sinistra. Le arterie polmonari non vascolarizzano i polmoni; portano il sangue deossigenato agli alveoli affinché sia ossigenato. I polmoni sono invece vascolarizzati dalle arterie bronchiali.





Arteria aorta [modifica]

L'aorta è l'arteria principale della grande circolazione e rifornisce di sangue arterioso tutte le altre arterie dela corpo. Origina dal ventricolo sinistro dalla valvola aortica, una valvola tricuspide con tre lombi. Si porta subito verso l'alto e verso destra come aorta ascendente. L'aorta ascendente dà come rami collaterali le due arterie coronarie per la vascolarizzazione del cuore. Inoltre sono presenti i seni aortici di Valsava che contengono recettori per la qualità del sangue. L'aorta ascendente, che ha un calibro di circa tre centimetri di diametro esce così dal pericardio fibroso e dà origine a tre grossi vasi, il tronco arterioso brachiocefalico che dopo due tre centimetri si divide nelle arterie carotide comune destra e succlavia destra, e le arterie carotide comune sinistra e succlavia sinistra. Questi tre grossi vasi sono deputati alla vascolarizzazione della testa, del collo , dell'arto superiore e della metà anteriore del torace. L'arco aortico si porta verso l'alto e verso sinistra per poi curvare verso il basso e a sinistra. Si trova in rapporto con il tronco polmonare inferiormente e anteriormente, con l'arteria polmonare destra inferiormente e posteriormente, con l'arteria polmonare sinistra inferiormente e anteriormente, con la trachea e i bronchi superiormente e posteriormente, con i polmoni lateralmente, con la vena cava superiore, i suoi tronchi brachiocefalici e il corpo dello sterno anteriormente, con le inserzioni dei muscoli sternoioidei e tiroioidei superiormente, con i nervi frenico e vago di sinistra a sinistra e con l'esofago che in questo tratto gli è posteriore. Nella parte superiore dell'arco aortico è presente un rigonfiamento, il grande seno aortico che termina in un restringimento, l'istmo aortico che a sua volta continua con un secondo rigonfiamento, il fuso aortico. Dopo il fuso l'aorta continua come aorta discendente che si divide in due tratti , toracico e addominale, divisi dal diaframma. L'aorta toracica si porta così dietro all'esofago restando in contatto posteriormente con il dotto toracico e i corpi vertebrali e penetra nell'addome attraverso lo iato aortico del diaframma. Lungo il suo decorso dà rami parietali (le arterie intercostali posteriori, le arterie muscolocutanee e le arterie vertebromidollari) e rami viscerali (le arterie esofagee, le arterie bronchiali e tracheali e le arterie mediastiniche posteriori). Tutta l'aorta ascendente, l'arco aortico e la porzione toracica dell'aorta discendente si trovano nel mediastino, la cavità che contiene il cuore. L'aorta addominale si trova invece retro-peritoneale, nell'addome. Si porta nell'addome attraverso i pilastri mediali del diaframma sotto al legamento arquato mediano (iato aortico) e da questa posizione si trova posteriormente a stomaco, fegato, pancreas, duodeno, intestini e i loro meso. Mantiene il contatto con i corpi delle vertebre. Nell'addome l'aorta dà numerosi rami, parietali e viscerali. In ordine cefalocaudale sono le arterie freniche inferiori, per la faccia inferiore de diaframma, le arterie lombari, distribuite lungo tutta l'aorta addominale e che vascolarizzano le pareti dell'addome con le ultime arterie intercostali, il tronco celiaco, ramo impari deputato alla vascolarizzazione di milza, parte addominale dell'esofago, stomaco, fegato, parte superiore del pancreas e del duodeno, arteria mesenterica superiore, ramo impari deputato alla vascolarizzazione della parte inferiore del pancreas e del duodeno, della totalità del digiuno e dell'ileo, di tutto il colon ascendente e della metà destra del colon trasverso, le arterie surrenali medie, che vascolarizzano parte dei surreni anastomizzandosi con le arterie surrenali superiori, rami delle freniche inferiori e con le arterie surrenali inferiori, rami delle arterie renali, le arterie renali, che vascolarizzano i reni e la loro capsula, le arterie genitali o gonadiche, spermatiche nel maschio e ovariche nella femmine, che vascolarizzano i ********* o le ovaie e l'arteria mesenterica inferiore, ramo impari deputato a vascolarizzare la metà sinistra del colon trasverso, tutto il colon discendente, tutto il sigma e la parte superiore del retto (con l'arteria rettale o emorroidale superiore). L'aorta discendente addominale termina a livello della quarta vertebra lombare dividendosi nei suoi tre rami terminali. Il ramo mediano, l'arteria sacrale mediana è un ramo sottile destinato alla vascolarizzazione dell'osso sacro e del muscolo piriforme, e cede un ramo pari, l'arteria lombare ima per la vascolarizzazione parietale del basso addome. I due rami laterali, molto più grossi del precedente sono le due arterie iliache comuni, deputate alla vascolarizzazione della pelvi, della regione glutea e di tutto l'arto inferiore.





Arterie carotidi [modifica]

L'arteria carotide comune è un'arteria importante che nasce a destra dal tronco arterioso brachiocefalico e a sinistra dall'arco aortico, medialmente all'arteria succlavia sinistra. Solitamente la carotide comune non da rami collaterali, sebbene talvolta possa dare origine ad un'arteria tiroidea ima, incostante o emanare alcuni rami tipici della carotide esterna o della succlavia (ad esempio le arterie tiroidea superiore o vertebrale). Dopo l'origine la carotide comune si porta cefalicamente, entra in rapporto con la trachea, postero-medialmente, con l'esofago, medialmente e con il muscolo sternocleidomastoideo, lateralmente. Entra a far parte del fascio vascolonervoso del collo con la vena giugulare interna che le si trova lateralmente in alto e anteriormente in basso e con il nervo vago che in alto le è postero-laterale e in basso le è antero-laterale. Incontra inoltre il ganglio cervicale medio del tronco dell'orto simpatico che si trova posteriormente, rami del plesso cervicali come le radici superiore e inferiore dell'ansa cervicale (nervi ipoglosso o 12°NC e nervo cervicale discendente), oltre a incrociare anteriormente il tendine intermedio del muscolo omoioideo. La carotide comune si trova per un breve tratto nel triangolo carotideo. Giunto a livello della quarta vertebra cervicale si divide nei suoi rami terminali, le arterie carotide interna e l'arteria carotide esterna. Nella zona della biforcazione terminale si riscontra un rigonfiamento, il seno carotideo che contiene barocettori che misurano la pressione e la pO2 del sangue, i cui impulsi sono raccolti dal nervo glossofaringeo (9°NC). Solitamente nel seno carotideo o all'origine dell'arteria carotide interna si trova inoltre il glomo carotideo, un corpicciolo bruno rossastro che contiene chemocettori per la rilevazione del pH e per valutare la qualità del sangue diretta all'encefalo, i cui impulsi sono raccolti sempre dal nervo glossofaringeo.



L'arteria carotide esterna origina medialmente all'arteria carotide interna, ma presto si porta lateralmente, ma comunque parallela a questa, sebbene superiormente ne venga separata dai muscoli stiloglosso e stilofaringeo. Si porta poi ancora cefalicamente per passare tra il ramo della mandibola e il muscolo pterigoideo esterno. Passa attraverso la ghiandola parotide, medialmente al nervo facciale (7°NC) e si divide nei suoi rami terminali, l'arteria mascellare (o arteria mascellare interna) e l'arteria temporale superficiale. Il suo territorio di distribuzione comprende la porzione superiore del collo, la quasi totalità del massiccio facciale (esclusa una piccola parte dell'orbita) e la maggior parte delle meningi. I rami collaterali dell'arteria carotide esterna comprendono l'arteria tiroidea superiore, l'arteria faringea ascendente, l'arteria linguale, l'arteria facciale (o arteria mascellare esterna), l'arteria occipitale e l'arteria auricolare posteriore.



L'arteria tiroidea superiore è un importante ramo che emette quattro rami collaterali, l'arteria sternocleidomastoidea che si porta lateralmente e si divide in numerosi vasi per vascolarizzare il muscolo sternocleidomastoideo, l'arteria sottoioidea che si porta in avanti e in basso per i muscoli sottoioidei, l'arteria cricoidea che vascolarizza la regione cricoide e l'arteria laringea superiore che penetra la lembrana cricotiroidea per vascolarizzare la regione superiore della laringe, anastomizzandosi con l'arteria laringea inferiore, ramo dell'arteria tiroidea inferiore. L'arteria tiroidea superiore emette poi due rami terminali, le arterie tiroidee superiori anteriore e posteriore che vascolarizzano la corrispondente regione della tiroide.

L'arteria faringea ascendente è un ramo più piccolo che subito si porta cefalicamente lungo la parete postero-laterale della faringe, a cui da numerosi piccoli rami, fornendo inoltre l'arteria timpanica inferiore, per la corrispondente regione dell'antro timpanico. Termina passando nella fossa cranica posteriore attraverso il foro giugulare, e diventando l'arteria meningea posteriore, per la corrispondente regione delle meningi.

L'arteria linguale può originare da un tronco comune con l'arteria facciale, ma solitamente origina solo e si porta medialmente e ventralmente sulla superficie laterale del muscolo costrittore medio della faringe per portarsi alla lingua dove da i suoi rami collaterali, l'arteria dorsale della lingua per il palato posteriore, le pareti posteriori della bocca e la regione dorsale della lingua, l'arteria sopraioidea che è un esile ramo per i muscoli miloioideo, genioioideo e genioglosso e l'arteria sottolinguale per i muscoli genioglosso, ioglosso e per le ghiandole sottolinguali. Il suo ramo terminale è l'arteria profonda della lingua che si porta tra i muscoli longitudinale inferiore della lingua e il muscoli genioglosso.

L'arteria facciale o arteria mascellare esterna è il ramo collaterale più cospiquo della carotide esterna e si porta, profondamente al muscolo digastico e al muscolo stiloioideo, alla fascia cervicale superficiale e a quella dei muscoli sopraioidei e al muscolo platysma verso la ghiandola salivare sottomandibolare, a cui lascia un solco. Si porta poi cefalicamente nella faccia, passando superficialmente alla faccia esterna del terzo medio del corpo della mandibola, sottofasciale, e poi continua, medialmente in avanti e verso l'alto, decorrendo sotto ai muscoli zigomatici e risorio e sopra ai muscoli buccinatore ed elevatore dell'angolo della bocca (muscolo quadrato della bocca). Durante il suo decorso dà rami collaterali cervicali e facciali. I primi sono i rami per la ghiandola sottomandibolare, l'arteria tonsillare, l'arteria palatina ascendente e l'arteria sottomentale, i secondi sono le arterie labiale superiore e labiale inferiore che decorrono tra il mucolo buccinatore e la porzione marginale del muscolo orbicolare della bocca. L'arteria facciale emette un ramo terminale, l'arteria alare del naso, che si anastomizza attraverso l'arteria angolare con l'arteria dorsale del naso, ramo dell'arteria carotide interna. Questo ramo rappresenta la principale anastomosi tra le arterie carotide interna e carotide esterna.

L'arteria occipitale è il ramo più posteriore in quanto origina dalla faccia posteriore della carotide esterna per portarsi cefalicamente e poi, giunta alla mastoide, bruscamente verso l'alto, incidendo con un solco il processo mastoideo, lateralmente all'incisura digastrica. I suoi rami terminali irrorano la regione posteriore della testa, compreso il muscolo occipitale, la galea aponeurotica e la regione nucale. Inoltre manda rami per la mastoide e per il collo che sono sia cutanei che muscolari.

L'arteria auricolare posteriore origina sopra alla'arteria occipitale e si porta posteriormente al padiglione auricolare, dove si esaurisce. Emette un solo ramo collaterale, l'arteria stilomastoidea, che si porta nel foro stilomastoideo accompagnando perciò il decorso del nervo facciale dentro il temporale e termina con rami mastoidei e meningei.

L'arteria temporale superficiale è il ramo collaterale meno cospiquo della carotide esterna e rappresenta la sua continuazione verso l'alto. Si porta sopra all'arcata zigomatica e da lì entra nella fossa temporale, portandosi sottofasciale. Si divide dopo pochi centimetri in un ramo frontale e in un ramo parietale, per le corrispettive regioni del cranio. Lungo il suo decorso emette l'arteria trasversa della faccia che si anastomicca con la facciale, l'arteria zigomaticorbitaria, che segue esternamente l'arcata zigomatica e si anastomizza con i rami zigomaticotemporale e zigomaticofacciale dell'arteria lacrimale, ramo dell'arteria carotide interna, le arterie temporali medie, che vascolarizzano con le profonde, ramo dell'arteria mascellare, il muscolo temporale e l'arteria timpanica anteriore, per il timpano.

L'arteria mascellare o mascellare interna è il ramo più cospiquo dell'arteria carotide esterna e ne rappresenta la continuazione in avanti. Si può dividerla in tre regioni. La prima regione è detta mandibolare e si trova tra il legamento sfenomandibolare e il collo della mandibola. Emette l'arteria auricolare profonda, timpanica superiore, che si portano in alto e indietro per la regione auricolare e del timpano, meningea media, il ramo più grosso che entra nella fossa cranica media attraverso il foro spinoso ed è la principale vascolarizzatrice delle meningi, l'arteria meningea accessoria o piccola meningea, che si porta ad una piccola regione ddelle meningi frontali ed entra nella fossa cranica media attraverso il foro ovale e l'arteria alveolare inferiore che si porta caudalmente, entra nel foro mandibolare attraverso il ponte formato dal legamento sfenomandibolare e irrora dall'interno le radici dei denti, dividendosi, a livello del primo premolare in due rami, un ramo incisivo che continua a vascolarizzare le radici dei denti incisivie un ramo mentale che esce dalla mandibola attraverso il foro mentale come arteria mentoniera o mentale. La seconda regione è detta pterigoidea, in quanto si trova a contatto con i muscoli pterigoidei, e si trova nella fossa infratemporale. Emette solo rami muscolari che sono le arterie temporali profonde, per il muscolo temporale, l'arteria masseterina per il muscolo massetere, l'arteria buccale per il muscolo buccinatore e i rami pterigoidei per i muscoli pterigoidei. La terza regione è detta pterigopalatina, pinquanto si trova nella fossa pterigopalatina. Emette come rami collaterali l'arteria alveolare superiore posteriore per la vascolarizzazione degli alveoli dentari dei denti posteriori, l'arteria infraorbitaria, che si porta nell'orbita attraverso la fessura orbitaria inferiore, e poi, attraverso il canale e il foro infraorbitario si porta nel viso, dove da i suoi rami alveolari superiori anteriori, l'arteria palatina discendente che entra nel palato dal foro palatino maggiore dopo aver occupato il canale pterigopalatino e l'arteria vidiana che impegna il canale pterigoideo. Il ramo terminale dell'arteria mascellare è l'arteria sfeno palatina che si porta in fossa nasale attraverso il foro sfenopalatino. Qui dà rami per la regione posteriore del setto e delle pareti del naso, nonché per i turbinati e le conche nasali. Si anastomizza con rami delle arterie etmoidali della carotide interna. La conoscenza di questi rami è importante perché il sangue caldo che passa per queste arterie scalda l'aria diretta ai polmoni che passa sotto all'encefalo.

L'arteria carotide interna origina lateralmente alla carotide esterna, ma ben presto questa si porta laterale e la carotide interna si trova mediale e separata dalla carotide esterna dai muscoli stiloglosso e stilofaringeo. La carotide interna si porta cefalicamente, in rapporto con la giugulare interna, posteriore e con in nervo vago, tra i due vasi precedenti. Inoltre è circondata dai rami del plesso carotideo del simpatico ed entra in rapporto con i rami del plesso cervicale e il ganglio cervicale superiore dell'ortosimpatico. Entra nel cranio attraverso il canale carotideo, che immette nel foro lacero anteriore e foro carotideo, insieme al nervo vidiano. Entrata nella fossa cranica media si ritrova all'interno del seno cavernoso, n seno venoso della dura madre, dentro al quale emette i suoi rami terminali. Nel canale carotideo la carotide interna è costretta a un decorso tortuoso, infatti entra diretta cerso l'alto, poi viene deviata medialmente e in avanti e poi forma un secondo ginocchio verso l'alto che la fa uscire tra l'osso sfenoide e la piramide del temporale. Il suo territorio di drenaggio comprende la parte anteriore dell'encefalo e l'occhio. Durante il suo decorso da pochi rami collaterali, come l'arteria pterigoidea (incostante) che si anastomizza con la vidiana, la carotidotimpanica che si anastomizza con le arterie timpaniche, i rami ipofisari e i rami meningei. Il ramo collaterale più grosso è l'arteria oftalmica, che, originato nel seno cavernoso si port prima lateralmente e poi superiormente al nervo ottico durante il suo decorso nel canale ottico. Da questa posizione entra nell'orbita, supera l'anello tendineo di Zinn e si porta medialmente, verso la superficie mediale dell'orbita. Verso l'apertura esterna emette i suoi rami terminali. Nell'orbita l'arteria oftalmica emette l'arteria centrale della retina che circonda il nervo ottico dividendosi in quattro rami dopo un divisione in rami lateromediali e superoinferiori. Un altro ramo è l'arteria lacrimale che si porta alla faccia laterale dell'orbita e termina nella ghiandola lacrimale dopo aver dato un ramo che esce dall'orbita attraverso il canale zigomaticorbitario e le arterie palpebrali laterali che decorrono nella palpebra superiore e nella palpebra inferiore. Un terzo ramo è l'arteria ciliare che si divide in due arterie ciliari anteriore e posteriore lunghe che a loro volta si dividono in molte arterie ciliari anteriori e posteriori brevi che vascolarizzano i corpi ciliari e formano l'anello arterioso dell'iride. Un quarto ramo è l'arteria sovraorbitaria che dalla sua origine si porta in avanti, medialmente e in alto ed esce dall'incisura o dal foro sovraorbitario per portarsi alla cute della fronte. Gli ultimi rami collaterali dell'arteria oftalmica sono le arterie etmoidali anteriori e posteriori che si portano fuori della cavità orbitaria attraverso i fori etmoidali anteriore e posteriore e vascolarizzano le cellule etmoidali e una piccola porzione delle meningi. I rami terminali dell'arteria oftalmica sono l'arteria frontale, l'arteria dorsale del naso e le arterie palpebrali mediali. L'arteria frontale si porta esternamente alla cavità orbitaria attraverso la piccola incisura frontale e si anastomizza con l'arteria sovraorbitaria per vascolarizzare la cute della fronte con il muscolo frontale. L'arteria dorsale del naso si porta a vascolarizzare la corrispondente regione del naso, anastomizzandosi con l'arteria facciale. Le arterie palpebrali mediali sono due arterie che decorrono nella palpebra superiore e inferiore e si anastomizzano con le rispettive arterie palpebrali laterali per formare una coppia di archi tarsali che irrorano tutte le palpebre. I rami terminali dell'arteria carotide interna sono intracranici e sono le arterie cerebrale anteriore, corioidea anteriore, cerebrale media e comunicante posteriore. Le arterie cerebrali anteriori sono due arterie che si portano ai lati della grande falce cerebrale e anastomizzano i lobi frontali del telencefalo. Emettono un ramo impari, l'arteria comunicante anteriore che le anastomizza tra di loro mettendo anteriormente in comunicazione le due carotidi interne. Le arterie corioidee anteriori sono dei piccoli ma costanti vasi che si portano alla base dell'encefalo. Le arterie cerebrali medie sono i rami terminali più grossi e si portano alla cortecci dei lobi temporali e parietali, cedendo loro molti rami. Le arterie comunicanti posteriori sono due rami di collegamento che decorrono lateralmente alla sella turcica e anastomizzano le arterie cerebrali medie con le posteriori, ramo del tronco basilare. Le arterie cerebrali anteriori, medie e posteriori collegate dalle arterie comunicanti anteriore e posteriori formano una anastomosi arteriosa costante, il circolo o poligono di Willis, che non haun corrispettivo venoso ed è importante per la distribuzione uniforme del sungue a tutto l'encefalo.





Spalla [modifica]

La succlavia (dx e sx) prosegue su per la spalla, dopo avere prodotto l'arteria vertebrale, dà un altro ramo (verso il basso), l'arteria intercostale suprema (che nutre le prime coste ed i muscoli della regione circostante) e l'arteria cervicale profonda (per le vertebre cervicali ed i loro muscoli). Sulla faccia anteriore, invece, produce verso il basso l'arteria toracica interna. A livello mediale allo sternocleidomastoideo, produce un tronco diretto verso l'alto (tronco tireocervicale), che produce, dall'alto al basso, arteria soprascapolare (scapola e muscoli della spalla), cervicale superficiale (muscoli superficiali della zona cervicale), arteria cervicale ascendente ed arteria tiroidea inferiore (nutre le parti basse della tiroide). L'arteria prosegue dietro allo sternocleidomastoideo e va alla regione ascellare, dopo avere dato anche il ramo trasverso del collo. L'arteria ascellare poi continua nel braccio.





Braccio [modifica]

L'arteria ascellare si porta lateralmente verso il braccio e continua a pieno canale nell'arteria brachiale (detta anche arteria omerale). L'arteria brachiale si porta distalmente lungo il braccio tenendosi anteriormente al setto intermuscolare mediale, nell'incisura bicipitale mediale. In seguito segue l'andamento del ventre del muscolo bicipite brachiale e si porta nella fossa cubitale dove dà i suoi rami terminali. A pochi centimetri dalla spalla, produce un ramo, l'arteria brachiale profonda (o arteria omerale profonda) che gira dietro al braccio e irrora il muscolo tricipite brachiale, emette i rami nutritivi per l'omero e si divide nei suoi rami terminali, l'arteria collaterale radiale e l'arteria collaterale media. Le quattro arterie collaterali (ulnare superiore, ulnare inferiore, media e radiale) concorrono a formare il circolo anastomotico del gomito. Cede rami per i muscoli della loggia anteriore del braccio. Manda inoltre altri due rami, le arterie collaterali ulnari superiore ed inferiore. I rami terminali dell'arteria brachiale sono l'arteria ulnare e l'arteria radiale.





Avambraccio e mano

Il ramo mediale (arteria ulnare) penetra nei muscoli dell'avambraccio (flessore superficiale delle dita) e si fa vicino all'ulna emettendo rami per l'ulna, per i muscoli tricipite, flessore superficiale ed altri e terminando nel polso, dove si unisce alla radiale, il ramo laterale che partendo dal gomito, passa sopra i muscoli supinatore e pronatore rotondo, nonché il muscolo flessore superficiale delle dita, penetra nel carpo, dove dà origine ad arterie per il pollice e si unisce (tra 2° e 3° metacarpale) con l'arteria ulnare. Il carpo è nutrito da numerosi rami palmari/dorsali superficiali e profondi delle arterie radiale ed ulnare. Il metacarpo è nutrito dalle arterie digitali palmari/dorsali ed interossee. Infine le falangi sono nutrite dalle arterie digitali palmari/dorsali proprie delle dita.





Torace e mediastino [modifica]

L'aorta prosegue, facendosi posteriore al cuore e procedendo addossata a sinistra dei corpi vertebrali, prendendo il nome di arteria toracica. Sulla faccia anteriore (quella rivolta allo sterno), presenta numerosi ramettini arteriosi, sia frontali che ai suoi lati, che irrorano la trachea, i bronchi, i bronchioli e gli alveoli, permettendo loro di funzionare da scambiatori di gas; queste sono le arterie bronchiali. Poco sotto c’è la diramazione dell'arteria esofagea che, coi suoi numerosi rami e capillari, nutre l'esofago. Sulla faccia posteriore (rivolta alle vertebre), ogni centimetro si diparte in una piccola arteria (arteria intercostale) che nutre le coste (scorrendo tra una e l'altra) ed i muscoli intercostali e dorsali.





Addome [modifica]

L'aorta toracica discende ed incontra il diaframma, che attraversa passando per l'orifizio aortico (spesso 5 mm, dentro il quale si chiama aorta diaframmatica). Al di sotto dell'orifizio del diaframma, l'aorta è chiamata addominale. Dalla parte anteriore, il primo tronco a staccarsi dall'aorta addominale è il tronco celiaco (diametro 5 mm) che si dirama successivamente in arteria epatica (nutre il fegato, il duodeno e la cistifellea), arteria gastrica (nutre lo stomaco) e arteria lienale (nutre la milza). Ai lati di questo tronco originano le arterie freniche inferiori (dx e sx) che nutrono il diaframma nelle vicinanze del lato aortico. Al di sotto del tronco celiaco sorgono, ai lati, le arterie surrenali (dx e sx) che nutrono il surrene e parte del rene; al centro si trova un ramo che punta verso il basso: l'arteria mesenterica superiore che nutre tutto l'intestino tenue, l'intestino cieco, l'appendice vermiforme, il colon ascendente e la metà destra del colon trasverso; scendendo ancora si trova l'arteria renale (dx e sx), che irrora reni e parte dei surreni. Scendendo ulteriormente si dipartono due vasi pari: le arterie gonadiche (testicolari oppure ovariche) che portano sangue sistemico alle gonadi (********* oppure ovaie). Sotto questa diramazione si trova l'arteria mesenterica inferiore, vaso impari che nutre la metà sinistra del colon trasverso, il colon discendente, il colon sigmoideo ed il retto. A livello della 4° vertebra lombare, l'aorta addominale si ramifica in due rami grossi e laterali e un piccolo rametto mediale. I rami laterali sono le arterie iliache comuni (dx e sx), che si ramificheranno in iliaca interna (nutre ossa dell'anca e glutei profondi) ed iliaca esterna (nutre cute, uretra e glutei superficiali). Il ramo mediale si chiama arteria sacrale mediana (a fondo cieco) che con le ramificazioni nutre l'osso sacro e i muscoli annessi. Sul retro, l'aorta addominale manda un rametto ogni centimetro (chiamato arteria lombare, che nutre i muscoli di quella regione).





Coscia e ginocchio [modifica]

Le arterie iliache interne sono a fondo cieco, mentre quelle esterne continuano giù per la coscia, medialmente al femore, chiamandosi arteria femorale; a livello dell'inguine, l'arteria femorale si divide in arteria femorale profonda (nutre il femore e i muscoli profondi) e arteria femorale superficiale (nutre la cute della coscia ed i muscoli superficiali). La superficiale è a fondo cieco, la profonda, a livello dell'epifisi distale del femore, si fa posteriore al femore stesso e si chiama, dopo avere mandato un piccolo rametto, arteria poplitea (nutre il ginocchio dal retro).





Gamba e piede [modifica]

La poplitea scende giù per la gamba e, a livello dell'epifisi prossimale della tibia si ramifica in arteria tibiale posteriore (che rimane sul retro e nutre fibula e muscoli posteriori come il tricipite della sura) ed arteria tibiale anteriore (che si porta avanti alla tibia e nutre la tibia e i muscoli anteriori). Entrambe le vene entrano nel piede e, mediante ramificazioni, nutrono i vari tessuti; il nome è dato a seconda della regione irrorata: arteria tarsale, metatarsale e digitale.



L'arteria iliaca sx si comporta nello stesso modo.





Vasi venosi [modifica]

I vasi venosi hanno la caratteristica di essere meno elastici delle arterie a causa del loro minore contenuto di elastina e al maggior contenuto di collagene, e inoltre la loro tonaca media contiene in percentuale un minor numero di cellule muscolari lisce. La conseguenza della minore elasticità è la maggior comprimibilità delle vene rispetto alle arterie, alla loro maggiore plasticità (recuperano più lentamente la forma iniziale), hanno sezione ovalare e schiacciata invece che circolare come le arterie e quando vengono recise non si mantengono beanti (aperte alle estremità), cosicché rimane del sangue all'interno della vena.



Per le caratteristiche di maggiore compressibilità e di minor contenuto muscolare le vene presentano dei problemi di circolazione. Innanzi tutto bisogna premettere che la pressione sanguigna all'interno delle vene è estremamente più bassa rispetto a quella delle arterie. Ciò è dovuto alla presenza della rete capillare che smorza quasi del tutto la pressione arteriosa, che si aggira tra 120 mmHg e 80 mmHg in una persona in salute non sotto sforzo. Nelle vene la pressione è molto inferiore, tanto che non si misura in millimetri di mercurio (mmHg) ma in centimetri d'acqua. Tutti questi problemi di circolazione vengono superati con varie modalità: -Presenza di valvole (le valvole sono strutture presenti nelle vene ma non nelle arterie che impediscono il reflusso del sangue verso la periferia; sono costituite solitamente da due lembi di tessuto con concavità verso il cuore, ma possono essere costituite anche da solo un lembo oppure da tre; nel caso i lembi fossero due, la valvola si chiama bigemina); -Vicinanza alle arterie (le arterie, con il loro elevato contenuto di fibre muscolari circolari o spirali nella tonaca media producono una continua contrazione sincrona con quella del ventricolo sinistro che le vene sfruttano per mettere in movimento il sangue al loro interno); -Vicinanza ai muscoli (i muscoli volontari producono una forte contrazione nelle vene, specie quelle degli arti, che viene sfruttata per mettere in circolo il sangue); -Forza di gravità (le vene della parte del corpo superiore al cuore sfruttano la forza di gravità per portare il sangue verso il cuore); -Confluenza (le vene vengono avvantaggiate dal fatto che il volume di sangue contenuto nei capillari è maggiore di quello contenuto nelle vene di dimensione maggiore, e perciò la velocità del sangue aumenta per poter mantenere una portata costante); -Aspirazione del cuore (il cuore ovviamente contribuisce aspirando sangue venoso nell'atri destro e dirigendolo verso il tronco polmonare che origina dal ventricolo destro; i vasi linfatici invece soffrono molto l'assenza di una pompa linfatica, che rende il fluire della linfa nei dotti linfatici molto lenta e la pressione linfatica più bassa della venosa); -Maggiore contenuto muscolare (soprattutto nelle vene superficiali e nelle vene degli arti inferiori che si trovano a dover vincere la forza di gravità, la tonaca media si arricchisce di fibre muscolari lisce, spesso intervallate da grossolane fibre di collagene; non si viene mai a formare una struttura muscolarizzata come quella delle arterie); -Anastomosi e plessi (le vene sono molto più delle arterie e formano strutture vascolari complesse, i plessi, originate da numerose anastomosi, per supplire alle necessità vascolari).



Esistono due circoli venosi, uno superficiale e uno profondo, a seconda della posizione relativa rispetto alle fasce. Il circolo profondo tende ad accompagnare quasi sempre le arterie (che sono solo profonde), godendo dei benefici della vicinanza dell'arteria (aumento ritmico della pressione venosa grazie alla pulsazione arteriosa) e dei muscoli (compressione venosa). Il circolo superficiale decorre soprafasciale, lontano dalle arterie e dai muscoli, situati sottofasciali. Sono le vene che hanno maggiori problemi di circolazione che risolvono aumentando la componente muscolare della tonaca media. È ben visibile negli arti. I circoli venosi profondo e superficiale non sono separati tra di loro, ma in comunicazione, attraverso numerosi rami anastomotici perforanti che attraversano le fasce per collegare i due circoli. Si può dire che la presenza dei due circoli sia un altro modo delle vene per supplire ai loro problemi di pressione. I vasi venosi profondi decorrono parallelamente, anche se non sempre, alle arterie corrispondenti, tendendo a sovrastarle, anche se non sempre. Inotre quasi sempre le tonache avventizie di vena e arteria corrispondente aderiscono, massimizzando l'effetto di sincronizzazione del ritmo. Le vene che si comportano in questo modo sono dette vene satelliti. Solitamente prendono il medesimo nome ed hanno lo stesso decorso, ma esistono delle importanti eccezioni, che riguardano i vasi maggiori, quali: -L'encefalo è vascolarizzato dalle arterie carotidi interne, mentre è drenato dai seni venosi della dura madre, che drenano nella vena giugulare interna; -La principale arteria che vascolarizza il massiccio facciale, le meningi, parte del collo e la parte anteriore e media dell'encefalo è l'arteria carotide comune, da cui originano le arterie carotidi esterna ed interna, mentre le vena con il territorio di drenaggio più simile sono le vene giugulari interna ed esterna, che non si fondono tra di loro; -Esistono due tronchi venosi brachiocefalici, che originano dalla fusione a pieno canale delle vene succlavie e giugulari interne e dalla cui fusione origina la vena cava superiore, mentre esiste un solo tronco arterioso brachiocefalico (quello di destra), da cui originano l'arteria carotide comune destra e l'arteria succlavia destra e che origina dall'arco aortico; -La vena succlavia sinistra e la vena giugulare sinistra si fondono a pieno canale nel tronco venoso brachiocefalico sinistro mentre le arterie carotide comune sinistra e succlavia sinistra originano direttamente dall'arco aortico; -Le vene succlavie ricevono come unico ramo collaterale costante la vena giugulare esterna, metre dalle arterie succlavie originano (in ordine latero-mediale) l'arteria sottoscapolare, il tronco costocervicale, il tronco tireocervicale, l'arteria toracica interna e l'arteria vertebrale; -Le vene succlavie e le arterie succlavie sono separate dal muscolo scaleno anteriore, dal nervo frenico e dal nervo vago, che si trovano rispettivamente dietro e davanti a questi vasi; -I polmoni sono vascolarizzati da due arterie polmonari che originano da un tronco comune, il tronco polmonare, che origina dal ventricolo destro mentre sono drenati da quattro vene polmonari che si portano separatamente all'atrio sinistro; -Il cuore viene vascolarizzato direttamente dall'arteria aorta ascendente attraverso le arterie coronarie, mentre le vene coronarie vengono drenate dal seno coronario che sbocca nell'atri destro; -La regione parietale del torace e dell'addome è vascolarizzata da rami diretti dell'arteria aorta toracica e addominale (arterie intercostali e arterie lombari), mentre le stesse regioni sono drenate dalle vene azygos, emiazygos ed emiazygos accessoria, che solitamente si inseriscono alla vena azygos che drena tutto il sangue della regione nella vena cava superiore e nella cava inferiore; -Nonostante la maggior parte delle vene e delle arterie dell'addome abbiano lo stesso nome, esiste una grande asimmetria nella vascolarizzazione arterovenosa addominale, dovuta alla presenza del circolo portale (vena porta) che non ha un corrispettivo arterioso; -Nella pelvi esistono dei plessi venosi (rettale, vescicale, vescicodeferenziale, prostatico, uterino, vaginale e pudendo) che non hanno corrispondenti arteriosi, nonostante le arterie che vascolarizzano la regione del plesso, e le vene che drenano il plesso abbiano lo stesso nome; -La vena originata dalla fusione delle vene iliache comuni si chiama vena cava inferiore, mentre le arterie iliache comuni originano dall' aorta addominale; -Nell'arto superiore le vene brachiali, radiali e ulnari, nonché i rispettivi rami terminali sono raddoppiati rispetto alle rispettive arterie; -Nell'arto inferiore le vene tibiali anteriori, tibiali posteriori e peroniere, nonché i rispettivi rami terminali sono raddoppiati rispetto alle rispettive arterie; Il circolo venoso superficiale è una grande asimmetria rispetto al circolo arterioso. È visibile soprattutto negli arti, ma è presente anche nel torace, nell'addome e nel collo. La comunicazione tra i due circoli è essenziale in quanto il circolo superficiale alla fine drena nel circolo profondo per raggiungere in cuore. Oltre a questa comunicazione tra il circolo venoso superficiale e il circolo venoso profondo è da ricordare anche quello tra i due principali circoli di scorrimento del sangue in profondità, ovvero quello dipendente dalla vena cava superiore che drena testa, collo, arto superiore e torace, e quello della vena cava inferiore che drena addome, pelvi e arto inferiore. Questa comunicazione avviene sia su un piano profondo sia su un piano superficiale ed è molto importante per supplire all'esigenza di drenaggio sanguigno in caso di ostruzione dell'una o dell'altra. Queste anastomosi sono dette anastomosi cava-cava. Esse comprendono: -Nel circolo profondo la vena azygos che con i suoi rami di emiazygos ed emiazygos accessoria collega direttamente, a destra e a sinistra la vena cava inferiore alla vena cava superiore, oltre alle vene freniche di cui le inferiori sono rami della vena cava inferiore mentre le pericardiofreniche e le muscolofreniche sono rami della vena cava superiore: -Nel piano superficiale esiste un gran numero di vene di piccolo calibro, come la toracoepigastrica, l'epigastrica superiore e la toracica laterale che sono drenate dalla cava superiore e l'epigastrica inferiore e l'epigastrica superficiale che sono drenate dalla vena cava inferiore.





Circolo portale [modifica]

Il circolo portale venoso è forse in assoluto la più grande asimmetria tra il circolo arterioso e quello venoso. Come ogni circolo portale ha la peculiare proprietà di trovarsi tra due distretti capillari, il che rende ancora più bassa la pressione sanguigna venendo a mancare lo stimolo della pompa cardiaca. Questo circolo è detto portale e venoso perché il sangue che scorre oltre i capillari preportali è un sangue in cui la maggior parte dell'ossigeno è già stata consumata; la funzione di questo circolo non è infatti quella di rifornire di ossigeno. La sua funzione principale è infatti quella di portare metaboliti al fegato. Questi metaboliti provengono dall'intestino, dallo stomaco, dalla porzione addominale dell'esofago, dal pancreas e dalla milza. Il circolo portale è costituito dalla vena porta e dalle sue radici. Le radici della vena porta sono la vena mesenterica superiore, la vena mesenteria inferiore e la vena lienale. -La vena mesenterica superiore drena il sangue venoso della quasi totalità dell'intestino tenue e della metà destra dell'intestino crasso. Riceve la vena pancreaticoduodenale che raccoglie in sangue delle parti anteriore e posteriore di duodeno e pancreas. Inoltre riceve la vena gastro epiploica destra che drena la porzione inferiore e destra dello stomaco e del drande omento; -La vena mesenterica inferiore drena la metà sinistra dell'intestino crasso, fino alla parte superiore del retto; -La vena lienale o splenica drena la milza, il pancreas, il duodeno e lo stomaco. Queste radici della vena porta si congiungono in due tronchi, uno formato dalla vena mesenterica superiore e uno formato dalla fusione delle vene lienale e mesenterica inferiore. Questi a loro volta ricevono altri rami e poi si fondono a formare la vena porta. Il tronco della vena mesenterica superiore ricerve le vene paraombelicali, il tronco della vena mesenterica inferiore e della vena lienale riceve le vene gastriche. La vena porta che ne origina può cosi portarsi, dividendosi in due rami, al fegato dove si divide nei sinusoidi epatici. Il sangue della vena porta contiene le sostanze assorbite dall'intestino che devono essere metabolizzate dal fegato, i residui delle emazie distrutte nella milza, gli ormoni del pancreas e i metaboliti ad assorbimento rapido, come l'alcol, assorbiti dallo stomaco. All'interno del fegato i capillari sono altamente permeabili (sinusoidi) e vengono drenati, insieme a quelli dell'arteria epatica dalle vene epatiche che si portano alla vena cava inferiore. In caso di ostruzione della vena porta o della vena cava inferiore, l'altro sistema venoso può supplire come via di fuga secondaria del sangue, attraverso rami anastomotici che sono le cosiddette anastomosi porta-cava. Queste anastomosi comprendono: -Le vene esofagee, di cui le superiori (toracihe) sono rami della vena cava superiore ed inferiore mentre le inferiori (addominali) sono rami della vena porta; -Le vene paraombelicali, rami della vena porta a causa della loro origine embrionale sono in comunicazione con il circolo venoso superficiale, che drena nella vena cava inferiore e superiore; -Le vene lombari, rami parietali della vena cava inferiore che si collegano con esili vasi ai rami della vena porta: -Le vene rettali di cui la superiore è ramo della mesenterica inferiore che è una delle radici della vena porta, le medie sono rami della vena iliaca interna che è una ramo della vena iliaca comune che è un ramo della vena cava inferiore e le inferiori che sono rami della vena pudenda interna, uno dei rami della vena iliaca interna che, come già detto drena nella vena cava inferiore. Il circolo portale della vena porta non è l'unico circolo portale del corpo umano; ne esistono altri, come quello dell'ipofisi.





Circolazione fetale [modifica]

Nel feto la circolazione è leggermente differente da quella dell'adulto. Il feto non mangia, non beve e non respira, perché è immerso nel liquido amniotico che non contiene ossigeno né sostanze nutritizie, pertanto non ha bisogno del circolo portale e neppure del circolo polmonare. Ha però bisogno di sostanze nutritizie e d'ossigeno: questi provengono dalla madre mediante la placenta. Il sangue della madre entra nella placenta dove cede i nutrienti al feto per pressione idrostatica (lo stesso principio che lo fa cedere ai tessuti) che vengono riversati in una vena fetale, la vena ombelicale. L'ossigeno viene strappato ai globuli rossi della madre, dai glubuli rossi del feto (che contengono emoglobina più affine all'ossigeno). Questa vena risale il cordone ombelicale e raggiunge il feto immettendosi nella vena porta. Nell'adulto, la vena porta entra nel fegato per permettere a quest’ultimo di modificare il sangue, quindi, immetterlo nella vena epatica che sbocca nella cava inferiore. Nel feto, il fegato è pronto a funzionare, ma non è necessario che processi il sangue perché lo ha già fatto la mamma, quindi, per saltare questa tappa, esite un dotto: il dotto venoso di Aranzio, che collega la vena porta alla vena cava inferiore. Il sangue arterioso della madre entra nella vena cava inferiore e si mischia al sangue venoso proveniente dagli organi sottodiaframmatici; si forma quindi un sangue “arterovenoso” che raggiunge il cuore (atrio destro). Per evitare che il sangue già misto 1:1, diventi 1:3 (arterioso:venoso), perché s’immettono nel cuore la vena cava superiore ed il seno coronario, esiste un foro (foro ovale di Botallo) che permette a gran parte del sangue arterovenoso 1:1 di passare direttamente nell'atrio sinistro del cuore ed andare in circolo sistemico senza essere diluito ulteriormente dal sangue refluo dall'encefalo (che è il peggiore di tutti). Parte del sangue misto 1:1 scende nel ventricolo destro e si mescola a tutto il resto del sangue e viene spinto nell'arteria polmonare. Nell'adulto, i polmoni scambiano l'anidride carbonica del sangue con l'ossigeno, ma il bimbo non può (anche perché i polmoni sono solo al 40% di sviluppo) e quindi la gran parte del sangue contenuto nell'arteria polmonare è dirottato, tramite il dotto arterioso di Botallo, direttamente nell'aorta; per preservare la migliore qualità del sangue per l'encefalo, il sangue dell'arteria polmonare viene immesso nell'aorta discendente, in modo che non “inquini” il sangue per l'encefalo. Naturalmente, una piccola parte del sangue va ai pomoni mediante le arterie polmonari, ma non subisce cambiamenti e ritorna tal quale, mediante le 4 vene polmonari. Il sangue immesso nell'aorta discendente (più refluo che nutriente) nutre tutti i distretti corporei eccetto collo, cranio e arti superiori. Ogni arteria iliaca interna genera un'arteria (arteria ombelicale), che risale il cordone ombelicale, attorcigliandosi intorno alla vena ombelicale, raggiunge la placenta dove il sangue strappa ossigeno e nutrienti al sangue materno e vi cede anidride carbonica e scorie. Alcune scorie sono espulse dai reni mediante l'urina, che viene versata nell'amnios, che viene ricambiato di continuo. Al momento del parto, l'atto respiratorio, il taglio del cordone ombelicale e la nutrizione autonoma, inducono la chiusura del dotto di Botallo (entro il primo giorno di vita, in condizioni normali, nel caso si chiuda dopo 7 sorge una patologia), la chiusura del dotto di Aranzio (entro 2 giorni, in condizioni normali) ed, infine, per cronologia non per importanza, il foro ovale di Botallo (entro una settimana, in condizioni normali). È molto raro che i due dotti non si chiudano, mentre la mancata chiusura del foro ovale di Botallo è meno rara e gli individui colpiti non danno sintomi sino a 30 anni circa e né l'elettrocardiogramma, né l'ecografia, né altri mezzi diagnostici, rivelano il problema. Dopo i 30 anni c’è possibilità di embolia, specialmente nell'encefalo, quindi di perdita di alcune funzioni corporee. La “cura” consiste nell'entrare dai vasi nel cuore e chiudere il foro con materiale biocompatibile.





Fisiologia [modifica]



Apparato circolatorio sanguifero [modifica]

1. L'apparato circolatorio ha relazioni molto strette con tutti i tessuti del corpo.



È importante per i grandi animali avere un apparato circolatorio, con il quale si porta il sangue in tutti i tessuti del corpo. Infatti la diffusione trasporta le sostanze chimiche solo per lo spessore di poche cellule. L'apparato è indispensabile. Esso, per essere efficiente, ha relazioni con i tessuti. Infatti il sangue passa prima nel cuore, poi nei polmoni, e con l'ossigeno giunge in microscopici vasi chiamati capillari. I capillari formano una rete di vasi sanguigni tra le cellule dei tessuti, cosicché nessuna sostanza deve compiere per diffusione tragitti troppo lunghi nelle cellule. Dato che i globuli rossi nelle cellule giungono vicini al tessuto circostante, le sostanze nutritive possono diffondersi nelle cellule muscolari. Infatti le molecole arrivano dai capillari verso le cellule grazie alla diffusione. Tra la cellula e i capillari è presente un liquido interstiziale. Tuttavia l'apparato circolatorio ha pure la funzione di convogliare alcune sostanze di scarto verso gli appositi organi (CO2). Infatti i prodotti di rifiuto, grazie alla diffusione rientrano nel capillare. Inoltre l'apparato mantiene costante l'ambiente interno (omeostasi).



2. Negli animali si sono evoluti numerosi tipi di trasporto interno.



Alcuni animali non posseggono un apparato circolatorio; un esempio è l'idra, la quale scambia materiali direttamente con l'acqua circostante. L'acqua entra dalla bocca, viene fatta circolare, ed infine viene espulsa. L'idra non possiede sangue. La Medusa invece possiede delle ramificazioni, i quali posseggono dei flagelli. Questi, con il loro battito, favoriscono la circolazione del loro liquido. Questo sistema è appropriato per animali, le cui cellule corporee sono disposte su un unico strato, ma non è adeguata per altri animali, che hanno strutture formate da diversi strati di materiali. Questi hanno bisogno del sangue. Vi sono due tipi di apparato. Gli invertebrati hanno un apparato circolatorio aperto. Infatti qui il sangue esce dai vasi e scorre tra le cellule dei tessuti. Qui non c’è separazione tra il liquido interstiziale e il sangue. Le sostanze nutritive diffondono dal sangue direttamente nelle cellule corporee, mentre le contrazioni dei muscoli spingono il sangue verso l'estremità osteriore. Quando il cuore si rilassa il sangue ritorna verso il cuore stesso attraverso dei pori che hanno delle valvole che si chiudono quando il cuore si contrae. I vertebrati, inclusi gli esseri umani hanno un apparato circolatorio chiuso chiamato anche apparato cardiovascolare, costituito da una rete di vasi tubulari. Il sangue è nei vasi, che lo tengono separato dal liquido interstiziale. Nell'apparato circolatorio chiuso vi sono: le arterie che trasportano il sangue dal cuore agli organi, le vene che riportano il sangue al cuore, e i capillari, che fanno passare nell'organo il sangue dalle arterie alle vene. Queste si distinguono per la direzione del sangue. Normalmente, le arterie trasportano sangue ricco di ossigeno, e le vene, sangue povero d' ossigeno. Tuttavia, le arterie polmonari trasportano sangue povero di ossigeno dal cuore ai polmoni, e 4 vene polmonari che portano il sangue appena ossigenato dai polmoni al cuore. Il cuore ha 2 cavità principali; l'atrio che riceve il sangue dalle vene, e il ventricolo, che pompa il sangue verso le branchie attraverso le grosse arterie. Le grandi arterie si ramificano in arteriose, piccoli vasi che danno origine ai capillari. Le reti dei capillari sono chiamate letti capillari. Essi permettono lo scambio chimico tra il sangue e il liquido interstiziale. I capillari si riuniscono nelle venule.



3. L' evoluzione dell'apparato cardiovascolare nei vertebrati.



Quando i vertebrati acquatici arrivarono sulla terra i loro apparati ebbero importanti cambiamenti. Uno fu il passaggio dalla respirazione branchiale a quella polmonare. Il pesce ha una circolazione del sangue definito singolo. Il suo cuore pompa e riceve sangue povero di ossigeno. Il sangue attraversa il letto capillare delle branchie, dove assorbe ossigeno. Il sangue viene aiutato dal movimento del pesce. Il cuore dei mammiferi ha 4 cavità: 2 atri e 2 ventricoli. I vertebrati terrestri hanno una circolazione doppia invece di una singola. La circolazione polmonare che mette in comunicazione il cuore con il tessuto polmonare in cui avvengono gli scambi gassosi, e la circolazione sistemica, che trasporta il sangue dal cuore al resto del corpo e poi di nuovo al cuore. Così, la parte destra del cuore è attraversata dal sangue povero (deossigenato). Questo sangue viene pompato nei capillari polmonari. Il lato sinistro del cuore pompa invece sangue ricco di ossigeno. Esso entra nei capillari sistemici, e dopo essere stato ossigenato ritorna nel cuore. Successivamente il sangue attraversa i capillari sistemici. In questo modo la temperatura del corpo rimane costante. Il passaggio dalle branchie ai polmoni fu quindi una innovazione.



4. L' apparato cardiovascolare dei mammiferi.



Il cuore umano è costruito con un tessuto muscolare cardiaco. Gli atri ricevono il sangue e lo spingono verso i ventricoli. Questi hanno una parete sottile rispetto ai ventricoli. I ventricoli pompano il sangue verso tutti gli altri organi del corpo e quindi hanno una parete più spessa. Il ventricolo destro pompa il sangue attraverso 2 arterie polmonari. Nei capillari dei polmoni si libera CO2 e si assorbe O2. Il sangue ricco di ossigeno ritorna nell' atrio sinistro mediante le vene polmonari (in realtà sono 2 per ciascun polmone). Il sangue ricco di ossigeno passa poi dall' atrio sinistro al ventricolo sinistro. Le pareti del ventricolo sinistro sono più grosse di quelle del ventricolo destro. Dal ventricolo sinistro si passa all' aorta. Essa ha un diametro di 2,5 cm. Da qui si ramificano grosse arterie che si dirigono verso la parte superiore e inferiore del corpo. Dalle arterie si passa alle arteriose, nei capillari, nelle venule, per finire nelle vene. Dalla vena cava superiore arriva il sangue deossignato, e la stessa cosa avviene nella vena cava inferiore. Queste passano dall' atrio destro e infine al ventricolo destro.



5. La struttura dei vasi sanguigni è perfettamente adattata alle loro funzioni.



Grazie ai capillari avvengono gli scambi di materiale tra il sangue e le cellule dei tessuti. Esse sono formate da uno singolo strato di cellule epiteliali, avvolto da una sottile membrana basale. L' interno dei capillari è liscio e aiuta lo scorrimento delle cellule ematiche. Vene e arterie sono formate dallo stesso epitelio dei capillari, ma rinforzate da altri 2 strati di tessuto, più spessi nelle arterie che nelle vene. Esse possono dilatarsi. O restringersi. Lo strato esterno di tessuto connettivo è elastico e permette ai vasi di dilatarsi. Molte vene possiedono valvole che fanno scorrere il sangue in un'unica direzione.



6. Il cuore si contrae e si rilassa ritmicamente.



L' alternarsi delle contrazioni e dei rilassamenti del cuore costituisce il ciclo cardiaco. Quando il cuore è rilassato durante la fase diastole il sangue fluisce dentro a tutte quattro le sue cavità. Il sangue entra nell' atrio destro attraverso le vene cave e nell' atrio sinistro attraverso le vene polmonari. Durante la diastole che dura 0,4 secondi le valvole atrioventricolari sono aperte. Inoltre, la sistole, che dura 0,1 secondi contrae gli atri che riempiono i ventricoli di sangue. Questo è l' unico momento dove gli atri si contraggono poi si contraggono i ventricoli per 0,3 secondi. Così facendo si chiudono le valvoleatrioventricolari e si aprono quelle semilunari. Ecco che quindi il sangue povero di ossigeno viene spinto verso i polmoni attraverso l' arteria polmonare e il sangue ricco di ossigeno va in tutto il corpo tramite l' aorta. Il sangue entra negli atri anche durante la sistole. La quantità di sangue al minuto che il ventricolo sinistro pompa dentro la aorta è detta gittata cardiaca. Le frequenza cardiaca misura i battiti al minuto. Il battito del cuore è composto da 2 colpi. Il primo è dovuto alla contrazione dei ventricoli e alla spinta del sangue contro le valvole atrioventricolari, mentre il secondo colpo proviene dalla spinta del sangue contro le valvole semilunari.



7. Il nodo senoatriale determina il ritmo del battito cardiaco.



Il battito cardiaco viene fatto dai muscoli cardiaci che formano le pareti degli atri e dei ventricoli. Una regione specializzata del tessuto muscolare cardiaco detta nodo senoatriale (SA), o pacemaker, mantiene il ritmo di pompaggio del cuore determinando la frequenza con cui esso si contrae. Esso genera impulsi che si diffondono rapidamente attraverso entrambi gli atri facendoli contrarre all' unisono e si trasmettono anche al nodoatrioventricolare (AV). Qui gli impulsi vengono ritardati di 0,1 secondi prima di passare nei ventricoli cosicché gli atri si contraggino per primi e si svuotino completamente prima della contrazione dei ventricoli. Fibre muscolari specializzate trasmettono gli impulsi dal nodo atrioventricolare ai muscoli cardiaci dei ventricoli e danno origine alle violente contrazioni che spingono il sangue dal cuore ai polmoni (dal ventricolo destro) e all' aorta (dal ventricolo sinistro). Il ritmo è quindi dato dal cuore stesso. Alcune volte è necessario il pacemaker artificiale. Essi emettono segnali elettrici che inducono una contrazione regolare della muscolatura cardiaca. Tuttavia, anche il sistema nervoso centrale esercita la sua influenza. Nel caso di uno sforzo i centri cardiovascolari del nostro encefalo inviano empulsi nervosi, sia al nodo senoatriale e a quello ventricolare. Il contrario succede quando si dorme o quando si è depressi. Ecco che il battito diminuisce.



8. Il sangue esercita una pressione sulle pareti dei vasi.



La pressione sanguigna corrisponde alla forza che il sangue esercita sulle pareti dei vasi sanguigni. Essa è la forza che spinge il sangue dal cuore ai letti capillari. Infatti, quando i ventricoli si contraggono, il sangue viene convogliato nelle arterie più velocemente che nelle arteriole. Ciò dilata le pareti delle arterie. La pulsazione è la dilatazione ritmica delle arterie causata dalla pressione del sangue spinto nelle arterie. La pressione sanguigna dipende anche dalla gittata sanguigna (volume di sangue al minuto che il ventricolo sinistro pompa nell'aorta) e anche dalla resistenza al flusso sanguigno operato dai vasi. Infatti la pressione e la velocità del sangue sono più veloci vicino al cuore. Si ha un calo brusco quando il sangue entra nelle arteriole, a causa della resistenza del flusso sanguigno provocato dall'atrito tra il sangue e le pareti interne delle arteriole. Questo anche perché le arteriole sono tante e molto piccole. Si sente la pulsazione solamente nelle arterie, perché nelle arteriole non ci sono più valori elevati di pressione. Inoltre, l'ampiezza di tutti i lumi di un gruppo di arteriole è maggiore dell'ampiezza dell'arteria che porta il sangue. Se ci fosse un'arteriola per ogni arteria, il sangue andrebbe più velocemente, ma dato che sono tante, la velocità del sangue diminuisce. Questo causa un flusso lento nei capillari, perché è più facile uno scambio di sostanze tra sangue e liquido interstiziale. Per risalire, il sangue viene compresso dai muscoli nelle vene, cosicché, ogni qualvolta noi ci muoviamo, ecco che il sangue scorre verso il cuore e le valvole nelle vene non permettono l'andamento contromano. Infine anche la respirazione aiuta il sangue a tornare al cuore.



9. Misurando la pressione sanguigna si possono evidenziare problemi cardiovascolari.



La pressione media di una persona è 120/70 (120=pressione in mm di mercurio nella sistole, e 70= pressione in mm nella diastole). Si misura con il sfigmomanometro. Si misura prima quella sistolica, poi quella diastolica. Chi ha una una pressione sanguigna sistolica sotto i 100 mmHg soffre di pressione bassa. Esiste poi l'ipertensione, dove i valori sono 140/90 mmHg. In questo caso il cuore deve pompare maggiormente e ne consegue che il muscolo cardiaco tende in genere a logorarsi. Inoltre l'epitelio può lacerarsi, cosicché si formino depositi aterosclerotici.



10. Il tessuto muscolare liscio controlla la distribuzione del sangue.



Solo il 5-10% dei capillari viene effettivamente attraversato dal flusso sanguigno. Solo i capillari del cervello e cuore sono completamente irrorati, mentre in altre parti del corpo il rifornimento varia da momento a momento. I meccanismi di sangue (2) dipendono dal tessuto muscolare liscio. Quando le cellule muscolari della parete dell'arteria si rilassano, l'arteriola si dilata consentendo al sangue di entrare nei capillari. Poi, l'arteriola si restringe facendo diminuire il flusso sanguigno. Il secondo meccanismo di controllo, dove esiste un capillare chiamato metarteriola, attraverso cui il sangue scorre dall'arteriola alla venula. Esso è sempre aperto. Il passaggio di sangue in questi capillari ramificati è regolato da anelli di tessuto muscolare liscio detti sfinteri precapillari. Il sangue può solo scorrere quando i sfinteri precapillari sono aperti, mentre non scorre quando sono chiusi. Ecco che molti capillari della parete del tubo digerente sono aperti quando v'è cibo da digerire, mentre in un intenso sforzo fisico esse sono chiuse per convogliare in abbondanza il sangue verso i muscoli schelettrici.



11. Numerose sostanze riescono a passare attraverso le pareti dei capillari.



I capillari sono così sottili, che alcune sostanze riescono a passare nel liquido interstiziale. La parete del capillare è formata da cellule epitaliali che circondano il lume contenente il sangue. Alcune sostanze diffondono semplicemente attraverso le cellule epiteliali o sono trasportate attraverso queste cellule per endocitosi, racchiuse in vescicole. Inoltre, poiché la parete capillare presenta strette fessure tra le cellule epiteliali, l'acqua e alcuni soluti possono transitare liberamente, mentre le cellule ematiche e le proteine rimangono dentro il capillare. Vi è poi la forza attiva che spinge le sostanze all'interno e all'esterno del capillare, come la pressione sanguigna, che tende a spingere il liquido fuori dal lume capillare, mentre esiste la forza osmotica, la quale tende a spingere le sostante all'interno dei capillari. Questo avviene perché il sangue ha una concentrazione di soluto maggiore di quella del liquido inerstiziale a causa delle proteine. All'estremità del capillare vicino all'arteriola, dato che la pressione è alta, il sangue tende a uscire maggiormente che non ad entrare. Presso l'estremità del capillare collegata alla venula la situazione è opposta, perché la pressione diminuisce e la pressione osmotica ha il sopravvento. Così, il 99% del sangue che esce presso l'estremità capillare vicino all'arteriola, viene riassorbito dall'estremità capillare vicino alla venula.



12. Il sangue è costituito da cellule in sospensione nel plasma.



In una persona l'apparato circolatorio contiene 4-6 litri di sangue. Esso è formato da diversi tipi di elementi cellulari che sono in sospensione nel plasma. Quando si preleva il sangue, si può separare il 45% degli elementi cellulari con una centrifuga. Le piastrine sono frammenti di citoplasma provenienti da grosse cellule del midollo osseo. Il plasma è formato dal 90% di acqua e il restante da sali in soluzione e proteine. I sali sono discolti sotto forma di ioni inorganici. Hanno il compito di mantenere l'equilibrio osmotico tra il sangue e il liquido interstiziale e tenere il ph intorno al 7,4. Questo lo fanno anche le proteine plasmatiche. Per esempio, la proteina fibrinogeno collabora con le piastrine per la coagulazione, mentre le immunoglobuline sono importanti per la difesa del corpo.



13. I globuli rossi trasportano ossigeno.



I globuli rossi chiamati anche eritrociti sono le cellule più numerose, con circa 25 mila miliardi di queste e non possiedono il nucleo e i mitocondri, poiché hanno eslusivamente il compito di trasportare ossigeno, quindi sono più piccoli dei globuli bianchi ma hanno una grande superficie per gli scambi gassosi. Un eritrocita contiene 250 milioni di molecole di emoglobina; quando passano nei letti capillari dei polmoni, ricevono l'ossigeno che si lega con un atomo di ferro. I globuli rossi si formano nel midollo osseo; quando i tessuti non ricevono abbastanza ossigeno, i reni secernono un ormone chiamato eritropoietina che stimola il midollo osseo a produrre più globuli rossi; viceversa, se i tessuti ricevono più ossigeno di quanto ne sia necessario, i reni bloccano la produzione dell'ormone e la produzione di eritrociti rallenta. Il loro ciclo vitale dura 3-4 mesi, alla fine dei quali vengono demoliti nella milza, dove vengono riciclati, estaendone la maggior parte del ferro e dell'emoglobina per ulteriori utilizzi. Quando il corpo produce un numero insufficiente di globuli rossi o di emoglobina, allora si è dinnanzi ad una patologia chiamata anemia, che comporta stanchezza e depressione.



La causa più comune è la mancanza di ferro; alternativamente le cause possono essere: eccessiva perdita di sangue, carenza di vitamine e sostanze minerali, ed infine un tumore al midollo osseo.



14. I globuli bianchi servono a difendere il corpo.



Vi sono cinque tipi di globuli bianchi, o leucociti. Sono cinque per la diversa colorazione che assumono o per la forma dei nuclei. Essi hanno il compito di combattere infezioni e impedire la crescita delle cellule cancerose. I basofili intervengono contro le infezioni liberando sostanze chimiche, per esempio l'istamina. Vi sono poi i neutrofili e i monociti. Essi sono chiamati fagociti in quanto mangiano i batteri e le proteine estranee. Poi ci sono i eosinofili. Sono anche fagocitari e combattono infezioni provocate da protozoi e da vermi parassiti, ma anche per attenuare gli attacchi allergici. Infine esistono i linfociti, che producono anticorpi, oppure combattono i virus e le cellule cancerose. Si muovono normalmente nel liquido interstiziale. Essi si creano anche nel midollo osseo.



15. La coagulazione blocca la fuoriuscita di sangue dei vasi sanguigni danneggiati.



Le sostanze addette all'autocicatrizzazione sono le piastrine e la proteina plasmatica fibrinogeno. Essi sono sempre presenti nel sangue. Quando l'epitelio si danneggia, le piastrine entrano in azione, aderiscono al tessuto e liberano una sostanza che rende adesive le altre piastrine. Esse bloccano la fuoriuscita di sangue. Quando però la ferita è grave, allora si innesca una complessa catena di reazioni che termina con la formazione di un coagulo di fibrina. Ecco che i fattori di coagulazione liberati dalle piastrine e dalle cellule danneggiate si mescolano nel plasma con altri fattori. Questa unione attiva una proteina detta protrombina e la trasforma nell'enzima trombina. La trombina converte poi il fibrinogeno in una proteina filiforme chiamata fibrina. Ecco che i filamenti di fibrina intrappolano le cellule del sangue chiudendo ermeticamente il vaso danneggiato. Nel caso di una malattia ereditaria chiamata emofilia si può verificare un'emorragia, a causa di un minimo difetto del meccanismo di coagulazione. Invece quando il sangue si coagula in assenza di ferite, nasce un trombo che può fare un'attacco di cuore.





Il liquido interstiziale [modifica]

Tutte le cellule sono immerse nel liquido interstiziale. Esso ha il compito di permettere gli scambi tra il sangue e le cellule del nostro corpo. È composto da acqua, in cui sono immersi proteine, grassi provenienti dall'intestino, sali minerali e da corpuscoli, i leucociti. Il liquido, nei capillari, entra in contatto con le cellule e con esse scambia le sostanze: nutrimento e ossigeno passano dal liquido interstiziale alle cellule e viceversa con le sostanze di rifiuto. Completato lo scambio, una parte del liquido va nei capillari venosi e un'altra parte va nei capillari linfatici, nei quali prende il nome di linfa. I capillari si riuniscono in vasi linfatici. I vasi portano in due vene all'altezza del collo la linfa, permettendone il riutilizzo. La linfa si muove grazie a delle contrazioni muscolari. Se ciò non accadesse ecco si raccoglierebbe, provocando un rigonfiamento, l'edema. Lungo i vasi linfatici si trovano i linfonodi che filtrano la linfa.





Patologia [modifica]

Aneurisma (Dal latino tardo aneurýsma, dal greco anéurysma “dilatazione”, derivato di eurýs “largo”), dilatazione congenita o patologica permanente della parete arteriosa. La rottura di un aneurisma causa danni al cervello dovuti alla penetrazione del sangue nei tessuti e alla riduzione del flusso ematico cerebrale oltre il punto di rottura.

Angina pectoris (Loc. latino propr. “angina del petto”, dal latino angīna(m) derivato di angĕre “stringere”), sindrome dolorosa, causata da diminuzione transitoria del flusso di sangue e, quindi, di ossigeno nel tessuto muscolare del cuore. Può essere provocata sia da uno stato protratto di contrazione delle arterie coronarie, sia dalla presenza nelle stesse di restringimenti del lume dei vasi (stenosi). Colpisce prevalentemente le persone di mezza età e anziane. Gli attacchi durano in genere alcuni minuti e possono essere causati da stress emotivo o da attività fisiche che richiedono un aumento dell'apporto di sangue al cuore. Per migliorare la circolazione coronarica è possibile trattare i pazienti con farmaci che dilatano i vasi sanguigni, oppure, nei casi di maggiore gravità, sottoporli a interventi chirurgici. Gli attacchi di angina di per sé non provocano danni, ma possono costituire un segnale che precede un attacco cardiaco.

Arteriosclerosi (Composto di artero, dal latino arterĭa(m), sclerosi, dal greco tardo sklērōsis “indurimento”), una delle malattie degenerative più frequenti, soprattutto negli anziani, che consiste nell'indurimento e nella perdita di elasticità dei vasi. Tra le cause vi è l'aterosclerosi, un'alterazione delle pareti dei vasi, dovuta all'accumulo di sostanze grasse; a causa di questi depositi il lume dei vasi si riduce, insieme al flusso di sangue che passa attraverso di essi.

Infarto (Dal latino infărtu(m) participio passato di infarcīre “infarcire”), necrosi di un tessuto in un organo per arresto del flusso sanguigno arterioso.

Ipertensione (Composto di iper-tensione, dal latino tensiōne(m) derivato di tendĕre “tendere”), pressione del sangue costantemente superiore alla norma, che comporta un rischio elevato di ischemia cerebrale e di infarto cardiaco. Esistono due forme fondamentali di ipertensione: quella essenziale o primaria, di cui non sono note cause specifiche, e quella secondaria, che insorge come conseguenza di qualche altra patologia preesistente, come malattie dei reni e problemi ormonali. Può essere causata da molti fattori diversi, come una predisposizione genetica, il sovrappeso, un eccesso di sodio o una carenza di potassio nella dieta, l'assunzione di bevande alcoliche in quantità eccessive, una vita sedentaria e stress psicologico. Un individuo viene definito iperteso quando la sua pressione arteriosa sistolica (massima) è superiore a 160 mmHg e quella diastolica (minima) è superiore a 95 mmHg. La terapia contempla misure preventive quali lo svolgimento di un'attività fisica e una dieta apposita a ridotto contenuto di sale e alcol.

Ischemia (Dal greco íschien “tenere, trattenere” Ictus, Dal latino īctus “colpo, battuta” derivato di icĕre “colpire”), diminuzione o soppressione della circolazione sanguigna in una parte dell'organismo. Diventa ictus nel momento in cui interessa i vasi sanguigni cerebrali. Alcuni tessuti del cervello sono molto sensibili alla sospensione dell'irrorazione sanguigna e il loro rapido deterioramento può causare paralisi degli arti o degli organi controllati dall'area cerebrale colpita. Il trattamento è essenzialmente preventivo e consiste in un rigoroso controllo della dieta (in particolare dell'apporto alimentare di grassi saturi), nell'esercizio fisico e, talvolta, nella somministrazione di anticoagulanti.

Leucemia (Composto di leuco, dal greco leukós “bianco”, -emia) termine generico con cui si indica un gruppo di malattie caratterizzate dalla proliferazione anomala dei globuli bianchi nel midollo osseo, nella milza e nei linfonodi; una volta raggiunto l'apparato circolatorio, invadono altri organi. Le cause non sono conosciute con precisione, ma si ritiene che esse derivino da vari fattori, in particolare difetti del patrimonio genetico o azione di virus. Le leucemie sono classificate in acute e croniche e vengono affrontate utilizzando sia la radioterapia sia la chemioterapia, associate a trasfusioni di sangue e antibiotici, che limitano l'insorgenza di complicazioni di tipo infettivo. Il trapianto di midollo osseo è una cura ormai abbastanza diffusa che, tuttavia, è praticabile soltanto in casi particolari.

Trombosi (Dal latino thrómbōsis, derivato di thrómbos “grumo, trombo”) blocco parziale o totale di un vaso sanguigno da parte di un trombo, un ammasso di elementi corpuscolati del sangue come globuli rossi e piastrine. Quando la trombosi si verifica in un'arteria coronaria (trombosi coronarica), può causare infarto cardiaco; se colpisce l'arteria carotide, causa un minore apporto di ossigeno al cervello e determina la trombosi cerebrale. Quando un trombo si stacca dalla parete del vaso ed entra in circolo si verifica un'embolia. La cura può avvenire con farmaci anticoagulanti e con enzimi che li sciolgono.

Varicocele (Composto di varice, dal latino varice(m), -cele, dal greco kēlē “gonfiore, tumore”) varice, cioè dilatazione, dei vasi del cordone spermatico. La terapia utilizzata è chirurgica.
2008-01-19 12:31:28 UTC
http://it.wikipedia.org/wiki/Apparato_circolatorio

qui c'è tutto!!
2008-01-19 12:28:39 UTC
http://it.wikipedia.org/wiki/Apparato_circolatorio

http://www.clubdascanio.com/apparato_circolatorio.html

http://it.encarta.msn.com/encyclopedia_761566878/Apparato_circolatorio.html



fiore se gli davi il link facevi prima...

spero che questi ti possano aiutare
Rizia
2008-01-19 12:27:52 UTC
L'apparato circolatorio è un sistema di vasi che, in molti animali, contiene un liquido che raccoglie e distribuisce sostanze. Può essere aperto, se comunica col celoma con cui condivide il liquido, o chiuso se il liquido non ne esce mai.
2008-01-19 19:17:53 UTC
L'apparato circolatorio è un sistema di vasi che, in molti animali, contiene un liquido che raccoglie e distribuisce sostanze. Può essere aperto, se comunica col celoma con cui condivide il liquido, o chiuso se il liquido non ne esce mai.



L'apparato è diviso in:



apparato circolatorio sanguigno (trasporta il sangue)

apparato circolatorio linfatico (trasporta la linfa)

vasi sanguigni sono organi cavi al cui interno scorre il sangue. Si distinguono in arterie, vene e capillari. Le arterie sono gli unici vasi a possedere una considerevole pressione sanguigna al loro interno che diminuisce mano a mano che il sangue si allontana dal cuore. Questo avviene a causa dell'aumento del volume di sangue contenuto nei capillari rispetto che nell'aorta; affinché la portata resti costante, la velocità e quindi la pressione sanguigna devono diminuire. Le arterie e le vene sono costituite da tre strati concentrici dette tonaca intima, media ed avventizia, i capillari invece possiedono una struttura peculiare. Le arterie si dividono in arterie elastiche con calibro compreso tra 3cm e 7mm, arterie muscolari con calibro compreso tra 7mm e 1mm e in arteriole con calibro compreso tra 1mm e 10μm. Le vene si dividono in vene di piccolo calibro o venule con diametro compreso tra 10μm e 1mm, vene di calibro medio o vene recettive con calibro tra 1mm e 7mm e vene di grosso calibro o vene propulsive con calibro tra 7mm e 3cm. I capillari hanno calibro compreso tra un massimo di 20μm (nelle radici dei denti) e un minimo di 5μm (nella retina). Si dividono inoltre in capillari continui, fenestrati e sinusoidi, a seconda della loro permeabilità.



Struttura interna

Sezionando il cuore in modo frontale appaiono 4 cavità, due a sinistra e due a destra. Si vede un setto e si nota che un comparto è molto più spesso degli altri.





Atrio destro

La cavità in alto a destra, è chiamata atrio destro ed ha pareti sottili. Riceve il sangue dalla vena cava inferiore (che s’immette dal basso a destra) proveniente dalla regione sottodiaframmatica, dalla vena cava superiore (che s’immette dall'alto al centro) proveniente dalla regione sovradiaframmatica e dal seno coronario (che s’immette da sinistra al centro), proveniente dal miocardio. Il sangue scende per gravità nella camera sottostante (ventricolo destro), dopodiché interviene la sistole atriale che invia nel ventricolo fino all'ultima goccia di sangue. Tra seno coronario ed atrio destro c’è la valvola di Tebesio, mentre tra atrio e ventricolo, c’è la valvola tricuspide, così detta perché è formata da tre fasci fibrosi (le cuspidi: anteriore, posteriore e settale). Nell'atrio destro (vicino all'orifizio della vena cava inferiore) è anche presente una cicatrice, quella dovuta alla chiusura del foro di Botallo, che fa comunicare gli atri, durante la vita intrauterina.





Atrio sinistro

La cavità in alto a sinistra è chiamata atrio sinistro. È una cavità con pareti piuttosto sottili. Riceve sangue ossigenato dai polmoni e lo invia nel ventricolo sinistro; il sangue scende per gravità, ma poi la sistole atriale spreme l'atrio e lo svuota completamente. Nell'atrio sinistro s’immettono 4 vene (le vene polmonari, 2 per polmone) che portano al cuore il sangue ossigenato dai polmoni (quindi arterioso); queste sono chiamate vene anche se trasportano sangue arterioso, perché, per convenzione, ogni vaso che porta sangue al cuore è chiamato vena. Le 4 vene polmonari s’immettono nell'atrio singolarmente, determinando 4 orifizi: 1 in alto a destra, 1 in alto a sinistra, 1 al centro a sinistra ed 1 al centro a destra. Inoltre, anche qui è presente la cicatrice del foro di Botallo (fossa ovale). Gli orifizi venosi sono privi di valvole, mentre è presente una valvola con due fasci fibrosi chiamata bicuspide oppure mitrale, perché presenta due cuspidi (anteriore e posteriore).





Ventricolo destro

È l'ampia cavità della parte inferiore destra; appoggia sulla faccia anteriore del diaframma. Riceve il sangue dall'atrio destro e lo invia, con la sistole ventricolare, all'arteria polmonare, affinché sia condotto ai polmoni per ossigenarsi e scartare l'anidride carbonica. La chiusura della valvola tricuspide (inizio della sistole) costituisce il primo tono cardiaco (“tum”), un suono cupo e lungo. La chiusura della valvola semilunare polmonare (tra ventricolo e arteria polmonare, che possiede tre cuspidi semilunari: destra, sinistra ed anteriore) è il secondo tono cardiaco (“ta”), è più breve, secco e chiaro e segna anche la fine della sistole ventricolare. La sistole ventricolare è potente e la pressione del sangue è piuttosto alta (circa 40 mmHg); sufficiente per sfondare la tricuspide (perché agisce dal lato opposto). Ma la valvola non si sfonda perché dalla parete del ventricolo si erigono tre papille muscolari, che sono punto d'attacco di tre fasci fibrosi ultra-resistenti (corde tendinee) che reggono la tricuspide e l'aiutano ad aprirsi e, soprattutto a chiudersi ed a restar chiusa. La semilunare polmonare si apre per la pressione del sangue, per cui, non ha bisogno di corde che la tengono. La parte del ventricolo in cui è posizionata la semilunare polmonare, si chiama infundibolo. Se le valvole non funzionano bene, producono un diverso tono, che può essere percepito con il fonendoscopio.





Ventricolo sinistro [modifica]

È la cavità più grossa e più potente del cuore. È situata nella porzione in basso a sinistra ed è vicinissima al polmone sinistro, dal quale è separato solo dal pericardio e dalla pleura. Riceve il sangue ossigenato dall'atrio sinistro, mediante la valvola bicuspide o mitrale, e lo invia, mediante la sistole (7 volte più potente del ventricolo destro), nell'aorta, poiché raggiunga tutto il corpo, miocardio compreso. Tra il ventricolo e l'aorta è interposta una valvola semilunare: la valvola semilunare aortica (che possiede tre cuspidi semilunari: destra, sinistra e posteriore). La contrazione del ventricolo è potentissima pertanto la mitrale deve essere tenuta in sede, atrimenti sarebbe sfondata. A questo scopo ci sono due fasci fibrosi, più grossi di quelli del ventricolo destro, sostenuti da 2 grosse papille muscolari, più grosse di quelle del ventricolo destro, che si ergono dalla parete del cuore. Anche in questa parte del cuore ci sono due toni cardiaci: il primo (“tum”) è la chiusura della valvola mitrale, il secondo (“ta”) è la chiusura della valvola aortica. Anche in questo lato, se le valvole non funzionano bene, producono un diverso tono, che può essere percepito con fonendoscopio.





Circolazione [modifica]

La circolazione che porta il sangue venoso dal cuore ai polmoni si chiama circolazione polmonare o piccola circolazione mentre quella che porta il sangue dal cuore a tutto il corpo (miocardio incluso) è chiamata circolazione sistemica oppure grande circolazione. La prima inizia nel ventricolo destro, passa per il tronco polmonare, raggiunge gli alveoli, scambia i gas e finisce la corsa nell'atrio sinistro, attraverso le 4 vene polmonari. La seconda inizia nel ventricolo sinistro, passa nell'aorta e suoi rami e raggiunge tutto il corpo, scambia i gas e i soluti e finisce la corsa nell'atrio destro, attraverso la vena cava superiore, la vena cava inferiore ed il seno coronario
2008-01-19 12:49:07 UTC
vai su wikipedia
Michela V
2008-01-19 12:29:16 UTC
http://it.wikipedia.org/wiki/Apparato_circolatorio



guarda qui è ben definita



kis skiss michela
Michi
2008-01-19 12:27:54 UTC
http://it.wikipedia.org/wiki/Apparato_circolatorio

http://www.clubdascanio.com/apparato_circolatorio.html



questi ti aiutano forse
ριккσℓα.ιo!
2008-01-19 12:29:13 UTC
L'apparato cardiovascolare è formato da organi cavi di tipo vascolare:



Cuore, “muscolo" che rilassandosi (diastole) e contraendosi (sistole), dà la spinta al sangue

Vasi sanguigni, conducono il sangue

Arterie (conducono il sangue dal cuore ai tessuti)

Vene (conducono il sangue dai tessuti al cuore)

Capillari (permettono gli scambi sangue/tessuti/sangue)

Una delle caratteristiche più sorprendenti del sistema circolatorio dei vertebrati è il letto capillare, una fitta rete che collega il circuito arterioso e quello venoso della circolazione. Il lato arterioso di ciascun letto capillare porta il sangue fresco via dal cuore, verso i capillari. Il sangue povero di ossigeno continua poi a muoversi attraverso il letto verso il lato venoso.





Istologia dei vasi sanguigni [modifica]

I vasi sanguigni sono organi cavi al cui interno scorre il sangue. Si distinguono in arterie, vene e capillari. Le arterie sono gli unici vasi a possedere una considerevole pressione sanguigna al loro interno che diminuisce mano a mano che il sangue si allontana dal cuore. Questo avviene a causa dell'aumento del volume di sangue contenuto nei capillari rispetto che nell'aorta; affinché la portata resti costante, la velocità e quindi la pressione sanguigna devono diminuire. Le arterie e le vene sono costituite da tre strati concentrici dette tonaca intima, media ed avventizia, i capillari invece possiedono una struttura peculiare. Le arterie si dividono in arterie elastiche con calibro compreso tra 3cm e 7mm, arterie muscolari con calibro compreso tra 7mm e 1mm e in arteriole con calibro compreso tra 1mm e 10μm. Le vene si dividono in vene di piccolo calibro o venule con diametro compreso tra 10μm e 1mm, vene di calibro medio o vene recettive con calibro tra 1mm e 7mm e vene di grosso calibro o vene propulsive con calibro tra 7mm e 3cm. I capillari hanno calibro compreso tra un massimo di 20μm (nelle radici dei denti) e un minimo di 5μm (nella retina). Si dividono inoltre in capillari continui, fenestrati e sinusoidi, a seconda della loro permeabilità.





Tonaca intima [modifica]

La tonaca intima delle arterie e delle vene è piuttosto simile, sebbene nelle arterie sia presente una maggiore percentuale di fibre elastiche, sostituita nelle vene da fibre di collagene. A contatto con il sangue è presente un epitelio specializzato, l'endotelio, sorretto dalla propria lamina basale. Superficialmente a questo si trova una copertura di robuste fibre di collagene e proteoglicani ed elastina, ricoperta dalla lamina elastica interna, costituita da fibre elastiche (più sottile nelle vene).





Tonaca media [modifica]

La tonaca media si differenzia molto tra arterie e vene. nelle arterie, maggiormente nelle più grosse è presente una spessa copertura di fibre muscolari lisce a disposizione circolare o spirale che nelle arterie più grosse può essere costituita anche da 50 strati uniformi. tra questi miociti lisci è presente una struttura di fibre di collagene, tipica delle matrici extracellulari. Nelle vene invece la struttura muscolare è quasi del tutto assente e non si viene a formare una disposizione spirale o circolare di miociti lisci, ma esiste tuttavia la struttura di collagene, con povere fibre elastiche, il che da alla vena molta meno elasticità e le impedisce di pulsare come le arterie. Superficialmente alla tonaca media esiste una lamina elastica esterna, di dimensioni minori nelle vene.





Tonaca avventizia [modifica]

La tonaca avventizia è costituita da connettivo posto oltre la lamina elastica esterna ed è piuttosto simile in arterie e vene. Vi sono presenti alcuni vasi detti vasa vasorum per la vascolarizzazione dell'arteria o della vena stessa e, nelle arterie, ramuscoli ortosimpatici, per l'innervazione dei miociti lisci al fine di produrre la vasocostrizione che aumenta la pressione sanguigna.





Istologia dei capillari sanguigni [modifica]

I capillari sono strutture peculiari che fanno da tramite tra le vene e le arterie, oppure, nei sistemi portali, tra due arterie o tra due vene. Il volume totale del sangue contenuto nei capillari è maggiore di quello contenuto nell'arteria precedente o nella vena successiva, e ciò fa sì che il sangue circoli più lentamente nei capillari che altrove, poiché diminuisce la pressione sanguigna. In condizioni di riposo la maggior parte dei capillari sanguigni è chiusa, e viene aperta solo in condizioni di sforzo. La chiusura dei capillari avviene attraverso l'apertura delle numerose anastomosi arterovenose presenti a livello delle arteriole e delle venule, che limita l'apporto ematico a regioni corporee poco utilizzate. Queste operazione sono indotte dal sistema nervoso simpatico. I capillari sanguigni si distinguono, come già detto, in continui, fenestrati e sinusoidi.





Capillari continui [modifica]

I capillari continui sono i meno permeabili; sono formati da una sola cellula endoteliale che forma il canale, da una lamina basale, unitaria o fenestrata e talvolta da periciti, cellule specializzate che si dispongono intorno alle cellule endoteliali per rinforzarle. Possono essere presenti anche dei macrofagi di guardia.





Capillari fenestrati [modifica]

I capillari fenestrati sono più permeabili dei capillari continui in quanto il canale formato dalle cellule endoteliali non è sempre continuo e possono esistere dei fori o fenestrature con il diamtro di circa 20nm, sufficientemente grandi da far passare acqua e metaboliti, ma sufficientemente piccoli ca impedire la fuoriuscita delle emazie. La lamina basale è spesso interrotta e sono comunque presenti alcuni macrofagi.





Sinusoidi [modifica]

I sinusoidi sono in assoluto i capillari più permeabili. Si trovano in pochi organi, come nel fegato, e con la loro struttura peculiare riescono a far permeare molti metaboliti al fegato deve saranno convertiti e/o immagazzinati





Cuore [modifica]

Il cuore è un organo cavo che con le contrazioni dei suoi potenti muscoli (sistole) spinge il sangue nei vasi. È situato nel mediastino intermedio, tra i due polmoni.



Ha una forma pressoché conica che presenta una base superiore allungata e una “punta” (apice) rivolta verso sinistra. La base è inclinata verso le vertebre e così come la faccia sinistra.





Struttura esterna [modifica]

Il cuore è costituito da tre tonache dall'interno all'esterno: endocardio (con le stesse funzioni e stessa struttura dell'endotelio), miocardio (muscolo ibrido tra liscio e striato: ha la capacità di contrarsi ritmicamente, ma involontariamente. È formato da cellule con le proteine contrattili semi-organizzate - più organizzate dei muscoli lisci, ma meno di quelli striati. Le cellule sono lunghe 100–500 micron ed hanno un diametro di 100–200 micron). Infine nello strato più esterno si trova l'epicardio (uguale alla tonaca avventizia dei vasi). Oltre ai vasi, però, il cuore possiede anche un rivestimento aggiuntivo: un sacco fibroso chiamato pericardio fibroso ed un secondo sacco chiamato foglietto parietale. Tra quest’ultimo e l'epicardio (che insieme formano il pericardio sieroso) è interposto un fluido (fluido della cavità pericardica) che permette al cuore di muoversi liberamente nel sacco. Anterosuperiormente, il cuore presenta due regioni rosate, che corrispondono alla regione atriale. Queste due regioni, dette anche auricole oppure orecchiette, non hanno una gran funzione fisiologica, anzi possono comprimere le coronarie (arterie e vene del cuore) occludendole; tuttavia, questo rischio sussiste solo se le coronarie hanno già qualche problema. Al di sotto di queste aree, si estende un tessuto rosso vivo che si dirige verso l'apice. Questa è la regione dei ventricoli. Dall'arteria aorta emerge una piccola arteria che si biforca in due rami, l'arteria coronaria destra e l'arteria coronaria di sinistra. Il corso di quella di destra segna il confine tra atrio destro e ventricolo destro. Questa arteria manda due rami verso il basso, il ramo marginale destro e l'arteria cardiaca anteriore. L'arteria coronaria di sinistra si divide in arteria circonflessa, il cui corso segna la divisione tra atrio sinistro e ventricolo sinistro, e arteria interventricolare anteriore, che segna il confine tra ventricolo sinistro e ventricolo destro. Oltre a queste produce anche altri piccoli rametti arteriosi. Arteria circonflessa ed arteria coronaria destra girano dietro al cuore e si congiungono (il loro corso segna il limite atrio-ventricolo). La seconda manda un ramo (arteria interventricolare posteriore) che segna il limite tra ventricolo sinitro e ventricolo destro. Più avanti manda un altro ramo, il ramo posteriore dell'arteria coronaria destra. Mentre l'arteria circonflessa, manda un ramo chiamato ramo marginale sinistro dell'arteria coronaria sinistra.



Tutte le vene affluiscono al seno coronario, il quale poi si immette nell'atrio destro del cuore per mandare il sangue ad ossigenarsi ai polmoni. Le coronarie che segnano il limite atrioventricolare (destra e sinistra) ed interventricolare (antertiore e posteriore) si congiungono per assicurare che, in caso di formazione di un trombo ci sia una vascolarizzazione ovunque (o quasi). In caso di formazione di più trombi, il danno è comunque attutito. All'atrio destro arrivano due grosse vene (2 cm di diametro). La vena cava inferiore sfocia nella parte bassa dell'atrio, mentre la vena cava superiore sfocia nella parte superiore. Immediatamente a sinistra di questi grossi vasi l'arco dell'aorta, il vaso più grande del corpo (2,5 cm di diametro), l'arteria che esce dal ventricolo sinistro e porta sangue a tutto il corpo, cuore e se stessa (t. muscolare e connettivo) compresi. Sotto questo arco transita il ramo destro dell'arteria polmonare, tratto dell'arteria polmonare (diametro 2 cm, emerge dal ventricolo destro), detto anche tronco polmonare, che porta il sangue al polmone destro, per ossigenarsi. L'altro ramo porta il sangue ad ossigenarsi al polmone sinistro. Dopo aver scambiato anidride carbonica per ossigeno al polmone, il sangue torna al cuore mediante 4 vene polmonari (due dal polmone destro e 2 dal sinistro) di 0,5 cm di diametro, nell'atrio sinistro. Le vene s’immettono nel cuore dal retro e le arterie sbucano dall'alto (base). Tra l'arco dell'aorta ed il sottostante ramo arterioso si tende un legamento fibroso: residuo del condotto che unisce aorta ad arteria polmonare nella vita intrauterina (dotto arterioso di Botallo). Sul retro dell'atrio destro c’è una massa di tessuto specializzato nel “dare il tempo” al cuore, cioè generarne lo stimolo motore (nodo di Keith-Flack o senoatriale). Sul retro della zona tra atrio e ventricolo, c’è il tessuto di riserva, meno potente del nodo di Keith-Flack (nodo atrio-ventricolare o di Aschoff-Tawara).





Struttura interna [modifica]

Sezionando il cuore in modo frontale appaiono 4 cavità, due a sinistra e due a destra. Si vede un setto e si nota che un comparto è molto più spesso degli altri.





Atrio destro [modifica]

La cavità in alto a destra, è chiamata atrio destro ed ha pareti sottili. Riceve il sangue dalla vena cava inferiore (che s’immette dal basso a destra) proveniente dalla regione sottodiaframmatica, dalla vena cava superiore (che s’immette dall'alto al centro) proveniente dalla regione sovradiaframmatica e dal seno coronario (che s’immette da sinistra al centro), proveniente dal miocardio. Il sangue scende per gravità nella camera sottostante (ventricolo destro), dopodiché interviene la sistole atriale che invia nel ventricolo fino all'ultima goccia di sangue. Tra seno coronario ed atrio destro c’è la valvola di Tebesio, mentre tra atrio e ventricolo, c’è la valvola tricuspide, così detta perché è formata da tre fasci fibrosi (le cuspidi: anteriore, posteriore e settale). Nell'atrio destro (vicino all'orifizio della vena cava inferiore) è anche presente una cicatrice, quella dovuta alla chiusura del foro di Botallo, che fa comunicare gli atri, durante la vita intrauterina.





Atrio sinistro [modifica]

La cavità in alto a sinistra è chiamata atrio sinistro. È una cavità con pareti piuttosto sottili. Riceve sangue ossigenato dai polmoni e lo invia nel ventricolo sinistro; il sangue scende per gravità, ma poi la sistole atriale spreme l'atrio e lo svuota completamente. Nell'atrio sinistro s’immettono 4 vene (le vene polmonari, 2 per polmone) che portano al cuore il sangue ossigenato dai polmoni (quindi arterioso); queste sono chiamate vene anche se trasportano sangue arterioso, perché, per convenzione, ogni vaso che porta sangue al cuore è chiamato vena. Le 4 vene polmonari s’immettono nell'atrio singolarmente, determinando 4 orifizi: 1 in alto a destra, 1 in alto a sinistra, 1 al centro a sinistra ed 1 al centro a destra. Inoltre, anche qui è presente la cicatrice del foro di Botallo (fossa ovale). Gli orifizi venosi sono privi di valvole, mentre è presente una valvola con due fasci fibrosi chiamata bicuspide oppure mitrale, perché presenta due cuspidi (anteriore e posteriore).





Ventricolo destro [modifica]

È l'ampia cavità della parte inferiore destra; appoggia sulla faccia anteriore del diaframma. Riceve il sangue dall'atrio destro e lo invia, con la sistole ventricolare, all'arteria polmonare, affinché sia condotto ai polmoni per ossigenarsi e scartare l'anidride carbonica. La chiusura della valvola tricuspide (inizio della sistole) costituisce il primo tono cardiaco (“tum”), un suono cupo e lungo. La chiusura della valvola semilunare polmonare (tra ventricolo e arteria polmonare, che possiede tre cuspidi semilunari: destra, sinistra ed anteriore) è il secondo tono cardiaco (“ta”), è più breve, secco e chiaro e segna anche la fine della sistole ventricolare. La sistole ventricolare è potente e la pressione del sangue è piuttosto alta (circa 40 mmHg); sufficiente per sfondare la tricuspide (perché agisce dal lato opposto). Ma la valvola non si sfonda perché dalla parete del ventricolo si erigono tre papille muscolari, che sono punto d'attacco di tre fasci fibrosi ultra-resistenti (corde tendinee) che reggono la tricuspide e l'aiutano ad aprirsi e, soprattutto a chiudersi ed a restar chiusa. La semilunare polmonare si apre per la pressione del sangue, per cui, non ha bisogno di corde che la tengono. La parte del ventricolo in cui è posizionata la semilunare polmonare, si chiama infundibolo. Se le valvole non funzionano bene, producono un diverso tono, che può essere percepito con il fonendoscopio.





Ventricolo sinistro [modifica]

È la cavità più grossa e più potente del cuore. È situata nella porzione in basso a sinistra ed è vicinissima al polmone sinistro, dal quale è separato solo dal pericardio e dalla pleura. Riceve il sangue ossigenato dall'atrio sinistro, mediante la valvola bicuspide o mitrale, e lo invia, mediante la sistole (7 volte più potente del ventricolo destro), nell'aorta, poiché raggiunga tutto il corpo, miocardio compreso. Tra il ventricolo e l'aorta è interposta una valvola semilunare: la valvola semilunare aortica (che possiede tre cuspidi semilunari: destra, sinistra e posteriore). La contrazione del ventricolo è potentissima pertanto la mitrale deve essere tenuta in sede, atrimenti sarebbe sfondata. A questo scopo ci sono due fasci fibrosi, più grossi di quelli del ventricolo destro, sostenuti da 2 grosse papille muscolari, più grosse di quelle del ventricolo destro, che si ergono dalla parete del cuore. Anche in questa parte del cuore ci sono due toni cardiaci: il primo (“tum”) è la chiusura della valvola mitrale, il secondo (“ta”) è la chiusura della valvola aortica. Anche in questo lato, se le valvole non funzionano bene, producono un diverso tono, che può essere percepito con fonendoscopio.





Circolazione [modifica]

La circolazione che porta il sangue venoso dal cuore ai polmoni si chiama circolazione polmonare o piccola circolazione mentre quella che porta il sangue dal cuore a tutto il corpo (miocardio incluso) è chiamata circolazione sistemica oppure grande circolazione. La prima inizia nel ventricolo destro, passa per il tronco polmonare, raggiunge gli alveoli, scambia i gas e finisce la corsa nell'atrio sinistro, attraverso le 4 vene polmonari. La seconda inizia nel ventricolo sinistro, passa nell'aorta e suoi rami e raggiunge tutto il corpo, scambia i gas e i soluti e finisce la corsa nell'atrio destro, attraverso la vena cava superiore, la vena cava inferiore ed il seno coronario.





“Scheletro” del cuore [modifica]

Il cuore non è formato da solo muscolo ed epitelio (escludendo le fibre valvolari ed il pericardio), anche perché altrimenti i muscoli non avrebbero un'inserzione ed un'origine resistente; inoltre, le valvole non potrebbero ancorarsi all'epitelio dell'endotelio. Esiste una struttura resistente che lo sostiene come uno scheletro, solo che non è fatto di tessuto osseo, ma di tessuto conettivo denso molto resistente e ricco di fasci fibrosi. Le valvole cardiache (eccetto quella di Tebesio) sono circondate da un anello fibroso di tessuto connettivo denso dal quale si dipartono numerosi fasci fibrosi che connettono i vari anelli o tornano all'anello di partenza, formando una rete molto resistente su cui s’attaccano i muscoli e su cui s’inseriscono le cuspidi delle valvole. Gli anelli sono interconnessi da ulteriore tessuto connettivo denso (chiamato trigono fibroso). Valvola aortica e valvola semilunare polmonare sono connesse dal tendine del cono. I fasci che si tendono tra l'anello fibroso della tricuspide e quello della semilunare polmonare, quelli partono ed arrivano all'anello fibroso della tricuspide o della semilunare polmonare, sono chiamati fasci propri del ventricolo destro. I fasci che si tendono tra l'anello fibroso della bicuspide e quello della semilunare aortica, quelli che partono ed arrivano all'anello fibroso della bicuspide o della semilunare aortica, sono chiamati fasci propri del ventricolo sinistro. I fasci che si tendono tra l'anello fibroso della bicuspide e quello della semilunare pomonare, quelli che vanno dall'anello fibroso della bicuspide a quello della tricuspide, quelli tesi tra l'anello fibroso della semilunare aortica e quello della tricuspide, nonché quelli che partono dall'anello fibroso della semilunare aortica ed arrivano a quello della semilunare polmonare, passando nella faccia anteriore del cuore (quella più vicina allo sterno) sono chiamati fasci comuni anteriori. Invece i fasci con lo stesso corso, ma nella faccia posteriore del cuore (quella più vicina alla colonna vertebrale) sono detti fasci comuni posteriori. Tutti i fasci comuni anteriori s’incrociano a livello dell'apice del cuore, mentre quelli posteriori transitano tutti nella faccia diaframmatica del cuore.





Miocardio specifico [modifica]

È il 10% del tessuto cardiaco e si è differenziato in modo da perdere la capacità di contrarsi ed acquisire la capacità di depolarizzarsi (aprire canali ionici a comando in modo da variare la differenza tra cariche elettriche dentro e fuori dalla cellula o di un suo compartimento). Queste cellule producono lo stimolo motore del cuore. L'ammasso che ha questa caratteristica è situato nella parete posteriore dell'atrio destro del cuore, laddove la vena cava superiore s’immette nell'atrio destro. Questo ammasso di cellule di miocardio specifico si chiama nodo di Keith-Flack (o nodo seno-atriale), si depolarizza 70 volte al minuto ed ha la forma di un ferro di cavallo. C’è anche una struttura simile, tra atrio destro e ventricolo destro (parete posteriore), che entra in funzione qualora il nodo di Keith-Fleck non funzioni; si chiama nodo di Aschoff-Tawara oppure nodo atrioventricolare. Questa seconda struttura ha però lo svantaggio di provocare contrazioni solo 50 volte al minuto (bradicardia). Lo stimolo generato da uno dei due nodi, si propaga per strutture simili a nervi, ma fatte di miocardio specifico. Si chiama fascio di His e parte dal nodo senoatriale, si diffonde nell'atrio destro, manda un ramo al nodo di Aschoff-Tawara per comunicare se lo stimolo è già partito o meno; un altro ramo si diffonde per l'atrio destro; un ulteriore ramo attraversa il setto interatriale e raggiunge il miocardio comune dell'atrio sinistro; un altro s’immette nel setto interventricolare e poi si divide in due rami, uno va al ventricolo destro e l'altro al sinistro. In ordine crescente di presenza di fibre: atrio destro, atrio sinistro, ventricolo destro, ventricolo sinistro. Il susseguirsi di questi stimoli può essere rilevato e tracciato su carta, applicando degli elettrodi sul cuore; questo si chiama elettrocardiogramma.



Il cuore può, però, essere accelerato oppure rallentato dal SNC, mediante nervi o ormoni, e dalla % di ossigeno disponibile per la contrazione. Il X paio di nervi cranici (nervo vago), rallenta il cuore, poiché l'organismo è a riposo, e necessita di una bassa gittata cardiaca. Quando l'organismo è al lavoro, serve una gittata maggiore, che si ottiene accelerando il cuore e dilatando i vasi (per tenere costante la pressione del sangue). Questo lavoro (accelerare il cuore) è fatto dai nervi spinali del sistema ortosimpatico, dall'adrenalina o anche dalla tiroxina. Tuttavia il cuore non può battere velocissimo, quindi, se si trova in un organismo che ha esigenze di una grandissima gittata, il cuore ispessisce progressivamente per avere la potenza richiesta mantenendo una velocità di battito consona al muscolo. Si calcola che il battito massimo di una persona è la differenza tra 220 (maschi) o 215 (femmine) e la propria età.





Corso dei vasi conduttori [modifica]



Vasi arteriosi [modifica]

I vasi arteriosi hanno la caratteristica di essere molto elastici e muscolosi. Ciò è dovuto alla loro microstruttura, ricca di fibre elastiche e di cellule muscolari lisce. Le arterie sono gli unici vasi (sia sanguigni che linfatici) a possedere una elevata pressione che si aggira, in un individuo sano e in stato di riposo attorno ai 120 mmHg / 80mmHg di pressione, calcolata come differenza di pressione con l'esterno. La componente elastica aumenta l'elasticità delle arterie che se recise rimangono beanti con una forma circolare. La componente muscolare produce una continua pulsazione nelle arterie, sincrona con quella del ventricolo che fa sì che se l'arteria viene recisa in vivo, il getto di sangue che ne riesce non è continuo, ma a zampilli. Essendo gli unici vasi dotati di elevata pressione sanguigna, è molto pericoloso reciderli perché è difficile richiuderli.





Tronco e arterie polmonari [modifica]

Il tronco polmonare è l'arteria principale della piccola circolazione, e come tale trasportano sangue povero di ossigeno ai polmoni, dove verrà riossigenato. Nasce dal ventricolo destro e si porta cefalicamente e lateralmente verso sinistra, anteriormente rispetto all'aorta ascendente e al cuore. Lateralmente si trova in contatto con le pleure mediastiniche, ed è ricoperto dal pericardio fibroso. Distalmente si divide nei suoi rami terminali, le arterie polmonari destra e sinistra che sboccano dal pericardio formando una struttura pressapoco orizzontale che è ricoperta dall'arco aortico. L'arteria polmonare destra è più lunga della sinistra in quanto origina ad angolo retto dal tronco polmonare che nel suo ultimo tratto è completamente rivolto verso sinistra. Inoltre l'arteria polmonare destra ha calibro maggiore perché il polmone destro ha tre lobi, mentre il sinistro solo due per la presenza del cuore. Entrambe le arterie si portano all'ilo polmonare, la destra con due rami, la sinistra con uno solo, e sono in rapporto con i polmoni lateralmente, con i bronchi che decorrono posteriormente, con i plessi nervosi polmonari e i linfonodi bronchiali che riempiono la zona, con le vene polmonari che decorrono anteriormente e con l'arco aortico che si porta da anteriore e a destra dell'arteria polmonare destra a posteriore e a sinistra dell'arteria polmonare sinistra. Le arterie polmonari non vascolarizzano i polmoni; portano il sangue deossigenato agli alveoli affinché sia ossigenato. I polmoni sono invece vascolarizzati dalle arterie bronchiali.





Arteria aorta [modifica]

L'aorta è l'arteria principale della grande circolazione e rifornisce di sangue arterioso tutte le altre arterie dela corpo. Origina dal ventricolo sinistro dalla valvola aortica, una valvola tricuspide con tre lombi. Si porta subito verso l'alto e verso destra come aorta ascendente. L'aorta ascendente dà come rami collaterali le due arterie coronarie per la vascolarizzazione del cuore. Inoltre sono presenti i seni aortici di Valsava che contengono recettori per la qualità del sangue. L'aorta ascendente, che ha un calibro di circa tre centimetri di diametro esce così dal pericardio fibroso e dà origine a tre grossi vasi, il tronco arterioso brachiocefalico che dopo due tre centimetri si divide nelle arterie carotide comune destra e succlavia destra, e le arterie carotide comune sinistra e succlavia sinistra. Questi tre grossi vasi sono deputati alla vascolarizzazione della testa, del collo , dell'arto superiore e della metà anteriore del torace. L'arco aortico si porta verso l'alto e verso sinistra per poi curvare verso il basso e a sinistra. Si trova in rapporto con il tronco polmonare inferiormente e anteriormente, con l'arteria polmonare destra inferiormente e posteriormente, con l'arteria polmonare sinistra inferiormente e anteriormente, con la trachea e i bronchi superiormente e posteriormente, con i polmoni lateralmente, con la vena cava superiore, i suoi tronchi brachiocefalici e il corpo dello sterno anteriormente, con le inserzioni dei muscoli sternoioidei e tiroioidei superiormente, con i nervi frenico e vago di sinistra a sinistra e con l'esofago che in questo tratto gli è posteriore. Nella parte superiore dell'arco aortico è presente un rigonfiamento, il grande seno aortico che termina in un restringimento, l'istmo aortico che a sua volta continua con un secondo rigonfiamento, il fuso aortico. Dopo il fuso l'aorta continua come aorta discendente che si divide in due tratti , toracico e addominale, divisi dal diaframma. L'aorta toracica si porta così dietro all'esofago restando in contatto posteriormente con il dotto toracico e i corpi vertebrali e penetra nell'addome attraverso lo iato aortico del diaframma. Lungo il suo decorso dà rami parietali (le arterie intercostali posteriori, le arterie muscolocutanee e le arterie vertebromidollari) e rami viscerali (le arterie esofagee, le arterie bronchiali e tracheali e le arterie mediastiniche posteriori). Tutta l'aorta ascendente, l'arco aortico e la porzione toracica dell'aorta discendente si trovano nel mediastino, la cavità che contiene il cuore. L'aorta addominale si trova invece retro-peritoneale, nell'addome. Si porta nell'addome attraverso i pilastri mediali del diaframma sotto al legamento arquato mediano (iato aortico) e da questa posizione si trova posteriormente a stomaco, fegato, pancreas, duodeno, intestini e i loro meso. Mantiene il contatto con i corpi delle vertebre. Nell'addome l'aorta dà numerosi rami, parietali e viscerali. In ordine cefalocaudale sono le arterie freniche inferiori, per la faccia inferiore de diaframma, le arterie lombari, distribuite lungo tutta l'aorta addominale e che vascolarizzano le pareti dell'addome con le ultime arterie intercostali, il tronco celiaco, ramo impari deputato alla vascolarizzazione di milza, parte addominale dell'esofago, stomaco, fegato, parte superiore del pancreas e del duodeno, arteria mesenterica superiore, ramo impari deputato alla vascolarizzazione della parte inferiore del pancreas e del duodeno, della totalità del digiuno e dell'ileo, di tutto il colon ascendente e della metà destra del colon trasverso, le arterie surrenali medie, che vascolarizzano parte dei surreni anastomizzandosi con le arterie surrenali superiori, rami delle freniche inferiori e con le arterie surrenali inferiori, rami delle arterie renali, le arterie renali, che vascolarizzano i reni e la loro capsula, le arterie genitali o gonadiche, spermatiche nel maschio e ovariche nella femmine, che vascolarizzano i ********* o le ovaie e l'arteria mesenterica inferiore, ramo impari deputato a vascolarizzare la metà sinistra del colon trasverso, tutto il colon discendente, tutto il sigma e la parte superiore del retto (con l'arteria rettale o emorroidale superiore). L'aorta discendente addominale termina a livello della quarta vertebra lombare dividendosi nei suoi tre rami terminali. Il ramo mediano, l'arteria sacrale mediana è un ramo sottile destinato alla vascolarizzazione dell'osso sacro e del muscolo piriforme, e cede un ramo pari, l'arteria lombare ima per la vascolarizzazione parietale del basso addome. I due rami laterali, molto più grossi del precedente sono le due arterie iliache comuni, deputate alla vascolarizzazione della pelvi, della regione glutea e di tutto l'arto inferiore.





Arterie carotidi [modifica]

L'arteria carotide comune è un'arteria importante che nasce a destra dal tronco arterioso brachiocefalico e a sinistra dall'arco aortico, medialmente all'arteria succlavia sinistra. Solitamente la carotide comune non da rami collaterali, sebbene talvolta possa dare origine ad un'arteria tiroidea ima, incostante o emanare alcuni rami tipici della carotide esterna o della succlavia (ad esempio le arterie tiroidea superiore o vertebrale). Dopo l'origine la carotide comune si porta cefalicamente, entra in rapporto con la trachea, postero-medialmente, con l'esofago, medialmente e con il muscolo sternocleidomastoideo, lateralmente. Entra a far parte del fascio vascolonervoso del collo con la vena giugulare interna che le si trova lateralmente in alto e anteriormente in basso e con il nervo vago che in alto le è postero-laterale e in basso le è antero-laterale. Incontra inoltre il ganglio cervicale medio del tronco dell'orto simpatico che si trova posteriormente, rami del plesso cervicali come le radici superiore e inferiore dell'ansa cervicale (nervi ipoglosso o 12°NC e nervo cervicale discendente), oltre a incrociare anteriormente il tendine intermedio del muscolo omoioideo. La carotide comune si trova per un breve tratto nel triangolo carotideo. Giunto a livello della quarta vertebra cervicale si divide nei suoi rami terminali, le arterie carotide interna e l'arteria carotide esterna. Nella zona della biforcazione terminale si riscontra un rigonfiamento, il seno carotideo che contiene barocettori che misurano la pressione e la pO2 del sangue, i cui impulsi sono raccolti dal nervo glossofaringeo (9°NC). Solitamente nel seno carotideo o all'origine dell'arteria carotide interna si trova inoltre il glomo carotideo, un corpicciolo bruno rossastro che contiene chemocettori per la rilevazione del pH e per valutare la qualità del sangue diretta all'encefalo, i cui impulsi sono raccolti sempre dal nervo glossofaringeo.



L'arteria carotide esterna origina medialmente all'arteria carotide interna, ma presto si porta lateralmente, ma comunque parallela a questa, sebbene superiormente ne venga separata dai muscoli stiloglosso e stilofaringeo. Si porta poi ancora cefalicamente per passare tra il ramo della mandibola e il muscolo pterigoideo esterno. Passa attraverso la ghiandola parotide, medialmente al nervo facciale (7°NC) e si divide nei suoi rami terminali, l'arteria mascellare (o arteria mascellare interna) e l'arteria temporale superficiale. Il suo territorio di distribuzione comprende la porzione superiore del collo, la quasi totalità del massiccio facciale (esclusa una piccola parte dell'orbita) e la maggior parte delle meningi. I rami collaterali dell'arteria carotide esterna comprendono l'arteria tiroidea superiore, l'arteria faringea ascendente, l'arteria linguale, l'arteria facciale (o arteria mascellare esterna), l'arteria occipitale e l'arteria auricolare posteriore.



L'arteria tiroidea superiore è un importante ramo che emette quattro rami collaterali, l'arteria sternocleidomastoidea che si porta lateralmente e si divide in numerosi vasi per vascolarizzare il muscolo sternocleidomastoideo, l'arteria sottoioidea che si porta in avanti e in basso per i muscoli sottoioidei, l'arteria cricoidea che vascolarizza la regione cricoide e l'arteria laringea superiore che penetra la lembrana cricotiroidea per vascolarizzare la regione superiore della laringe, anastomizzandosi con l'arteria laringea inferiore, ramo dell'arteria tiroidea inferiore. L'arteria tiroidea superiore emette poi due rami terminali, le arterie tiroidee superiori anteriore e posteriore che vascolarizzano la corrispondente regione della tiroide.

L'arteria faringea ascendente è un ramo più piccolo che subito si porta cefalicamente lungo la parete postero-laterale della faringe, a cui da numerosi piccoli rami, fornendo inoltre l'arteria timpanica inferiore, per la corrispondente regione dell'antro timpanico. Termina passando nella fossa cranica posteriore attraverso il foro giugulare, e diventando l'arteria meningea posteriore, per la corrispondente regione delle meningi.

L'arteria linguale può originare da un tronco comune con l'arteria facciale, ma solitamente origina solo e si porta medialmente e ventralmente sulla superficie laterale del muscolo costrittore medio della faringe per portarsi alla lingua dove da i suoi rami collaterali, l'arteria dorsale della lingua per il palato posteriore, le pareti posteriori della bocca e la regione dorsale della lingua, l'arteria sopraioidea che è un esile ramo per i muscoli miloioideo, genioioideo e genioglosso e l'arteria sottolinguale per i muscoli genioglosso, ioglosso e per le ghiandole sottolinguali. Il suo ramo terminale è l'arteria profonda della lingua che si porta tra i muscoli longitudinale inferiore della lingua e il muscoli genioglosso.

L'arteria facciale o arteria mascellare esterna è il ramo collaterale più cospiquo della carotide esterna e si porta, profondamente al muscolo digastico e al muscolo stiloioideo, alla fascia cervicale superficiale e a quella dei muscoli sopraioidei e al muscolo platysma verso la ghiandola salivare sottomandibolare, a cui lascia un solco. Si porta poi cefalicamente nella faccia, passando superficialmente alla faccia esterna del terzo medio del corpo della mandibola, sottofasciale, e poi continua, medialmente in avanti e verso l'alto, decorrendo sotto ai muscoli zigomatici e risorio e sopra ai muscoli buccinatore ed elevatore dell'angolo della bocca (muscolo quadrato della bocca). Durante il suo decorso dà rami collaterali cervicali e facciali. I primi sono i rami per la ghiandola sottomandibolare, l'arteria tonsillare, l'arteria palatina ascendente e l'arteria sottomentale, i secondi sono le arterie labiale superiore e labiale inferiore che decorrono tra il mucolo buccinatore e la porzione marginale del muscolo orbicolare della bocca. L'arteria facciale emette un ramo terminale, l'arteria alare del naso, che si anastomizza attraverso l'arteria angolare con l'arteria dorsale del naso, ramo dell'arteria carotide interna. Questo ramo rappresenta la principale anastomosi tra le arterie carotide interna e carotide esterna.

L'arteria occipitale è il ramo più posteriore in quanto origina dalla faccia posteriore della carotide esterna per portarsi cefalicamente e poi, giunta alla mastoide, bruscamente verso l'alto, incidendo con un solco il processo mastoideo, lateralmente all'incisura digastrica. I suoi rami terminali irrorano la regione posteriore della testa, compreso il muscolo occipitale, la galea aponeurotica e la regione nucale. Inoltre manda rami per la mastoide e per il collo che sono sia cutanei che muscolari.

L'arteria auricolare posteriore origina sopra alla'arteria occipitale e si porta posteriormente al padiglione auricolare, dove si esaurisce. Emette un solo ramo collaterale, l'arteria stilomastoidea, che si porta nel foro stilomastoideo accompagnando perciò il decorso del nervo facciale dentro il temporale e termina con rami mastoidei e meningei.

L'arteria temporale superficiale è il ramo collaterale meno cospiquo della carotide esterna e rappresenta la sua continuazione verso l'alto. Si porta sopra all'arcata zigomatica e da lì entra nella fossa temporale, portandosi sottofasciale. Si divide dopo pochi centimetri in un ramo frontale e in un ramo parietale, per le corrispettive regioni del cranio. Lungo il suo decorso emette l'arteria trasversa della faccia che si anastomicca con la facciale, l'arteria zigomaticorbitaria, che segue esternamente l'arcata zigomatica e si anastomizza con i rami zigomaticotemporale e zigomaticofacciale dell'arteria lacrimale, ramo dell'arteria carotide interna, le arterie temporali medie, che vascolarizzano con le profonde, ramo dell'arteria mascellare, il muscolo temporale e l'arteria timpanica anteriore, per il timpano.

L'arteria mascellare o mascellare interna è il ramo più cospiquo dell'arteria carotide esterna e ne rappresenta la continuazione in avanti. Si può dividerla in tre regioni. La prima regione è detta mandibolare e si trova tra il legamento sfenomandibolare e il collo della mandibola. Emette l'arteria auricolare profonda, timpanica superiore, che si portano in alto e indietro per la regione auricolare e del timpano, meningea media, il ramo più grosso che entra nella fossa cranica media attraverso il foro spinoso ed è la principale vascolarizzatrice delle meningi, l'arteria meningea accessoria o piccola meningea, che si porta ad una piccola regione ddelle meningi frontali ed entra nella fossa cranica media attraverso il foro ovale e l'arteria alveolare inferiore che si porta caudalmente, entra nel foro mandibolare attraverso il ponte formato dal legamento sfenomandibolare e irrora dall'interno le radici dei denti, dividendosi, a livello del primo premolare in due rami, un ramo incisivo che continua a vascolarizzare le radici dei denti incisivie un ramo mentale che esce dalla mandibola attraverso il foro mentale come arteria mentoniera o mentale. La seconda regione è detta pterigoidea, in quanto si trova a contatto con i muscoli pterigoidei, e si trova nella fossa infratemporale. Emette solo rami muscolari che sono le arterie temporali profonde, per il muscolo temporale, l'arteria masseterina per il muscolo massetere, l'arteria buccale per il muscolo buccinatore e i rami pterigoidei per i muscoli pterigoidei. La terza regione è detta pterigopalatina, pinquanto si trova nella fossa pterigopalatina. Emette come rami collaterali l'arteria alveolare superiore posteriore per la vascolarizzazione degli alveoli dentari dei denti posteriori, l'arteria infraorbitaria, che si porta nell'orbita attraverso la fessura orbitaria inferiore, e poi, attraverso il canale e il foro infraorbitario si porta nel viso, dove da i suoi rami alveolari superiori anteriori, l'arteria palatina discendente che entra nel palato dal foro palatino maggiore dopo aver occupato il canale pterigopalatino e l'arteria vidiana che impegna il canale pterigoideo. Il ramo terminale dell'arteria mascellare è l'arteria sfeno palatina che si porta in fossa nasale attraverso il foro sfenopalatino. Qui dà rami per la regione posteriore del setto e delle pareti del naso, nonché per i turbinati e le conche nasali. Si anastomizza con rami delle arterie etmoidali della carotide interna. La conoscenza di questi rami è importante perché il sangue caldo che passa per queste arterie scalda l'aria diretta ai polmoni che passa sotto all'encefalo.

L'arteria carotide interna origina lateralmente alla carotide esterna, ma ben presto questa si porta laterale e la carotide interna si trova mediale e separata dalla carotide esterna dai muscoli stiloglosso e stilofaringeo. La carotide interna si porta cefalicamente, in rapporto con la giugulare interna, posteriore e con in nervo vago, tra i due vasi precedenti. Inoltre è circondata dai rami del plesso carotideo del simpatico ed entra in rapporto con i rami del plesso cervicale e il ganglio cervicale superiore dell'ortosimpatico. Entra nel cranio attraverso il canale carotideo, che immette nel foro lacero anteriore e foro carotideo, insieme al nervo vidiano. Entrata nella fossa cranica media si ritrova all'interno del seno cavernoso, n seno venoso della dura madre, dentro al quale emette i suoi rami terminali. Nel canale carotideo la carotide interna è costretta a un decorso tortuoso, infatti entra diretta cerso l'alto, poi viene deviata medialmente e in avanti e poi forma un secondo ginocchio verso l'alto che la fa uscire tra l'osso sfenoide e la piramide del temporale. Il suo territorio di drenaggio comprende la parte anteriore dell'encefalo e l'occhio. Durante il suo decorso da pochi rami collaterali, come l'arteria pterigoidea (incostante) che si anastomizza con la vidiana, la carotidotimpanica che si anastomizza con le arterie timpaniche, i rami ipofisari e i rami meningei. Il ramo collaterale più grosso è l'arteria oftalmica, che, originato nel seno cavernoso si port prima lateralmente e poi superiormente al nervo ottico durante il suo decorso nel canale ottico. Da questa posizione entra nell'orbita, supera l'anello tendineo di Zinn e si porta medialmente, verso la superficie mediale dell'orbita. Verso l'apertura esterna emette i suoi rami terminali. Nell'orbita l'arteria oftalmica emette l'arteria centrale della retina che circonda il nervo ottico dividendosi in quattro rami dopo un divisione in rami lateromediali e superoinferiori. Un altro ramo è l'arteria lacrimale che si porta alla faccia laterale dell'orbita e termina nella ghiandola lacrimale dopo aver dato un ramo che esce dall'orbita attraverso il canale zigomaticorbitario e le arterie palpebrali laterali che decorrono nella palpebra superiore e nella palpebra inferiore. Un terzo ramo è l'arteria ciliare che si divide in due arterie ciliari anteriore e posteriore lunghe che a loro volta si dividono in molte arterie ciliari anteriori e posteriori brevi che vascolarizzano i corpi ciliari e formano l'anello arterioso dell'iride. Un quarto ramo è l'arteria sovraorbitaria che dalla sua origine si porta in avanti, medialmente e in alto ed esce dall'incisura o dal foro sovraorbitario per portarsi alla cute della fronte. Gli ultimi rami collaterali dell'arteria oftalmica sono le arterie etmoidali anteriori e posteriori che si portano fuori della cavità orbitaria attraverso i fori etmoidali anteriore e posteriore e vascolarizzano le cellule etmoidali e una piccola porzione delle meningi. I rami terminali dell'arteria oftalmica sono l'arteria frontale, l'arteria dorsale del naso e le arterie palpebrali mediali. L'arteria frontale si porta esternamente alla cavità orbitaria attraverso la piccola incisura frontale e si anastomizza con l'arteria sovraorbitaria per vascolarizzare la cute della fronte con il muscolo frontale. L'arteria dorsale del naso si porta a vascolarizzare la corrispondente regione del naso, anastomizzandosi con l'arteria facciale. Le arterie palpebrali mediali sono due arterie che decorrono nella palpebra superiore e inferiore e si anastomizzano con le rispettive arterie palpebrali laterali per formare una coppia di archi tarsali che irrorano tutte le palpebre. I rami terminali dell'arteria carotide interna sono intracranici e sono le arterie cerebrale anteriore, corioidea anteriore, cerebrale media e comunicante posteriore. Le arterie cerebrali anteriori sono due arterie che si portano ai lati della grande falce cerebrale e anastomizzano i lobi frontali del telencefalo. Emettono un ramo impari, l'arteria comunicante anteriore che le anastomizza tra di loro mettendo anteriormente in comunicazione le due carotidi interne. Le arterie corioidee anteriori sono dei piccoli ma costanti vasi che si portano alla base dell'encefalo. Le arterie cerebrali medie sono i rami terminali più grossi e si portano alla cortecci dei lobi temporali e parietali, cedendo loro molti rami. Le arterie comunicanti posteriori sono due rami di collegamento che decorrono lateralmente alla sella turcica e anastomizzano le arterie cerebrali medie con le posteriori, ramo del tronco basilare. Le arterie cerebrali anteriori, medie e posteriori collegate dalle arterie comunicanti anteriore e posteriori formano una anastomosi arteriosa costante, il circolo o poligono di Willis, che non haun corrispettivo venoso ed è importante per la distribuzione uniforme del sungue a tutto l'encefalo.





Spalla [modifica]

La succlavia (dx e sx) prosegue su per la spalla, dopo avere prodotto l'arteria vertebrale, dà un altro ramo (verso il basso), l'arteria intercostale suprema (che nutre le prime coste ed i muscoli della regione circostante) e l'arteria cervicale profonda (per le vertebre cervicali ed i loro muscoli). Sulla faccia anteriore, invece, produce verso il basso l'arteria toracica interna. A livello mediale allo sternocleidomastoideo, produce un tronco diretto verso l'alto (tronco tireocervicale), che produce, dall'alto al basso, arteria soprascapolare (scapola e muscoli della spalla), cervicale superficiale (muscoli superficiali della zona cervicale), arteria cervicale ascendente ed arteria tiroidea inferiore (nutre le parti basse della tiroide). L'arteria prosegue dietro allo sternocleidomastoideo e va alla regione ascellare, dopo avere dato anche il ramo trasverso del collo. L'arteria ascellare poi continua nel braccio.





Braccio [modifica]

L'arteria ascellare si porta lateralmente verso il braccio e continua a pieno canale nell'arteria brachiale (detta anche arteria omerale). L'arteria brachiale si porta distalmente lungo il braccio tenendosi anteriormente al setto intermuscolare mediale, nell'incisura bicipitale mediale. In seguito segue l'andamento del ventre del muscolo bicipite brachiale e si porta nella fossa cubitale dove dà i suoi rami terminali. A pochi centimetri dalla spalla, produce un ramo, l'arteria brachiale profonda (o arteria omerale profonda) che gira dietro al braccio e irrora il muscolo tricipite brachiale, emette i rami nutritivi per l'omero e si divide nei suoi rami terminali, l'arteria collaterale radiale e l'arteria collaterale media. Le quattro arterie collaterali (ulnare superiore, ulnare inferiore, media e radiale) concorrono a formare il circolo anastomotico del gomito. Cede rami per i muscoli della loggia anteriore del braccio. Manda inoltre altri due rami, le arterie collaterali ulnari superiore ed inferiore. I rami terminali dell'arteria brachiale sono l'arteria ulnare e l'arteria radiale.





Avambraccio e mano [modifica]

Il ramo mediale (arteria ulnare) penetra nei muscoli dell'avambraccio (flessore superficiale delle dita) e si fa vicino all'ulna emettendo rami per l'ulna, per i muscoli tricipite, flessore superficiale ed altri e terminando nel polso, dove si unisce alla radiale, il ramo laterale che partendo dal gomito, passa sopra i muscoli supinatore e pronatore rotondo, nonché il muscolo flessore superficiale delle dita, penetra nel carpo, dove dà origine ad arterie per il pollice e si unisce (tra 2° e 3° metacarpale) con l'arteria ulnare. Il carpo è nutrito da numerosi rami palmari/dorsali superficiali e profondi delle arterie radiale ed ulnare. Il metacarpo è nutrito dalle arterie digitali palmari/dorsali ed interossee. Infine le falangi sono nutrite dalle arterie digitali palmari/dorsali proprie delle dita.





Torace e mediastino [modifica]

L'aorta prosegue, facendosi posteriore al cuore e procedendo addossata a sinistra dei corpi vertebrali, prendendo il nome di arteria toracica. Sulla faccia anteriore (quella rivolta allo sterno), presenta numerosi ramettini arteriosi, sia frontali che ai suoi lati, che irrorano la trachea, i bronchi, i bronchioli e gli alveoli, permettendo loro di funzionare da scambiatori di gas; queste sono le arterie bronchiali. Poco sotto c’è la diramazione dell'arteria esofagea che, coi suoi numerosi rami e capillari, nutre l'esofago. Sulla faccia posteriore (rivolta alle vertebre), ogni centimetro si diparte in una piccola arteria (arteria intercostale) che nutre le coste (scorrendo tra una e l'altra) ed i muscoli intercostali e dorsali.





Addome [modifica]

L'aorta toracica discende ed incontra il diaframma, che attraversa passando per l'orifizio aortico (spesso 5 mm, dentro il quale si chiama aorta diaframmatica). Al di sotto dell'orifizio del diaframma, l'aorta è chiamata addominale. Dalla parte anteriore, il primo tronco a staccarsi dall'aorta addominale è il tronco celiaco (diametro 5 mm) che si dirama successivamente in arteria epatica (nutre il fegato, il duodeno e la cistifellea), arteria gastrica (nutre lo stomaco) e arteria lienale (nutre la milza). Ai lati di questo tronco originano le arterie freniche inferiori (dx e sx) che nutrono il diaframma nelle vicinanze del lato aortico. Al di sotto del tronco celiaco sorgono, ai lati, le arterie surrenali (dx e sx) che nutrono il surrene e parte del rene; al centro si trova un ramo che punta verso il basso: l'arteria mesenterica superiore che nutre tutto l'intestino tenue, l'intestino cieco, l'appendice vermiforme, il colon ascendente e la metà destra del colon trasverso; scendendo ancora si trova l'arteria renale (dx e sx), che irrora reni e parte dei surreni. Scendendo ulteriormente si dipartono due vasi pari: le arterie gonadiche (testicolari oppure ovariche) che portano sangue sistemico alle gonadi (********* oppure ovaie). Sotto questa diramazione si trova l'arteria mesenterica inferiore, vaso impari che nutre la metà sinistra del colon trasverso, il colon discendente, il colon sigmoideo ed il retto. A livello della 4° vertebra lombare, l'aorta addominale si ramifica in due rami grossi e laterali e un piccolo rametto mediale. I rami laterali sono le arterie iliache comuni (dx e sx), che si ramificheranno in iliaca interna (nutre ossa dell'anca e glutei profondi) ed iliaca esterna (nutre cute, uretra e glutei superficiali). Il ramo mediale si chiama arteria sacrale mediana (a fondo cieco) che con le ramificazioni nutre l'osso sacro e i muscoli annessi. Sul retro, l'aorta addominale manda un rametto ogni centimetro (chiamato arteria lombare, che nutre i muscoli di quella regione).





Coscia e ginocchio [modifica]

Le arterie iliache interne sono a fondo cieco, mentre quelle esterne continuano giù per la coscia, medialmente al femore, chiamandosi arteria femorale; a livello dell'inguine, l'arteria femorale si divide in arteria femorale profonda (nutre il femore e i muscoli profondi) e arteria femorale superficiale (nutre la cute della coscia ed i muscoli superficiali). La superficiale è a fondo cieco, la profonda, a livello dell'epifisi distale del femore, si fa posteriore al femore stesso e si chiama, dopo avere mandato un piccolo rametto, arteria poplitea (nutre il ginocchio dal retro).





Gamba e piede [modifica]

La poplitea scende giù per la gamba e, a livello dell'epifisi prossimale della tibia si ramifica in arteria tibiale posteriore (che rimane sul retro e nutre fibula e muscoli posteriori come il tricipite della sura) ed arteria tibiale anteriore (che si porta avanti alla tibia e nutre la tibia e i muscoli anteriori). Entrambe le vene entrano nel piede e, mediante ramificazioni, nutrono i vari tessuti; il nome è dato a seconda della regione irrorata: arteria tarsale, metatarsale e digitale.



L'arteria iliaca sx si comporta nello stesso modo.





Vasi venosi [modifica]

I vasi venosi hanno la caratteristica di essere meno elastici delle arterie a causa del loro minore contenuto di elastina e al maggior contenuto di collagene, e inoltre la loro tonaca media contiene in percentuale un minor numero di cellule muscolari lisce. La conseguenza della minore elasticità è la maggior comprimibilità delle vene rispetto alle arterie, alla loro maggiore plasticità (recuperano più lentamente la forma iniziale), hanno sezione ovalare e schiacciata invece che circolare come le arterie e quando vengono recise non si mantengono beanti (aperte alle estremità), cosicché rimane del sangue all'interno della vena.



Per le caratteristiche di maggiore compressibilità e di minor contenuto muscolare le vene presentano dei problemi di circolazione. Innanzi tutto bisogna premettere che la pressione sanguigna all'interno delle vene è estremamente più bassa rispetto a quella delle arterie. Ciò è dovuto alla presenza della rete capillare che smorza quasi del tutto la pressione arteriosa, che si aggira tra 120 mmHg e 80 mmHg in una persona in salute non sotto sforzo. Nelle vene la pressione è molto inferiore, tanto che non si misura in millimetri di mercurio (mmHg) ma in centimetri d'acqua. Tutti questi problemi di circolazione vengono superati con varie modalità: -Presenza di valvole (le valvole sono strutture presenti nelle vene ma non nelle arterie che impediscono il reflusso del sangue verso la periferia; sono costituite solitamente da due lembi di tessuto con concavità verso il cuore, ma possono essere costituite anche da solo un lembo oppure da tre; nel caso i lembi fossero due, la valvola si chiama bigemina); -Vicinanza alle arterie (le arterie, con il loro elevato contenuto di fibre muscolari circolari o spirali nella tonaca media producono una continua contrazione sincrona con quella del ventricolo sinistro che le vene sfruttano per mettere in movimento il sangue al loro interno); -Vicinanza ai muscoli (i muscoli volontari producono una forte contrazione nelle vene, specie quelle degli arti, che viene sfruttata per mettere in circolo il sangue); -Forza di gravità (le vene della parte del corpo superiore al cuore sfruttano la forza di gravità per portare il sangue verso il cuore); -Confluenza (le vene vengono avvantaggiate dal fatto che il volume di sangue contenuto nei capillari è maggiore di quello contenuto nelle vene di dimensione maggiore, e perciò la velocità del sangue aumenta per poter mantenere una portata costante); -Aspirazione del cuore (il cuore ovviamente contribuisce aspirando sangue venoso nell'atri destro e dirigendolo verso il tronco polmonare che origina dal ventricolo destro; i vasi linfatici invece soffrono molto l'assenza di una pompa linfatica, che rende il fluire della linfa nei dotti linfatici molto lenta e la pressione linfatica più bassa della venosa); -Maggiore contenuto muscolare (soprattutto nelle vene superficiali e nelle vene degli arti inferiori che si trovano a dover vincere la forza di gravità, la tonaca media si arricchisce di fibre muscolari lisce, spesso intervallate da grossolane fibre di collagene; non si viene mai a formare una struttura muscolarizzata come quella delle arterie); -Anastomosi e plessi (le vene sono molto più delle arterie e formano strutture vascolari complesse, i plessi, originate da numerose anastomosi, per supplire alle necessità vascolari).



Esistono due circoli venosi, uno superficiale e uno profondo, a seconda della posizione relativa rispetto alle fasce. Il circolo profondo tende ad accompagnare quasi sempre le arterie (che sono solo profonde), godendo dei benefici della vicinanza dell'arteria (aumento ritmico della pressione venosa grazie alla pulsazione arteriosa) e dei muscoli (compressione venosa). Il circolo superficiale decorre soprafasciale, lontano dalle arterie e dai muscoli, situati sottofasciali. Sono le vene che hanno maggiori problemi di circolazione che risolvono aumentando la componente muscolare della tonaca media. È ben visibile negli arti. I circoli venosi profondo e superficiale non sono separati tra di loro, ma in comunicazione, attraverso numerosi rami anastomotici perforanti che attraversano le fasce per collegare i due circoli. Si può dire che la presenza dei due circoli sia un altro modo delle vene per supplire ai loro problemi di pressione. I vasi venosi profondi decorrono parallelamente, anche se non sempre, alle arterie corrispondenti, tendendo a sovrastarle, anche se non sempre. Inotre quasi sempre le tonache avventizie di vena e arteria corrispondente aderiscono, massimizzando l'effetto di sincronizzazione del ritmo. Le vene che si comportano in questo modo sono dette vene satelliti. Solitamente prendono il medesimo nome ed hanno lo stesso decorso, ma esistono delle importanti eccezioni, che riguardano i vasi maggiori, quali: -L'encefalo è vascolarizzato dalle arterie carotidi interne, mentre è drenato dai seni venosi della dura madre, che drenano nella vena giugulare interna; -La principale arteria che vascolarizza il massiccio facciale, le meningi, parte del collo e la parte anteriore e media dell'encefalo è l'arteria carotide comune, da cui originano le arterie carotidi esterna ed interna, mentre le vena con il territorio di drenaggio più simile sono le vene giugulari interna ed esterna, che non si fondono tra di loro; -Esistono due tronchi venosi brachiocefalici, che originano dalla fusione a pieno canale delle vene succlavie e giugulari interne e dalla cui fusione origina la vena cava superiore, mentre esiste un solo tronco arterioso brachiocefalico (quello di destra), da cui originano l'arteria carotide comune destra e l'arteria succlavia destra e che origina dall'arco aortico; -La vena succlavia sinistra e la vena giugulare sinistra si fondono a pieno canale nel tronco venoso brachiocefalico sinistro mentre le arterie carotide comune sinistra e succlavia sinistra originano direttamente dall'arco aortico; -Le vene succlavie ricevono come unico ramo collaterale costante la vena giugulare esterna, metre dalle arterie succlavie originano (in ordine latero-mediale) l'arteria sottoscapolare, il tronco costocervicale, il tronco tireocervicale, l'arteria toracica interna e l'arteria vertebrale; -Le vene succlavie e le arterie succlavie sono separate dal muscolo scaleno anteriore, dal nervo frenico e dal nervo vago, che si trovano rispettivamente dietro e davanti a questi vasi; -I polmoni sono vascolarizzati da due arterie polmonari che originano da un tronco comune, il tronco polmonare, che origina dal ventricolo destro mentre sono drenati da quattro vene polmonari che si portano separatamente all'atrio sinistro; -Il cuore viene vascolarizzato direttamente dall'arteria aorta ascendente attraverso le arterie coronarie, mentre le vene coronarie vengono drenate dal seno coronario che sbocca nell'atri destro; -La regione parietale del torace e dell'addome è vascolarizzata da rami diretti dell'arteria aorta toracica e addominale (arterie intercostali e arterie lombari), mentre le stesse regioni sono drenate dalle vene azygos, emiazygos ed emiazygos accessoria, che solitamente si inseriscono alla vena azygos che drena tutto il sangue della regione nella vena cava superiore e nella cava inferiore; -Nonostante la maggior parte delle vene e delle arterie dell'addome abbiano lo stesso nome, esiste una grande asimmetria nella vascolarizzazione arterovenosa addominale, dovuta alla presenza del circolo portale (vena porta) che non ha un corrispettivo arterioso; -Nella pelvi esistono dei plessi venosi (rettale, vescicale, vescicodeferenziale, prostatico, uterino, vaginale e pudendo) che non hanno corrispondenti arteriosi, nonostante le arterie che vascolarizzano la regione del plesso, e le vene che drenano il plesso abbiano lo stesso nome; -La vena originata dalla fusione delle vene iliache comuni si chiama vena cava inferiore, mentre le arterie iliache comuni originano dall' aorta addominale; -Nell'arto superiore le vene brachiali, radiali e ulnari, nonché i rispettivi rami terminali sono raddoppiati rispetto alle rispettive arterie; -Nell'arto inferiore le vene tibiali anteriori, tibiali posteriori e peroniere, nonché i rispettivi rami terminali sono raddoppiati rispetto alle rispettive arterie; Il circolo venoso superficiale è una grande asimmetria rispetto al circolo arterioso. È visibile soprattutto negli arti, ma è presente anche nel torace, nell'addome e nel collo. La comunicazione tra i due circoli è essenziale in quanto il circolo superficiale alla fine drena nel circolo profondo per raggiungere in cuore. Oltre a questa comunicazione tra il circolo venoso superficiale e il circolo venoso profondo è da ricordare anche quello tra i due principali circoli di scorrimento del sangue in profondità, ovvero quello dipendente dalla vena cava superiore che drena testa, collo, arto superiore e torace, e quello della vena cava inferiore che drena addome, pelvi e arto inferiore. Questa comunicazione avviene sia su un piano profondo sia su un piano superficiale ed è molto importante per supplire all'esigenza di drenaggio sanguigno in caso di ostruzione dell'una o dell'altra. Queste anastomosi sono dette anastomosi cava-cava. Esse comprendono: -Nel circolo profondo la vena azygos che con i suoi rami di emiazygos ed emiazygos accessoria collega direttamente, a destra e a sinistra la vena cava inferiore alla vena cava superiore, oltre alle vene freniche di cui le inferiori sono rami della vena cava inferiore mentre le pericardiofreniche e le muscolofreniche sono rami della vena cava superiore: -Nel piano superficiale esiste un gran numero di vene di piccolo calibro, come la toracoepigastrica, l'epigastrica superiore e la toracica laterale che sono drenate dalla cava superiore e l'epigastrica inferiore e l'epigastrica superficiale che sono drenate dalla vena cava inferiore.





Circolo portale [modifica]

Il circolo portale venoso è forse in assoluto la più grande asimmetria tra il circolo arterioso e quello venoso. Come ogni circolo portale ha la peculiare proprietà di trovarsi tra due distretti capillari, il che rende ancora più bassa la pressione sanguigna venendo a mancare lo stimolo della pompa cardiaca. Questo circolo è detto portale e venoso perché il sangue che scorre oltre i capillari preportali è un sangue in cui la maggior parte dell'ossigeno è già stata consumata; la funzione di questo circolo non è infatti quella di rifornire di ossigeno. La sua funzione principale è infatti quella di portare metaboliti al fegato. Questi metaboliti provengono dall'intestino, dallo stomaco, dalla porzione addominale dell'esofago, dal pancreas e dalla milza. Il circolo portale è costituito dalla vena porta e dalle sue radici. Le radici della vena porta sono la vena mesenterica superiore, la vena mesenteria inferiore e la vena lienale. -La vena mesenterica superiore drena il sangue venoso della quasi totalità dell'intestino tenue e della metà destra dell'intestino crasso. Riceve la vena pancreaticoduodenale che raccoglie in sangue delle parti anteriore e posteriore di duodeno e pancreas. Inoltre riceve la vena gastro epiploica destra che drena la porzione inferiore e destra dello stomaco e del drande omento; -La vena mesenterica inferiore drena la metà sinistra dell'intestino crasso, fino alla parte superiore del retto; -La vena lienale o splenica drena la milza, il pancreas, il duodeno e lo stomaco. Queste radici della vena porta si congiungono in due tronchi, uno formato dalla vena mesenterica superiore e uno formato dalla fusione delle vene lienale e mesenterica inferiore. Questi a loro volta ricevono altri rami e poi si fondono a formare la vena porta. Il tronco della vena mesenterica superiore ricerve le vene paraombelicali, il tronco della vena mesenterica inferiore e della vena lienale riceve le vene gastriche. La vena porta che ne origina può cosi portarsi, dividendosi in due rami, al fegato dove si divide nei sinusoidi epatici. Il sangue della vena porta contiene le sostanze assorbite dall'intestino che devono essere metabolizzate dal fegato, i residui delle emazie distrutte nella milza, gli ormoni del pancreas e i metaboliti ad assorbimento rapido, come l'alcol, assorbiti dallo stomaco. All'interno del fegato i capillari sono altamente permeabili (sinusoidi) e vengono drenati, insieme a quelli dell'arteria epatica dalle vene epatiche che si portano alla vena cava inferiore. In caso di ostruzione della vena porta o della vena cava inferiore, l'altro sistema venoso può supplire come via di fuga secondaria del sangue, attraverso rami anastomotici che sono le cosiddette anastomosi porta-cava. Queste anastomosi comprendono: -Le vene esofagee, di cui le superiori (toracihe) sono rami della vena cava superiore ed inferiore mentre le inferiori (addominali) sono rami della vena porta; -Le vene paraombelicali, rami della vena porta a causa della loro origine embrionale sono in comunicazione con il circolo venoso superficiale, che drena nella vena cava inferiore e superiore; -Le vene lombari, rami parietali della vena cava inferiore che si collegano con esili vasi ai rami della vena porta: -Le vene rettali di cui la superiore è ramo della mesenterica inferiore che è una delle radici della vena porta, le medie sono rami della vena iliaca interna che è una ramo della vena iliaca comune che è un ramo della vena cava inferiore e le inferiori che sono rami della vena pudenda interna, uno dei rami della vena iliaca interna che, come già detto drena nella vena cava inferiore. Il circolo portale della vena porta non è l'unico circolo portale del corpo umano; ne esistono altri, come quello dell'ipofisi.





Circolazione fetale [modifica]

Nel feto la circolazione è leggermente differente da quella dell'adulto. Il feto non mangia, non beve e non respira, perché è immerso nel liquido amniotico che non contiene ossigeno né sostanze nutritizie, pertanto non ha bisogno del circolo portale e neppure del circolo polmonare. Ha però bisogno di sostanze nutritizie e d'ossigeno: questi provengono dalla madre mediante la placenta. Il sangue della madre entra nella placenta dove cede i nutrienti al feto per pressione idrostatica (lo stesso principio che lo fa cedere ai tessuti) che vengono riversati in una vena fetale, la vena ombelicale. L'ossigeno viene strappato ai globuli rossi della madre, dai glubuli rossi del feto (che contengono emoglobina più affine all'ossigeno). Questa vena risale il cordone ombelicale e raggiunge il feto immettendosi nella vena porta. Nell'adulto, la vena porta entra nel fegato per permettere a quest’ultimo di modificare il sangue, quindi, immetterlo nella vena epatica che sbocca nella cava inferiore. Nel feto, il fegato è pronto a funzionare, ma non è necessario che processi il sangue perché lo ha già fatto la mamma, quindi, per saltare questa tappa, esite un dotto: il dotto venoso di Aranzio, che collega la vena porta alla vena cava inferiore. Il sangue arterioso della madre entra nella vena cava inferiore e si mischia al sangue venoso proveniente dagli organi sottodiaframmatici; si forma quindi un sangue “arterovenoso” che raggiunge il cuore (atrio destro). Per evitare che il sangue già misto 1:1, diventi 1:3 (arterioso:venoso), perché s’immettono nel cuore la vena cava superiore ed il seno coronario, esiste un foro (foro ovale di Botallo) che permette a gran parte del sangue arterovenoso 1:1 di passare direttamente nell'atrio sinistro del cuore ed andare in circolo sistemico senza essere diluito ulteriormente dal sangue refluo dall'encefalo (che è il peggiore di tutti). Parte del sangue misto 1:1 scende nel ventricolo destro e si mescola a tutto il resto del sangue e viene spinto nell'arteria polmonare. Nell'adulto, i polmoni scambiano l'anidride carbonica del sangue con l'ossigeno, ma il bimbo non può (anche perché i polmoni sono solo al 40% di sviluppo) e quindi la gran parte del sangue contenuto nell'arteria polmonare è dirottato, tramite il dotto arterioso di Botallo, direttamente nell'aorta; per preservare la migliore qualità del sangue per l'encefalo, il sangue dell'arteria polmonare viene immesso nell'aorta discendente, in modo che non “inquini” il sangue per l'encefalo. Naturalmente, una piccola parte del sangue va ai pomoni mediante le arterie polmonari, ma non subisce cambiamenti e ritorna tal quale, mediante le 4 vene polmonari. Il sangue immesso nell'aorta discendente (più refluo che nutriente) nutre tutti i distretti corporei eccetto collo, cranio e arti superiori. Ogni arteria iliaca interna genera un'arteria (arteria ombelicale), che risale il cordone ombelicale, attorcigliandosi intorno alla vena ombelicale, raggiunge la placenta dove il sangue strappa ossigeno e nutrienti al sangue materno e vi cede anidride carbonica e scorie. Alcune scorie sono espulse dai reni mediante l'urina, che viene versata nell'amnios, che viene ricambiato di continuo. Al momento del parto, l'atto respiratorio, il taglio del cordone ombelicale e la nutrizione autonoma, inducono la chiusura del dotto di Botallo (entro il primo giorno di vita, in condizioni normali, nel caso si chiuda dopo 7 sorge una patologia), la chiusura del dotto di Aranzio (entro 2 giorni, in condizioni normali) ed, infine, per cronologia non per importanza, il foro ovale di Botallo (entro una settimana, in condizioni normali). È molto raro che i due dotti non si chiudano, mentre la mancata chiusura del foro ovale di Botallo è meno rara e gli individui colpiti non danno sintomi sino a 30 anni circa e né l'elettrocardiogramma, né l'ecografia, né altri mezzi diagnostici, rivelano il problema. Dopo i 30 anni c’è possibilità di embolia, specialmente nell'encefalo, quindi di perdita di alcune funzioni corporee. La “cura” consiste nell'entrare dai vasi nel cuore e chiudere il foro con materiale biocompatibile.





Fisiologia [modifica]



Apparato circolatorio sanguifero [modifica]

1. L'apparato circolatorio ha relazioni molto strette con tutti i tessuti del corpo.



È importante per i grandi animali avere un apparato circolatorio, con il quale si porta il sangue in tutti i tessuti del corpo. Infatti la diffusione trasporta le sostanze chimiche solo per lo spessore di poche cellule. L'apparato è indispensabile. Esso, per essere efficiente, ha relazioni con i tessuti. Infatti il sangue passa prima nel cuore, poi nei polmoni, e con l'ossigeno giunge in microscopici vasi chiamati capillari. I capillari formano una rete di vasi sanguigni tra le cellule dei tessuti, cosicché nessuna sostanza deve compiere per diffusione tragitti troppo lunghi nelle cellule. Dato che i globuli rossi nelle cellule giungono vicini al tessuto circostante, le sostanze nutritive possono diffondersi nelle cellule muscolari. Infatti le molecole arrivano dai capillari verso le cellule grazie alla diffusione. Tra la cellula e i capillari è presente un liquido interstiziale. Tuttavia l'apparato circolatorio ha pure la funzione di convogliare alcune sostanze di scarto verso gli appositi organi (CO2). Infatti i prodotti di rifiuto, grazie alla diffusione rientrano nel capillare. Inoltre l'apparato mantiene costante l'ambiente interno (omeostasi).



2. Negli animali si sono evoluti numerosi tipi di trasporto interno.



Alcuni animali non posseggono un apparato circolatorio; un esempio è l'idra, la quale scambia materiali direttamente con l'acqua circostante. L'acqua entra dalla bocca, viene fatta circolare, ed infine viene espulsa. L'idra non possiede sangue. La Medusa invece possiede delle ramificazioni, i quali posseggono dei flagelli. Questi, con il loro battito, favoriscono la circolazione del loro liquido. Questo sistema è appropriato per animali, le cui cellule corporee sono disposte su un unico strato, ma non è adeguata per altri animali, che hanno strutture formate da diversi strati di materiali. Questi hanno bisogno del sangue. Vi sono due tipi di apparato. Gli invertebrati hanno un apparato circolatorio aperto. Infatti qui il sangue esce dai vasi e scorre tra le cellule dei tessuti. Qui non c’è separazione tra il liquido interstiziale e il sangue. Le sostanze nutritive diffondono dal sangue direttamente nelle cellule corporee, mentre le contrazioni dei muscoli spingono il sangue verso l'estremità osteriore. Quando il cuore si rilassa il sangue ritorna verso il cuore stesso attraverso dei pori che hanno delle valvole che si chiudono quando il cuore si contrae. I vertebrati, inclusi gli esseri umani hanno un apparato circolatorio chiuso chiamato anche apparato cardiovascolare, costituito da una rete di vasi tubulari. Il sangue è nei vasi, che lo tengono separato dal liquido interstiziale. Nell'apparato circolatorio chiuso vi sono: le arterie che trasportano il sangue dal cuore agli organi, le vene che riportano il sangue al cuore, e i capillari, che fanno passare nell'organo il sangue dalle arterie alle vene. Queste si distinguono per la direzione del sangue. Normalmente, le arterie trasportano sangue ricco di ossigeno, e le vene, sangue povero d' ossigeno. Tuttavia, le arterie polmonari trasportano sangue povero di ossigeno dal cuore ai polmoni, e 4 vene polmonari che portano il sangue appena ossigenato dai polmoni al cuore. Il cuore ha 2 cavità principali; l'atrio che riceve il sangue dalle vene, e il ventricolo, che pompa il sangue verso le branchie attraverso le grosse arterie. Le grandi arterie si ramificano in arteriose, piccoli vasi che danno origine ai capillari. Le reti dei capillari sono chiamate letti capillari. Essi permettono lo scambio chimico tra il sangue e il liquido interstiziale. I capillari si riuniscono nelle venule.



3. L' evoluzione dell'apparato cardiovascolare nei vertebrati.



Quando i vertebrati acquatici arrivarono sulla terra i loro apparati ebbero importanti cambiamenti. Uno fu il passaggio dalla respirazione branchiale a quella polmonare. Il pesce ha una circolazione del sangue definito singolo. Il suo cuore pompa e riceve sangue povero di ossigeno. Il sangue attraversa il letto capillare delle branchie, dove assorbe ossigeno. Il sangue viene aiutato dal movimento del pesce. Il cuore dei mammiferi ha 4 cavità: 2 atri e 2 ventricoli. I vertebrati terrestri hanno una circolazione doppia invece di una singola. La circolazione polmonare che mette in comunicazione il cuore con il tessuto polmonare in cui avvengono gli scambi gassosi, e la circolazione sistemica, che trasporta il sangue dal cuore al resto del corpo e poi di nuovo al cuore. Così, la parte destra del cuore è attraversata dal sangue povero (deossigenato). Questo sangue viene pompato nei capillari polmonari. Il lato sinistro del cuore pompa invece sangue ricco di ossigeno. Esso entra nei capillari sistemici, e dopo essere stato ossigenato ritorna nel cuore. Successivamente il sangue attraversa i capillari sistemici. In questo modo la temperatura del corpo rimane costante. Il passaggio dalle branchie ai polmoni fu quindi una innovazione.



4. L' apparato cardiovascolare dei mammiferi.



Il cuore umano è costruito con un tessuto muscolare cardiaco. Gli atri ricevono il sangue e lo spingono verso i ventricoli. Questi hanno una parete sottile rispetto ai ventricoli. I ventricoli pompano il sangue verso tutti gli altri organi del corpo e quindi hanno una parete più spessa. Il ventricolo destro pompa il sangue attraverso 2 arterie polmonari. Nei capillari dei polmoni si libera CO2 e si assorbe O2. Il sangue ricco di ossigeno ritorna nell' atrio sinistro mediante le vene polmonari (in realtà sono 2 per ciascun polmone). Il sangue ricco di ossigeno passa poi dall' atrio sinistro al ventricolo sinistro. Le pareti del ventricolo sinistro sono più grosse di quelle del ventricolo destro. Dal ventricolo sinistro si passa all' aorta. Essa ha un diametro di 2,5 cm. Da qui si ramificano grosse arterie che si dirigono verso la parte superiore e inferiore del corpo. Dalle arterie si passa alle arteriose, nei capillari, nelle venule, per finire nelle vene. Dalla vena cava superiore arriva il sangue deossignato, e la stessa cosa avviene nella vena cava inferiore. Queste passano dall' atrio destro e infine al ventricolo destro.



5. La struttura dei vasi sanguigni è perfettamente adattata alle loro funzioni.



Grazie ai capillari avvengono gli scambi di materiale tra il sangue e le cellule dei tessuti. Esse sono formate da uno singolo strato di cellule epiteliali, avvolto da una sottile membrana basale. L' interno dei capillari è liscio e aiuta lo scorrimento delle cellule ematiche. Vene e arterie sono formate dallo stesso epitelio dei capillari, ma rinforzate da altri 2 strati di tessuto, più spessi nelle arterie che nelle vene. Esse possono dilatarsi. O restringersi. Lo strato esterno di tessuto connettivo è elastico e permette ai vasi di dilatarsi. Molte vene possiedono valvole che fanno scorrere il sangue in un'unica direzione.



6. Il cuore si contrae e si rilassa ritmicamente.



L' alternarsi delle contrazioni e dei rilassamenti del cuore costituisce il ciclo cardiaco. Quando il cuore è rilassato durante la fase diastole il sangue fluisce dentro a tutte quattro le sue cavità. Il sangue entra nell' atrio destro attraverso le vene cave e nell' atrio sinistro attraverso le vene polmonari. Durante la diastole che dura 0,4 secondi le valvole atrioventricolari sono aperte. Inoltre, la sistole, che dura 0,1 secondi contrae gli atri che riempiono i ventricoli di sangue. Questo è l' unico momento dove gli atri si contraggono poi si contraggono i ventricoli per 0,3 secondi. Così facendo si chiudono le valvoleatrioventricolari e si aprono quelle semilunari. Ecco che quindi il sangue povero di ossigeno viene spinto verso i polmoni attraverso l' arteria polmonare e il sangue ricco di ossigeno va in tutto il corpo tramite l' aorta. Il sangue entra negli atri anche durante la sistole. La quantità di sangue al minuto che il ventricolo sinistro pompa dentro la aorta è detta gittata cardiaca. Le frequenza cardiaca misura i battiti al minuto. Il battito del cuore è composto da 2 colpi. Il primo è dovuto alla contrazione dei ventricoli e alla spinta del sangue contro le valvole atrioventricolari, mentre il secondo colpo proviene dalla spinta del sangue contro le valvole semilunari.



7. Il nodo senoatriale determina il ritmo del battito cardiaco.



Il battito cardiaco viene fatto dai muscoli cardiaci che formano le pareti degli atri e dei ventricoli. Una regione specializzata del tessuto muscolare cardiaco detta nodo senoatriale (SA), o pacemaker, mantiene il ritmo di pompaggio del cuore determinando la frequenza con cui esso si contrae. Esso genera impulsi che si diffondono rapidamente attraverso entrambi gli atri facendoli contrarre all' unisono e si trasmettono anche al nodoatrioventricolare (AV). Qui gli impulsi vengono ritardati di 0,1 secondi prima di passare nei ventricoli cosicché gli atri si contraggino per primi e si svuotino completamente prima della contrazione dei ventricoli. Fibre muscolari specializzate trasmettono gli impulsi dal nodo atrioventricolare ai muscoli cardiaci dei ventricoli e danno origine alle violente contrazioni che spingono il sangue dal cuore ai polmoni (dal ventricolo destro) e all' aorta (dal ventricolo sinistro). Il ritmo è quindi dato dal cuore stesso. Alcune volte è necessario il pacemaker artificiale. Essi emettono segnali elettrici che inducono una contrazione regolare della muscolatura cardiaca. Tuttavia, anche il sistema nervoso centrale esercita la sua influenza. Nel caso di uno sforzo i centri cardiovascolari del nostro encefalo inviano empulsi nervosi, sia al nodo senoatriale e a quello ventricolare. Il contrario succede quando si dorme o quando si è depressi. Ecco che il battito diminuisce.



8. Il sangue esercita una pressione sulle pareti dei vasi.



La pressione sanguigna corrisponde alla forza che il sangue esercita sulle pareti dei vasi sanguigni. Essa è la forza che spinge il sangue dal cuore ai letti capillari. Infatti, quando i ventricoli si contraggono, il sangue viene convogliato nelle arterie più velocemente che nelle arteriole. Ciò dilata le pareti delle arterie. La pulsazione è la dilatazione ritmica delle arterie causata dalla pressione del sangue spinto nelle arterie. La pressione sanguigna dipende anche dalla gittata sanguigna (volume di sangue al minuto che il ventricolo sinistro pompa nell'aorta) e anche dalla resistenza al flusso sanguigno operato dai vasi. Infatti la pressione e la velocità del sangue sono più veloci vicino al cuore. Si ha un calo brusco quando il sangue entra nelle arteriole, a causa della resistenza del flusso sanguigno provocato dall'atrito tra il sangue e le pareti interne delle arteriole. Questo anche perché le arteriole sono tante e molto piccole. Si sente la pulsazione solamente nelle arterie, perché nelle arteriole non ci sono più valori elevati di pressione. Inoltre, l'ampiezza di tutti i lumi di un gruppo di arteriole è maggiore dell'ampiezza dell'arteria che porta il sangue. Se ci fosse un'arteriola per ogni arteria, il sangue andrebbe più velocemente, ma dato che sono tante, la velocità del sangue diminuisce. Questo causa un flusso lento nei capillari, perché è più facile uno scambio di sostanze tra sangue e liquido interstiziale. Per risalire, il sangue viene compresso dai muscoli nelle vene, cosicché, ogni qualvolta noi ci muoviamo, ecco che il sangue scorre verso il cuore e le valvole nelle vene non permettono l'andamento contromano. Infine anche la respirazione aiuta il sangue a tornare al cuore.



9. Misurando la pressione sanguigna si possono evidenziare problemi cardiovascolari.



La pressione media di una persona è 120/70 (120=pressione in mm di mercurio nella sistole, e 70= pressione in mm nella diastole). Si misura con il sfigmomanometro. Si misura prima quella sistolica, poi quella diastolica. Chi ha una una pressione sanguigna sistolica sotto i 100 mmHg soffre di pressione bassa. Esiste poi l'ipertensione, dove i valori sono 140/90 mmHg. In questo caso il cuore deve pompare maggiormente e ne consegue che il muscolo cardiaco tende in genere a logorarsi. Inoltre l'epitelio può lacerarsi, cosicché si formino depositi aterosclerotici.



10. Il tessuto muscolare liscio controlla la distribuzione del sangue.



Solo il 5-10% dei capillari viene effettivamente attraversato dal flusso sanguigno. Solo i capillari del cervello e cuore sono completamente irrorati, mentre in altre parti del corpo il rifornimento varia da momento a momento. I meccanismi di sangue (2) dipendono dal tessuto muscolare liscio. Quando le cellule muscolari della parete dell'arteria si rilassano, l'arteriola si dilata consentendo al sangue di entrare nei capillari. Poi, l'arteriola si restringe facendo diminuire il flusso sanguigno. Il secondo meccanismo di controllo, dove esiste un capillare chiamato metarteriola, attraverso cui il sangue scorre dall'arteriola alla venula. Esso è sempre aperto. Il passaggio di sangue in questi capillari ramificati è regolato da anelli di tessuto muscolare liscio detti sfinteri precapillari. Il sangue può solo scorrere quando i sfinteri precapillari sono aperti, mentre non scorre quando sono chiusi. Ecco che molti capillari della parete del tubo digerente sono aperti quando v'è cibo da digerire, mentre in un intenso sforzo fisico esse sono chiuse per convogliare in abbondanza il sangue verso i muscoli schelettrici.



11. Numerose sostanze riescono a passare attraverso le pareti dei capillari.



I capillari sono così sottili, che alcune sostanze riescono a passare nel liquido interstiziale. La parete del capillare è formata da cellule epitaliali che circondano il lume contenente il sangue. Alcune sostanze diffondono semplicemente attraverso le cellule epiteliali o sono trasportate attraverso queste cellule per endocitosi, racchiuse in vescicole. Inoltre, poiché la parete capillare presenta strette fessure tra le cellule epiteliali, l'acqua e alcuni soluti possono transitare liberamente, mentre le cellule ematiche e le proteine rimangono dentro il capillare. Vi è poi la forza attiva che spinge le sostanze all'interno e all'esterno del capillare, come la pressione sanguigna, che tende a spingere il liquido fuori dal lume capillare, mentre esiste la forza osmotica, la quale tende a spingere le sostante all'interno dei capillari. Questo avviene perché il sangue ha una concentrazione di soluto maggiore di quella del liquido inerstiziale a causa delle proteine. All'estremità del capillare vicino all'arteriola, dato che la pressione è alta, il sangue tende a uscire maggiormente che non ad entrare. Presso l'estremità del capillare collegata alla venula la situazione è opposta, perché la pressione diminuisce e la pressione osmotica ha il sopravvento. Così, il 99% del sangue che esce presso l'estremità capillare vicino all'arteriola, viene riassorbito dall'estremità capillare vicino alla venula.



12. Il sangue è costituito da cellule in sospensione nel plasma.



In una persona l'apparato circolatorio contiene 4-6 litri di sangue. Esso è formato da diversi tipi di elementi cellulari che sono in sospensione nel plasma. Quando si preleva il sangue, si può separare il 45% degli elementi cellulari con una centrifuga. Le piastrine sono frammenti di citoplasma provenienti da grosse cellule del midollo osseo. Il plasma è formato dal 90% di acqua e il restante da sali in soluzione e proteine. I sali sono discolti sotto forma di ioni inorganici. Hanno il compito di mantenere l'equilibrio osmotico tra il sangue e il liquido interstiziale e tenere il ph intorno al 7,4. Questo lo fanno anche le proteine plasmatiche. Per esempio, la proteina fibrinogeno collabora con le piastrine per la coagulazione, mentre le immunoglobuline sono importanti per la difesa del corpo.



13. I globuli rossi trasportano ossigeno.



I globuli rossi chiamati anche eritrociti sono le cellule più numerose, con circa 25 mila miliardi di queste e non possiedono il nucleo e i mitocondri, poiché hanno eslusivamente il compito di trasportare ossigeno, quindi sono più piccoli dei globuli bianchi ma hanno una grande superficie per gli scambi gassosi. Un eritrocita contiene 250 milioni di molecole di emoglobina; quando passano nei letti capillari dei polmoni, ricevono l'ossigeno che si lega con un atomo di ferro. I globuli rossi si formano nel midollo osseo; quando i tessuti non ricevono abbastanza ossigeno, i reni secernono un ormone chiamato eritropoietina che stimola il midollo osseo a produrre più globuli rossi; viceversa, se i tessuti ricevono più ossigeno di quanto ne sia necessario, i reni bloccano la produzione dell'ormone e la produzione di eritrociti rallenta. Il loro ciclo vitale dura 3-4 mesi, alla fine dei quali vengono demoliti nella milza, dove vengono riciclati, estaendone la maggior parte del ferro e dell'emoglobina per ulteriori utilizzi. Quando il corpo produce un numero insufficiente di globuli rossi o di emoglobina, allora si è dinnanzi ad una patologia chiamata anemia, che comporta stanchezza e depressione.



La causa più comune è la mancanza di ferro; alternativamente le cause possono essere: eccessiva perdita di sangue, carenza di vitamine e sostanze minerali, ed infine un tumore al midollo osseo.



14. I globuli bianchi servono a difendere il corpo.



Vi sono cinque tipi di globuli bianchi, o leucociti. Sono cinque per la diversa colorazione che assumono o per la forma dei nuclei. Essi hanno il compito di combattere infezioni e impedire la crescita delle cellule cancerose. I basofili intervengono contro le infezioni liberando sostanze chimiche, per esempio l'istamina. Vi sono poi i neutrofili e i monociti. Essi sono chiamati fagociti in quanto mangiano i batteri e le proteine estranee. Poi ci sono i eosinofili. Sono anche fagocitari e combattono infezioni provocate da protozoi e da vermi parassiti, ma anche per attenuare gli attacchi allergici. Infine esistono i linfociti, che producono anticorpi, oppure combattono i virus e le cellule cancerose. Si muovono normalmente nel liquido interstiziale. Essi si creano anche nel midollo osseo.



15. La coagulazione blocca la fuoriuscita di sangue dei vasi sanguigni danneggiati.



Le sostanze addette all'autocicatrizzazione sono le piastrine e la proteina plasmatica fibrinogeno. Essi sono sempre presenti nel sangue. Quando l'epitelio si danneggia, le piastrine entrano in azione, aderiscono al tessuto e liberano una sostanza che rende adesive le altre piastrine. Esse bloccano la fuoriuscita di sangue. Quando però la ferita è grave, allora si innesca una complessa catena di reazioni che termina con la formazione di un coagulo di fibrina. Ecco che i fattori di coagulazione liberati dalle piastrine e dalle cellule danneggiate si mescolano nel plasma con altri fattori. Questa unione attiva una proteina detta protrombina e la trasforma nell'enzima trombina. La trombina converte poi il fibrinogeno in una proteina filiforme chiamata fibrina. Ecco che i filamenti di fibrina intrappolano le cellule del sangue chiudendo ermeticamente il vaso danneggiato. Nel caso di una malattia ereditaria chiamata emofilia si può verificare un'emorragia, a causa di un minimo difetto del meccanismo di coagulazione. Invece quando il sangue si coagula in assenza di ferite, nasce un trombo che può fare un'attacco di cuore.





Il liquido interstiziale [modifica]

Tutte le cellule sono immerse nel liquido interstiziale. Esso ha il compito di permettere gli scambi tra il sangue e le cellule del nostro corpo. È composto da acqua, in cui sono immersi proteine, grassi provenienti dall'intestino, sali minerali e da corpuscoli, i leucociti. Il liquido, nei capillari, entra in contatto con le cellule e con esse scambia le sostanze: nutrimento e ossigeno passano dal liquido interstiziale alle cellule e viceversa con le sostanze di rifiuto. Completato lo scambio, una parte del liquido va nei capillari venosi e un'altra parte va nei capillari linfatici, nei quali prende il nome di linfa. I capillari si riuniscono in vasi linfatici. I vasi portano in due vene all'altezza del collo la linfa, permettendone il riutilizzo. La linfa si muove grazie a delle contrazioni muscolari. Se ciò non accadesse ecco si raccoglierebbe, provocando un rigonfiamento, l'edema. Lungo i vasi linfatici si trovano i linfonodi che filtrano la linfa.


Questo contenuto è stato originariamente pubblicato su Y! Answers, un sito di domande e risposte chiuso nel 2021.
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