Licurgo: (IX-VIII secolo a.C.) fu, secondo la tradizione di Sparta, il suo principale legislatore.
Difficile dire se Licurgo sia esistito veramente, se sia esistito come uomo ed eroe storico, poi successivamente divinizzato, oppure che sia stato, per i Greci, un Dio prima eroicizzato come uomo e poi decaduto come divinità.
Gli unici dati sicuri su Licurgo sono quelli relativi all'esistenza di un santuario a lui dedicato nel II secolo d.C. e la pratica, ai tempi diffusa a Sparta, di fare ogni anno sacrifici in suo onore.
A lui la tradizione attribuisce l'ordinamento politico e sociale di Sparta, ma nulla su di lui si può dire che non sia controverso, così come è affermato da Plutarco all'inizio della Vita dedicata allo spartano. Le riforme legislative gli sarebbero state suggerite da un responso oracolare di Delfi, chiamato Rhetra; tra le istituzioni a lui attribuite sono il consiglio degli anziani (gherousìa), formato da 30 membri compresi i due re, e l'assemblea popolare ("apella").
Avrebbe preso varie misure volte ad intervenire sulla vita sociale degli spartani, comprimendone la sfera privata, con l'istituzione dei sissizi (pasti comuni a cui erano tenuti a partecipare tutti gli spartiati, vecchi e giovani) e con l'obbligo dei giovani, sin dall'età di 7 anni, di sottoporsi a una educazione severa, pubblica e militare.[1]
A Licurgo è dedicata una "vita" dell'opera più conosciuta di Plutarco, "Vite parallele". Il mitologico legislatore spartano viene messo a confronto con il re romano Numa Pompilio
Dracone: (VII secolo a.C.), legislatore ateniese noto anche come Draconte
È nella Costituzione degli ateniesi di Aristotele che si trovano notizie dell’attività costituzionale di Dracone ad Atene intorno al 621-620 a.C.; tuttavia, essendo alquanto oscure e imprecise, si sospetta che tali notizie possano rappresentare il risultato di una proiezione nel passato di istituti più recenti.
La Costituzione draconiana, vigente prima della riforma di Clistene (508-507 a.C.) era di tipo timocratico (basata cioè sulla ricchezza): i magistrati venivano scelti tra i cittadini iscritti nelle prime tre classi di censo, e la distribuzione delle cariche maggiori (strateghi, arconti, tesorieri) dipendeva dalla consistenza della proprietà di ciascuno. La bulé (il consiglio) e l’ecclesìa (l’assemblea) costituivano gli organi legislativi, mentre l’areopago esercitava il controllo più alto, sulla base del rispetto delle leggi.
A Dracone è attribuita anche una nuova legislazione per i reati di sangue, che vietava la vendetta privata e stabiliva una serie di norme di giudizio affidate alla competenza dell’arconte re e dei tribunali.