Domanda:
ugo foscolo........10 punti?
anonymous
2008-01-04 03:49:55 UTC
allora...la poesia IN MORTE AL FRATELLO GIOVANNI di ke raccolta fa parte ?? è dei sepolcri ???

10 punti a ki m da una mano
Nove risposte:
~..«Carotina in wonderℓand»..~
2008-01-04 03:58:54 UTC
In morte del fratello Giovanni è un sonetto,il decimo, scritto da Ugo Foscolo (Zacinto, 6 febbraio 1778 – Londra, 10 settembre 1827) nel 1803. Il brano è stato scritto, come afferma appunto il titolo, in occasione della morte del fratello del poeta: Giovanni Dionigi, tenente dell'esercito cisalpino, si era probabilmente ucciso nel 1801 (a soli venti anni d'età) a causa dei suoi numerosi debiti di gioco.



vuoi la parafrasi? vabè io te la metto lo stesso...



Un giorno, se io non sarò più costretto ad errare di paese in paese, mi vedrai, o fratello mio, seduto sulla tua lapide a piangere per la tua giovinezza che è stata troncata prematuramente dalla morte. Solo nostra madre ora, portando avanti la sua vecchiaia, parla di me con la tua cenere che mai potrà risponderle: ma io tendo inutilmente le mie braccia verso i miei cari e anche se posso solo salutare da lontano (a causa dell'esilio) la mia casa, sento il destino avverso che mi allontana sempre più da essa e avverto le angosce interiori che sconvolsero la tua esistenza (spingendoti al suicidio), perciò desidero di condividere con te la pace della morte. Solo questo mi resta, ora, di tante speranza passate! Persone straniere (presso cui io vivo il mio esilio), restituite le mie ossa (quando morirò) alle braccia della mia triste madre.







principali temi attorno ai quali è costruito il sonetto sono l'esilio e la tomba. Il tema dell'esilio non ha solo un valore biografico (riferito cioè alla vita del Foscolo lontano dal suo paese natio), ma ha anche significati simbolici: è il simbolo della precarietà della vita e ricorda la sorta di "alter-ego" eroico che Foscolo ama costruire attorno a sè, richiama all'uomo nobile ma infelice a cui la sventura e le sfavorevoli circostanze storiche impediscono di avere una patria e una vita serena vicino alla sua famiglia. In contrapposizione a tutto questo, troviamo il motivo della tomba che rappresenta l'ideale ricongiungimento, attorno alla madre, di un nucleo familiare che era stato precedentemente smembrato. Gli unici punti fermi nell'incerta vita di Foscolo sono la famiglia e la patria; solo il loro pensiero riesce, seppur in minima parte, ad alleviare le sofferenze del poeta: la serenità è una meta impossibile da raggiungere, poichè l'esilio avrà sempre la meglio sulla sua volontà di riavvicinarsi ai suoi affetti. Difatti, l'unica strada che Foscolo vede davanti a sè è la morte, ultimo porto di pace, che gli dà l'illusione di poter tornare dall'esilio attraverso la restituzione delle sue ossa alla madre.
?
2008-01-04 05:52:54 UTC
E' un sonetto, fu scritto nel 1802. Il fratello di Foscolo, Giovanni Dionigi, tenente nell'esercito cisalpino, si era ucciso per dei debiti di gioco all'età di 20anni, l'8 Dicembre del 1801.

Fa parte dei sonetti.

Il destinatario di questa poesia, com'è intuibile già dal titolo, è il fratello di Ugo Foscolo, Giovanni, morto prematuramente, al quale il poeta si rivolge da lontano e dedica questo sonetto. C'è una persona esterna al testo, cioè la madre, che Foscolo utilizza come intermediario tra lui ed il fratello in quanto, non potendo Foscolo tornare di persona a visitare la tomba del fratello, rappresenta colei che può andare a piangere sulla tomba del defunto e portare ad esso le parole del fratello lontano.Come già in altre poesie di Foscolo, il tema centrale del testo è la morte, che ha colto improvvisamente il suo caro.

Parafrasi:

Un giorno, se io non sarò più costretto ad errare di paese in paese, mi vedrai, o fratello mio, seduto sulla tua lapide a piangere per la tua giovinezza che è stata troncata prematuramente dalla morte. Solo nostra madre ora, portando avanti la sua vecchiaia, parla di me con la tua cenere che mai potrà risponderle: ma io tendo inutilmente le mie braccia verso i miei cari e anche se posso solo salutare da lontano (a causa dell'esilio) la mia casa, sento il destino avverso che mi allontana sempre più da essa e avverto le angosce interiori che sconvolsero la tua esistenza (spingendoti al suicidio), perciò desidero di condividere con te la pace della morte. Solo questo mi resta, ora, di tante speranza passate! Persone straniere (presso cui io vivo il mio esilio), restituite le mie ossa (quando morirò) alle braccia della mia triste madre.
anonymous
2008-01-04 04:02:25 UTC
Fa parte dei Sonetti. I Sepolcri (o Dei Sepolcri) ad ogni modo non è una raccolta, ma un poema.

Ciao!
Cici@94
2008-01-04 03:54:41 UTC
Fa parte dei dodici sonetti..Fidati.
rowena2384
2008-01-04 03:54:20 UTC
allora..la poesia, che è un sonetto, fa appunto parte della raccolta poetica "Poesie" che ha avuto varie edizioni nel corso della storia ( le più importanti sono l'edizione 1802 e 1803). I sepolcri sono un' opera a sè, che non ha nulla a che fare con i sonetti di cui sopra!
anonymous
2008-01-04 03:54:19 UTC
Fa parte della raccolta "Poesie"



Composto nel 1803 a Milano, dove il Foscolo si trovava in esilio, il sonetto, altrettanto bello quanto il precedente, ne accentua ulteriormente il senso di sconforto esistenziale. Anche stavolta il poeta si avvale dei temi della cultura classica. Compaiono riferimenti ad alcuni celebri versi che il poeta Catullo scrisse per commemorare la morte del proprio fratello, e la composizione risuona degli echi di Tibullo, Virgilio e Petrarca.



L'incipit che fu di Catullo («Dopo aver traversato terre e mari») assume qui l'impeto della poesia foscoliana («Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo»). Il poeta afferma di sperare un giorno di recarsi sulla tomba del fratello a piangere la sua giovinezza così bruscamente stroncata. La madre, rimasta sola e in età avanzata, ormai trascina gli anni, e il poeta la immagina impegnata in un monologo delirante, mentre parla, con il fratello morto («cenere muto») del fratello assente. Preclusa la possibilità di rientrare a Venezia, ceduta proditoriamente da Napoleone all'Austria, il poeta tende le mani, in saluto, da lontano, in volo col pensiero sopra i tetti della citta.



Una sfortuna ostinata ai tavoli da gioco, le angosce serbate nel privato e, forse per vergogna, mai condivise con alcuno, che il poeta riconosce nel tragico, improvviso gesto di Giovanni, lo inducono a pregare che il fratello possa trovare almeno in morte quella serenità che gli è stata preclusa in vita. Per quanto, di tutte le belle speranze che il poeta riponeva – in se stesso, nel futuro del fratello, nel destino politico di Venezia e nella possibilità dell'esistenza di Dio – «questo» è quanto resta: «vane parole» direbbe Catullo, il cui verso, nella traduzione di Salvatore Quasimodo, recita: «a dire vane parole alle tue ceneri mute» (*). Quando sarà il suo momento, per sé prega il poeta il popolo straniero sul cui suolo si sarà trovato a passare, di voler rendere le proprie spoglie al cordoglio della madre. Un gesto di grande umanità e, allo stesso tempo, di alta simbolicità: pietà e dolore si uniscono nell'invocazione alla comprensione tra i popoli.



I sonetto, a rima secondo lo schema ABAB ABAB CDC DCD, possiede l'allitterazione consonantica con il dominio delle consonanti t, r e d e l'allitterazione assonantica con il dominio delle vocali o ed e. Una metonimia, due sineddoche, un'ipallage, una metafora, iperbati, enjambement, un'apostrofe



Periodi sintattici in prevalenza paratattici con poche subordinate. La lexis (*) è meno complessa rispetto al sonetto A Zacinto, ma non per questo meno convincente, anzi è più pacata e più calma, sorretta dai riferimenti ai classici.



Come scrivono C. Salinari e C. Ricci a pagina 2117: «La parola moderna si fonde così con gli echi della poesia classica, dei suoi miti, delle sue immagini».



La morte del fratello, la madre anziana e sola, la condizione di esule sono sentimenti romantici che danno al sonetto un'intensità vibrante ed estrema. Questa lirica sovverte l'ideale del Winckelmann per il quale, secondo il principio per il quale il fondo del mare rimane sempre tranquillo per quante agitata possa essere la superficie, così nell'arte greca l'ideale della bellezza è specchio di un'umanità autonoma, caratterizzata da una armonica fusione di corpo e di spirito, da un nobile dominio delle passioni. In morte del fratello Giovanni mette in primo piano il tumulto delle passioni e infonde vivacità e agitazione anche alla forma che diviene essa stessa più movimentata e calda
anonymous
2008-01-04 03:53:34 UTC
fa parte della raccolta "POESIE"...=D
Cagnazzo
2008-01-04 03:53:23 UTC
Ciao, io sono stato diverse volte a Zacinto, la so a memoria.

L'isola è bellissima, anzi il paradiso terrestre.

Guarda i video del driftwood su youtube



Ciao
Principessina
2008-01-04 03:52:28 UTC
poesie!e questa la raccolta


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