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Con il termine "espressionismo" si usa definire la propensione di un artista a privilegiare, esasperandolo, il dato emotivo della realtà rispetto a quello percepibile oggettivamente. Tale tendenza si è manifestata in molte forme d'arte, come la pittura, la danza, la letteratura, l'architettura, il cinema, il teatro.
In senso generale, anche artisti come Matthias Grünewald e El Greco possono essere considerati espressionisti, ma storicamente "Espressionismo" è un movimento culturale europeo circoscrivibile a circa un ventennio a cavallo della Prima Guerra Mondiale
L'Espressionismo è una tendenza dell'avanguardia artistica sviluppatasi tra il 1905 e il 1925 in Germania. Tale tendenza si è manifestata in molte forme d'arte, come la pittura, la danza, la letteratura, l'architettura, il cinema, il teatro. L'Espressionismo proponeva una rivoluzione del linguaggio che contrapponeva all'oggettività dell'impressionismo la soggettività dell'espressionismo. Come l'impressionismo rappresentava una sorta di moto dall'esterno all'interno, cioè era la realtà oggettiva a imprimersi nella coscienza soggettiva dell'artista; l'esressionismo costituisce il moto inverso, dall'interno all'esterno: dall'anima dell'artista direttamente nella realtà, senza mediazioni. Organo ufficiale dell'espressionismo fu la rivista "Der Sturm", fondata e diretta da Herwarth Walden e pubblicata dal 1910 al 1932.
La natura dell'Espressionismo è ricca di contenuti sociali e di drammatica testimonianza della realtà. Ma la realtà tedesca dei primi anni del secolo è la realtà amara della guerra, di contraddizioni politiche, di perdita di valori ideali, di aspre lotte di classe, e propri questi furono i temi principali e dolorosi degli artisti espressionisti.
Tra i maggiori esponenti all'inizio del ventesimo secolo:
Vasily Kandinsky
Oskar Kokoschka
Franz Marc
Edvard Munch
Emil Nolde
Egon Schiele
Chaim Soutine
Van Gogh
Il linguaggio degli Espressionisti tedeschi si fonda sull'uso di colori violenti e innaturali; sull'uso di linee spezzate, dure e spigolose. Non applicano le leggi della prospettiva, non cercano di dare l'illusione del volume e della profondità; colori e linee sono sufficienti a comunicare con impetuosa violenza la visione drammatica e pessimistica che questi artisti hanno del mondo e della società in cui vivono.
Nell'ambito della pittura vi sono stati diversi gruppi espressionisti, tra i quali i Fauves e i Die Brücke. le premesse ideologiche del movimento furono chiarite da Ernst Ludwig Kirchner nel manifesto "Il Ponte" (Die Brücke). Nella seconda metà del ventesimo secolo questo movimento ha influenzato molti altri artisti, tra i quali i cosiddetti espressionisti astratti del Cavaliere azzurro (Die blaue Reiter), gruppo fondato a Monaco da Kandinsky e Marc nel 1911. Il Cavaliere azzurro fu fenomeno di vasta portata, nel quale il linguaggio del colore si fece sempre più libero e intenso. Sotto l'impulso di Kandinsky, i suoi protagonisti si volsero verso nuovi modi espressivi, verso la creazione di spazi immaginari, verso l'astrazione lirica e fantastica della realtà.
Nell'architettura, il lavoro di Eric Mendelsohn appartiene a questa categoria. Un importante esempio della sua opera è la torre Einstein a Potsdam, in Germania. Altrettanto interessante è la Chilehaus di Amburgo, capolavoro del meno conosciuto architetto Fritz Höger.
Nella scultura, si può citare Ernst Barlach come esempio.
Se il profeta del movimento espressionista in letteratura si può considerare Max Scheler con la sua filosofia dell'irrazionale, il caposcuola fu Franz Werfel, esaltatore della liberazione dell'uomo dai ceppi materialistici della vita. Il travolgente dinamismo, il superamento della realtà, i diritti dell'irrazionale e degli istinti primordiali, l'anelito all'amore universale costituirono la tematica dell'espressionismo in letteratura. Fra i poeti si ricordano
Georg Trakl
Else Lasker-Schüler
Gottfried Benn
Fra i prosatori ricordiamo:
Franz Kafka
Heinrich Mann
Alfred Döblin
L'espressionismo teatrale,partendo da un punto fortemente critico nei confronti dell'ordine sociale, si realizzò in opere violentemente satiriche nel genere comico e di negazione totale e spesso pessimistica nel genere drammatico. La scenografia tese a strappare lo spettatore dalla concretezza della realtà per trascinarlo nella visione interiore del poeta; gli attori ricorsero a effetti di voce e di gesto che cercavano di trasportare i personaggi su un piano mistico e simbolico. L'espressionismo teatrale si sviluppò soprattutto negli anni che vanno tra il 1918 e il 1927.
Tra i maggiori esponenti ricordiamo:
Ernst Toller
Carl Sternheim
Frank Wedekind
Georg Kaiser
Walter Hasenclever
L'espressionismo ha rivestito una particolare influenza nell'arte cinematografica, in particolare in Germania dove naque tra il 1918-1920. Per gli espressionisti cinematografici i film avrebbero dovuto essere concepiti come "disegni viventi", in cui la scenografia, tutta dipinta, acquistava carattere essenziale. L'espressionismo divenne una rappresentazione di incubi fantastici, di allucinazioni, di esseri mostruosi e di vampiri: ebbe il suo periodo di maggior fortuna tra il 1920 e il 1926.
Tra i più importanti esponenti di questa corrente nel campo cinematografico compaiono i registi Ernst Lubitsch (1892-1947), Robert Wiene (1881-1938), Fritz Lang (1890-1976) e Friedrich Wilhelm Murnau (1889-1931), lo sceneggiatore Carl Mayer (1894-1944) ed il produttore Erich Pommer (1889-1966). Al di là delle scelte comuni, ognuno seppe dare, secondo la propria personalità, apporti ed interpretazioni diverse della scelta espressionista.
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Espressionismo
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Con il termine "espressionismo" si usa definire la propensione di un artista a privilegiare, esasperandolo, il dato emotivo della realtà rispetto a quello percepibile oggettivamente. Tale tendenza si è manifestata in molte forme d'arte, come la pittura, la danza, la letteratura, l'architettura, il cinema, il teatro.
In senso generale, anche artisti come Matthias Grünewald e El Greco possono essere considerati espressionisti, ma storicamente "Espressionismo" è un movimento culturale europeo circoscrivibile a circa un ventennio a cavallo della Prima Guerra Mondiale.
Indice [nascondi]
1 Origini del termine
2 Esponenti e forme dell'espressionismo in pittura
3 Letteratura
4 Teatro
5 Cinema
6 Musica
Origini del termine
L'Espressionismo è una tendenza dell'avanguardia artistica sviluppatasi tra il 1905 e il 1925 in Germania. Tale tendenza si è manifestata in molte forme d'arte, come la pittura, la danza, la letteratura, l'architettura, il cinema, il teatro. L'Espressionismo proponeva una rivoluzione del linguaggio che contrapponeva all'oggettività dell'impressionismo la soggettività dell'espressionismo. Come l'impressionismo rappresentava una sorta di moto dall'esterno all'interno, cioè era la realtà oggettiva a imprimersi nella coscienza soggettiva dell'artista; l'esressionismo costituisce il moto inverso, dall'interno all'esterno: dall'anima dell'artista direttamente nella realtà, senza mediazioni. Organo ufficiale dell'espressionismo fu la rivista "Der Sturm", fondata e diretta da Herwarth Walden e pubblicata dal 1910 al 1932.
La natura dell'Espressionismo è ricca di contenuti sociali e di drammatica testimonianza della realtà. Ma la realtà tedesca dei primi anni del secolo è la realtà amara della guerra, di contraddizioni politiche, di perdita di valori ideali, di aspre lotte di classe, e propri questi furono i temi principali e dolorosi degli artisti espressionisti.
Esponenti e forme dell'espressionismo in pittura
"Su bianco II" di Vasily Kandinsky, 1923Tra i maggiori esponenti all'inizio del ventesimo secolo:
Vasily Kandinsky
Oskar Kokoschka
Franz Marc
Edvard Munch
Emil Nolde
Egon Schiele
Chaim Soutine
Van Gogh
Il linguaggio degli Espressionisti tedeschi si fonda sull'uso di colori violenti e innaturali; sull'uso di linee spezzate, dure e spigolose. Non applicano le leggi della prospettiva, non cercano di dare l'illusione del volume e della profondità; colori e linee sono sufficienti a comunicare con impetuosa violenza la visione drammatica e pessimistica che questi artisti hanno del mondo e della società in cui vivono.
Nell'ambito della pittura vi sono stati diversi gruppi espressionisti, tra i quali i Fauves e i Die Brücke. le premesse ideologiche del movimento furono chiarite da Ernst Ludwig Kirchner nel manifesto "Il Ponte" (Die Brücke). Nella seconda metà del ventesimo secolo questo movimento ha influenzato molti altri artisti, tra i quali i cosiddetti espressionisti astratti del Cavaliere azzurro (Die blaue Reiter), gruppo fondato a Monaco da Kandinsky e Marc nel 1911. Il Cavaliere azzurro fu fenomeno di vasta portata, nel quale il linguaggio del colore si fece sempre più libero e intenso. Sotto l'impulso di Kandinsky, i suoi protagonisti si volsero verso nuovi modi espressivi, verso la creazione di spazi immaginari, verso l'astrazione lirica e fantastica della realtà.
Nell'architettura, il lavoro di Eric Mendelsohn appartiene a questa categoria. Un importante esempio della sua opera è la torre Einstein a Potsdam, in Germania. Altrettanto interessante è la Chilehaus di Amburgo, capolavoro del meno conosciuto architetto Fritz Höger.
Nella scultura, si può citare Ernst Barlach come esempio.
Letteratura
Se il profeta del movimento espressionista in letteratura si può considerare Max Scheler con la sua filosofia dell'irrazionale, il caposcuola fu Franz Werfel, esaltatore della liberazione dell'uomo dai ceppi materialistici della vita. Il travolgente dinamismo, il superamento della realtà, i diritti dell'irrazionale e degli istinti primordiali, l'anelito all'amore universale costituirono la tematica dell'espressionismo in letteratura. Fra i poeti si ricordano
Georg Trakl
Else Lasker-Schüler
Gottfried Benn
Fra i prosatori ricordiamo:
Franz Kafka
Heinrich Mann
Alfred Döblin
Teatro
L'espressionismo teatrale,partendo da un punto fortemente critico nei confronti dell'ordine sociale, si realizzò in opere violentemente satiriche nel genere comico e di negazione totale e spesso pessimistica nel genere drammatico. La scenografia tese a strappare lo spettatore dalla concretezza della realtà per trascinarlo nella visione interiore del poeta; gli attori ricorsero a effetti di voce e di gesto che cercavano di trasportare i personaggi su un piano mistico e simbolico. L'espressionismo teatrale si sviluppò soprattutto negli anni che vanno tra il 1918 e il 1927.
Tra i maggiori esponenti ricordiamo:
Ernst Toller
Carl Sternheim
Frank Wedekind
Georg Kaiser
Walter Hasenclever
Cinema
Per approfondire, vedi la voce Espressionismo (cinema).
L'espressionismo ha rivestito una particolare influenza nell'arte cinematografica, in particolare in Germania dove naque tra il 1918-1920. Per gli espressionisti cinematografici i film avrebbero dovuto essere concepiti come "disegni viventi", in cui la scenografia, tutta dipinta, acquistava carattere essenziale. L'espressionismo divenne una rappresentazione di incubi fantastici, di allucinazioni, di esseri mostruosi e di vampiri: ebbe il suo periodo di maggior fortuna tra il 1920 e il 1926.
Tra i più importanti esponenti di questa corrente nel campo cinematografico compaiono i registi Ernst Lubitsch (1892-1947), Robert Wiene (1881-1938), Fritz Lang (1890-1976) e Friedrich Wilhelm Murnau (1889-1931), lo sceneggiatore Carl Mayer (1894-1944) ed il produttore Erich Pommer (1889-1966). Al di là delle scelte comuni, ognuno seppe dare, secondo la propria personalità, apporti ed interpretazioni diverse della scelta espressionista.
Musica
La rivista "Der blaue Reiter" ebbe tra i suoi collaboratori anche tre musicisti: A. Schönberg, Alban Berg e Anton von Webern. Ma le origini dell'espressionismo musicale sono di qualche anno anteriore; le sue prime manifestazioni si possono indicare nel "Secondo quartetto" (1907), nel "Buch der hängenden Gärten" (1907), su testi di S.George, e nel dramma "Erwartung" (Attesa, 1909) di A. Schönberg. Tipici della musica espressionista sono la tecnica atonale o pantonale, l'adozione dello Sprechgesang o canto parlato, e, specie in Erwartung, la concezione dell'opera d'arte come espressione dell'Urschrei, grido originario dell'anima in preda all'orrore e all'angoscia.
2° ricerca:
Corrente culturale formatasi in Europa nei primi anni del '900. L'espressionismo è caratterizzato dalla manifestazione diretta tramite il segno e il colore dell'esperienza emozionale e spirituale della realtà e spesso del disagio interiore provocato dal contrasto tra gli ideali umani e la reale condizione dell'uomo.
Tale disagio viene espresso, appunto, con la massima accentuazione cromatica e l'estrema e a volte volutamente sgradevole incisività del segno.
Anticipatori dell'Espressionismo furono Gauguin, Van Gogh, Ensor e Munch.
Paul Gauguin
Vincent Van Gogh
James Ensor
Edvard Munch
Il volto più drammatico del movimento è rappresentato dagli artisti tedeschi, dai componenti del gruppo Die Brücke (Il Ponte) tra cui spicca la figura di Kirchner e Nolde, a quelli del Blaue Reiter (Il cavaliere azzurro) - punto di partenza dell'astrattismo - con Kandinskij e Marc - alla pittura oggettivamente oppressiva di Grosz, Dix e Beckmann, che documentano con impietosa lucidità la miseria dell'animo umano e la stoltezza del regime nazista e della classe borghese che lo sostiene, allo scultore Barlach.
Altrettanto drammatiche e macerate le visioni di due austriaci: Kokoschka e Schiele.
Altrove l'Espressionismo ha invece rappresentanti ugualmente tragici come Rouault, ma anche meno cupi e più mediterranei come Derain, Delaunay, Dufy e il multiforme Picasso. Accenti melanconici e inquietanti assumono le opere dei francesi immigrati come Soutine, Pascin, Chagall, Kupka.
La linea espressionista dell'arte contemporanea continua lungo tutto il XX secolo e giunge attraverso l'esperienza della Scuola Romana (Scipione) in Italia per passare nella grande testimonianza di personalità isolate come l'inglese Bacon o lo svizzero Giacometti, sino a giungere alle esperienze dell'espressionismo astratto americano (Pollock) e alla nuova pittura selvaggia europea degli anni Settanta-Ottanta (Fetting).
Per Espressionismo non si può intendere un vero e proprio progetto artistico unitario ed omogeneo, così come viene normalmente fatto quando si parla delle avanguardie cosiddette storiche del Novecento, dell'organizzazione cioè in gruppi e movimenti suggellati da manifesti programmatici, ma piuttosto di un clima culturale assai diffuso nei primi del '900, come tendenza rispecchiante il panorama globale della ricerca espressiva del periodo, comprendente molteplici esperienze e modi di essere.
L'Espressionismo (il primo impiego del termine appare su una rivista nel 1911) nasce e si diffonde nei paesi di lingua tedesca tra il 1900 e il 1910, ma presto influenzerà, oltre che le arti figurative, la letteratura, il teatro, il cinema e l'architettura in altre nazioni dell'Occidente europeo.
Tale poetica nasce in risposta all'incrinarsi degli ideali umanitari e della crisi di valori con cui l'Europa capitalistica si trova a dover fare i conti. L'instaurarsi di nuovi metodi di produzione industriale, con la conseguente perdita dell'economia agricola e la stravolgente e forzata urbanizzazione, porta a spaccature nell'ordine sociale ed agli inizi della "lotta di classe" nelle metropoli, mentre lo svuotarsi del concetto di tradizione, sotto la spinta dell'incalzante modernismo, porta ad un senso di sradicamento dalle proprie origini che immediatamente si ripercuote sul piano creativo, dove gli artisti e gli scrittori più sensibili colgono nella crisi un'occasione per un mutamento dei mezzi di espressione, al fine soprattutto di utilizzare i nuovi strumenti contro la stessa società moderna.
Nelle arti figurative si recuperano i linguaggi cosiddetti primitivi, per meglio esprimere drammaticamente il malessere diffuso: l'immagine risulta quindi semplificata, deformata, brutalizzata. Paradossalmente gli espressionisti, per trattare toni fortemente legati all'attualità, ripristinano l'uso di elementi inattuali, che rimandano a stilemi arcaici e spesso di cultura selvaggia.
Già questa rottura con la tradizione classica europea è rintracciabile, come abbiamo visto, in Gauguin, in cui se ne può trovare qualche accenno nei dipinti polinesiani, ma specialmente nelle visioni ossessive di Van Gogh e nell'angoscia di Munch. Sono proprio questi artisti che aprono la strada all'epoca dei grandi visionari, di personalità che scrutando la realtà la percepiscono come un universo tormentato e rutilante di forme e colori, abbagliante e nel contempo culla di disperazione e infelicità, che la mente e l'occhio alterano in visioni fortemente deformate.
Proprio la deformazione, simbolo della crisi formale cui va incontro l'arte e strettamente correlata al dramma sociale a cui allude, è il punto di incontro degli artisti legati al gruppo espressionista per eccellenza, "Die Brücke" (Il Ponte), fondato a Dresda nel 1905. Questi giovani pittori guardano a Van Gogh, Munch ed Ensor, ma anche allo svizzero Böcklin e a Klinger e, affrontando i temi della degradazione della società moderna, la prostituzione, la miseria, lo sfruttamento, l'oppressione, il dolore, l'ingiustizia, compiono appunto una deformazione e distorsione delle coordinate della visione, così come è stata tramandata dalla cultura occidentale, per giungere alla creazione di uno shock visivo, trasmettendo, attraverso il disagio percettivo, il più profondo disagio umano, quel "grido" (il riferimento esplicito è a Munch) che viene a liberarsi dalla coscienza soggettiva, prioritariamente posta in primo piano nel rapporto con la realtà.
Formalmente l'avanguardia tedesca interviene con due elementi principali: il colore acceso, violento, e la linea spezzata, quest'ultima in netta antitesi all'eleganza delle linee curve postulate dagli artisti della Secessione (Art Nouveau in Francia, o ancora Liberty in Italia).
Attraverso questa novità viene espressa tutta la drammaticità del soggetto, non solo quando vengono direttamente rappresentati situazioni o soggetti angosciosi; per gli artisti della Brücke il dramma si impone anche nell'affrontare tematiche cosiddette di genere dell'arte, a testimoniare come il sentimento negativo negli espressionisti si manifesti sempre.
Esempi sono due opere come "Autoritratto con modella" del 1907 e "Donna allo specchio" del 1912 di Ernest Ludwig Kirchner (1880-1938 - "Cinque donne nella strada", 1913; "Nel caffè-giardino", 1914), forse la personalità più dotata del gruppo e suo fondatore, che afferma "la pittura è l'arte che rappresenta su di un piano un fenomeno sensibile. Il mezzo della pittura è il colore, come fondo e linea. Il pittore trasforma in opera d'arte la concezione sensibile della sua esperienza. Non ci sono regole per questo. Le regole per l'opera singola si formano durante il lavoro.", ponendo l'accento sul fatto che ogni opera, in quanto scaturita da un'unica e individuale psiche, non tiene conto di una regola e quindi compie una trasgressione sulle opere precedenti. Egli si dedica anche alla grafica e attraverso le sue tecniche elabora un segno fortemente comunicativo in quanto schematico e graffiante, capace di quella immediatezza espressiva propria dei linguaggi ingenui e primitivi.
Nel 1906 aderisce a "Die Brücke" Emil Nolde (1867-1956 - "Danza del vitello d'oro", 1910; "Sole tropicale", 1914), ma solo dopo tre anni abbandona il gruppo e il periodo che va dal 1910 al 1920, accanto a crisi personali, vede la creazione delle sue opere più sovversive ed estreme come "Danza del vitello d'oro", in cui il tema di una danza pagana è spunto per una rappresentazione priva di alcun controllo formale, estetico e razionale e in cui il colore è gettato a macchie sulla tela. In un'altra sua opera lo stesso colore diventa materico e posto sulla tela in grumi pastosi e quasi informi, citati ripetutamente dalla pittura informale del secondo dopoguerra.
Una stretta ambiguità temporale si ha tra "Die Brücke" e il gruppo parigino dei Fauves (Belve), inizialmente così appellati da un critico che notava la loro predilezione per la "ferocia cromatica". è infatti l'esplosione coloristica il comune denominatore di questi artisti che pur avendo spesso poco in comune fra loro, portano alla estrema conseguenza il sintetismo di Gauguin, di Villard e Bonnard, ossia il postimpressionismo, non uscendo però ancora del tutto dalla tradizione estetica francese.
Una stretta ambiguità temporale si ha tra "Die Brücke" e il gruppo parigino dei Fauves (Belve), inizialmente così appellati da un critico che notava la loro predilezione per la "ferocia cromatica". è infatti l'esplosione coloristica il comune denominatore di questi artisti che pur avendo spesso poco in comune fra loro, portano alla estrema conseguenza il sintetismo di Gauguin, di Villard e Bonnard, ossia il postimpressionismo, non uscendo però ancora del tutto dalla tradizione estetica francese.
Il gruppo dei "Fauves", che già verso il 1905 contempla Albert Marquet, Raoul Dufy, Henri Matisse, Maurice de Vlaminck, André Derain e Georges Braque, poco ha in comune con l'insofferenza e la rabbia politica da cui sorge tutta l'opera dei tedeschi, ma il loro impiego del colore, di cui amplificano la valenza espressiva attraverso la sua stesura in tonalità pure, giunge agli estremi, e dunque più vicino agli artisti della Brücke, con la concezione della totale arbitrarietà e libertà del suo uso in un impiego selvaggio delle tinte più forti, da far esplodere sulla tela senza alcuna mescolanza fra loro. Fra i "Fauves" che maggiormente testimoniano un legame tra le due esperienze europee sono da segnalare.
Maurice Vlaminck (1879-1958), il cui impeto nell'uso del colore sembra precorrere la pittura gestuale, e Georges Rouault (1871-1958),la componente più dichiaratamente espressionista del gruppo, a cui aderisce solo per tre anni, e la cui pittura risponde a esasperate esigenze di passionalità religiosa e filosofica.
Parlando dei "Fauves" non si può non soffermarsi su uno dei più grandi pittori contemporanei, facente parte del gruppo, ossia di Henri Matisse (1869-1954 - "Ritratto con la riga verde", 1905; "La danza", 1909; "Lo studio rosso", 1911; "La finestra blu", 1912; "La lezione di piano", 1916-1917), i cui lavori, proprio a partire dall'esperienza fauvista, in cui diviene punto di riferimento per i giovani artisti, divengono sempre più saldamente costruiti intorno al motivo delle forze autonome del colore e, malgrado egli non rinunci completamente alla figurazione, gli sviluppi della sua opera saranno modello imprescindibile per le future generazioni dell'astrattismo, fino alla grande pittura americana del secondo dopoguerra.
Alla consacrazione ufficiale del gruppo, al Salon d'Automne del 1905, egli risponde, a chi lo critica per aver usato troppi colori per il viso della donna nell'opera "La femme au chapeau" deridendone l'aspetto: "Signore, io non creo una donna io faccio un quadro". E sicuramente si può immaginare come gli occhi del pubblico, abituati al tipo di analiticità tardo impressionista, potessero rimanere stupefatti anche analizzando un dipinto come "Ritratto con la pipa verde", in cui il disegno appare approssimativo e inesistente, con i colori usati così forti e puri, sicuramente non mescolati sulla tavolozza, e con la presenza di una riga verde che attraversa naso e fronte. Qui il soggetto, come anche nelle altre opere di Matisse, è solo il pretesto attraverso il quale ottenere e sviluppare le idee costruttive del suo lavoro.
La sua arte pone una sempre maggiore distanza tra sé e i suoi soggetti, ciò che conta per l'artista è fornire intensità all'opera attraverso il rafforzamento progressivo delle impressioni cromatiche: il colore come espressione di un sentimento, da interiorizzarne al massimo la forza espressiva. In uno dei capolavori di Matisse, "La danza" del 1909, egli realizza col minimo dispendio di colori il dominio dello spazio, attraverso poche linee ritmiche, spogliando e sintetizzando la forma con un colore assolutamente liquido, sempre perfettamente controllato nella quantità di luce che deve sprigionare.
Negli stessi anni una parte dell'Europa vive un periodo culturalmente importante e ricco di fermenti: è la Vienna di inizio secolo, patria di Sigmund Freud, Musil, Alfred Loos, dove si attua la rivoluzione in campo musicale ad opera di Arnold Schönberg che nel 1912 compie la destrutturazione della norma della tonalità (influenzato dalla precedente esperienza dell'espressionismo lirico di Gustav Mahler), seguito poi dal lavoro di Anton Webern e Alban BergIn questa città vive Gustav Klimt (1862-1918 / "La morte e la vita", 1908; "Giuditta", 1910; "La Vergine", 1913), artista appartenente alla generazione più tarda del Simbolismo e tra i fondatori della Secessione viennese, di cui è la personalità dominante. Influenzato in gioventù dai mosaici bizantini di Ravenna, egli compie uno scatto di qualità rispetto ai simbolisti di fine secolo: le sue opere sono arabeschi bidimensionali in cui ogni linea e ogni forma sembrano incastrate con capacità miniaturistica. Per Klimt la realtà è uno sconfinato intreccio di linee decorative, animata principalmente dalle due forze più potenti della vita: amore e morte, Eros e Tanatos. I suoi ultimi lavori denunciano una chiara apertura verso la corrente espressionista e un intenso rapporto di scambio di esperienze con i due suoi esponenti austriaci:
Oskar Kokoschka (1886-1980) ed Egon Schiele (1890-1918 / "Autoritratto con le dita aperte", 1911; "L'Abbraccio", 1917; "Nudo femminile bocconi", 1917). L'opera di Schiele è esempio di congiunzione tra Secessione viennese ed espressionismo tedesco; egli infatti deriva dal maestro Klimt l'uso di quella particolare linea tagliente e nervosa che promuove l'effetto drammatico dei suoi quadri, la cui valenza ideologica, ben lontana dal decorativismo liberty, è invece attinente alle tematiche espressioniste, in particolare ad una concezione della vita come tragedia che trova nella morte la sua più profonda verità.
La seconda ondata espressionista è rappresentata dal movimento "Der Blaue Reiter" (Il cavaliere azzurro) che a Monaco nel 1911 raggruppa Vassili Kandinskij, Franz Marc, August Macke, Gabrielle Münter, Max Pechstein,Paul Klee e altri, con intenzioni maggiormente spiritualistiche rispetto al primo momento espressionista.
L'arte lascia da parte il soggettivismo anarchico della Brücke per proclamarsi espressione di un contenuto esclusivamente interiore, esaltando l'ingenuità dell'infanzia e dei primitivi come manifestazione di un rapporto non mediato con l'essenza della natura. Gli artisti del gruppo, tralasciando i temi sociali moderni mostrano interesse per la pittura dei bambini, degli alienati, per il folklore e il naïf.
Vassilij Kandiskij (1866-1944 / "Paesaggio con campanile", 1909; "Con l'arco nero", 1912; "Sea Battle. Improvisation 31", 1913; "Paesaggio con macchia rossa", 1913) arriva a postulare affinità tra pittura e musica, arte non narrativa e non descrittiva per eccellenza, ricercando quella "musicalità dei colori necessaria perché l'arte diventi astratta"; le sue opere del primo decennio del secolo, pur ancora figurative, sono caratterizzate da tale vocazione musicale, cercano soprattutto di ricreare il contrappunto attraverso l'accostamento forzato di macchie pittoriche di colore acceso, intenso, spesso freddo, che in questo modo risultano squillanti come appunto in una sinfonia di forti contrasti.
E' soprattutto Kandinskij a teorizzare infatti la visione della pittura come linguaggio delle emozioni cromatiche complesse, in cui è il colore l'elemento capace di suscitare, di per se stesso, vivaci sentimenti. Se "il suono musicale ha diretto accesso all'anima, e vi trova subito una risonanza, poiché ha la musica in se stesso", questo è vero anche per il colore. A partire dal 1910 le opere di Kandinskij si intitolano infatti "Improvvisazione", "Composizione", "Impressione" e vengono numerate come i brani musicali. I primi quadri non rappresentativi della pittura contemporanea sono proprio quelli creati da questo artista inseguendo il turbinio emotivo di assonanze e dissonanze, di crescendi e diminuendi.
Altri artisti de "Il Cavaliere Azzurro", come Macke e Marc, coltivano invece una visione lirica del dato naturale ricavato dalla realtà, trasfigurandolo e interpretandolo sulla tela per la ricchezza di sensazioni in grado di provocare. La figurazione non scompare mai del tutto dalle opere di questi due artisti e per August Macke (1887-1914 / "La tempesta", 1911; "Di fronte a un negozio di cappelli", 1913), che in alcune sue prime opere realizza una visione interiorizzata e quasi neoromantica della natura, specialmente dopo i contatti con l'orfismo di Delaunay, che prelude a soluzioni astratte, e il futurismo, si può parlare di una sorta di sintesi improntata su quella cubista, resa attraverso sprazzi luministici, rifrazioni e mobili riflessi luminosi, con la quale abbandona progressivamente le inquietudini espressioniste per un nuovo felice formalismo che lo avvicina a Paul Klee.
Come abbiamo visto il complesso della stagione espressionista è dunque molto vario e si apre ad influenze ed evoluzioni che vanno ben oltre il limitato momento storico o il particolare gruppo.
Ancora dopo il 1920, nella repubblica di Weimar, si affaccia un altro gruppo, La Nuova Oggettività, che rappresenta l'estremo capitolo dell'Espressionismo. Da un recupero della cultura artistica nazionale e un'indagine sulla situazione morale e sociale della Germania del primo dopoguerra, deriva una figurazione cruda, calata in atmosfere congelate ed estranianti, resa con minuzia di dettagli, "oggettiva" cioè nel comunicare il messaggio, forzato al di là del puro dato visivo dall'uso della deformazione caricaturale, di critica del momento sociale.
Ne fanno parte artisti come George Grosz (1893-1959) e Dix (1891-1969), la cui opera, oltre ad essere connotata da una mirata satira politica, rimanda ad un filone mai interrottosi di cultura tedesca: dalla pittura del passato di Dürer ai film di Fassbinder, Herzog e Wenders dei nostri giorni, dagli accenni alla cultura italiana e americana, al desiderio di avventura ed esotismo attraverso il quale Dix smaschera il disordine morale, la violenza e l'ipocrisia dell'ambiente berlinese del dopoguerra.