Di Polifemo ci racconta Omero nell'Odissea. Era pastore e viveva in una grotta con le sue pecore.
Una delle cose che Omero non hai mai fatto capire è come ***** facesse Polifemo a mungere le pecore. Era enorme, la sua mano era grande come un terrazzo e le sue dita grosse come torri. Ma allora come faceva a prendere le tette delle pecore per mungerle, dato che le pecore, come dice Omero, erano a tettatura normale?
Inoltre, siccome viveva isolato, non coltivava e, a quel che si sa, mangiava uomini (quando capitavano) ma non pecore; è da supporre quindi che mangiasse cacio, sempre e solo cacio.
Troviamo qui un'altra incongruenza. Il cacio, notoriamente, ha un altissimo potere petogeno. Date le dimensioni del ciclope è pensabile che:
* le pecore di Polifemo, che dormivano con lui nella grotta, dovevano necessariamente essere diventate sorde per i terribili rimbombi dei peti di Polifemo e prive dell'olfatto per la puzza micidiale di detti peti che bruciava le narici;
* le povere bestie vivevano nella costante paura di veder crollare la grotta che, nella notte, veniva continuamente terremotata dalle esplosioni petogene del ciclope.
Ma in queste condizioni, insegna la zootecnica, le pecore non dànno latte; dobbiamo allora dedurre che Polifemo mungesse i montoni! (ed è evidente che si trattava di montoni masochisti, dato lo strazio di essere munti dalle ditone).
[modifica] Polifemo, Ulisse e le caciotte
Ulisse discute con Polifemo
Giunti sull'isola dei Ciclopi, Ulisse [2] e compagni trovarono la grotta di Polifemo grazie alla puzza bestiale di pecorino che emanava. Era immensa, ripiena di enormi caciotte, pavimentata da caccole di pecora calpestate.
Omero non dice quanto fossero grandi le caciotte di montone, ma, a ben vedere, da mani così grandi potevano venire solo caciotte grandi quanto la cupola di S.Pietro.
Mentre i marinai affamati tentavano di capire se quelle immense caciotte fossero commestibili, dato che puzzavano molto più del dovuto ed in modo strano, rientrò Polifemo col gregge e sbarrò l'ingresso della grotta con un immenso macigno (altrimenti le pecore sarebbero fuggite per sottrarsi ad un'altra notte di paura e di fetori). Poi emise un rutto tremendo e lo spostamento d'aria scaraventò tutto il gregge in fondo alla caverna. Allora vide Ulisse, cioè mezzo Ulisse dato che lo vedeva con un occhio solo. E tu chi fossi? - disse il ciclope leccandosi i baffi- Arrivi a proposito per la cena !. E Ulisse rispose: No, grazie. Abbiamo mangiato troppe caciotte. Polifemo, vedendo che erano state rosicchiate le sue caciotte si incazzò parecchio, afferrò un marinaio e se lo mangiò. Poi, con una smorfia di disgusto, disse: E potevate almeno lavarvi, farvi un bidè! Ladri e sozzi! questo mi resterà sullo stomaco! Ulisse allora ebbe un'idea geniale, cioè quella di dimostrare a Polifemo che non conveniva mangiarli e, con i suoi compagni, cominciarono a pestare l'uva.
[modifica] Il vino di Ulisse
La storia tramandata per via orale, raramente in antichità anche in via anale, presenta sempre aggiunte e modifiche che col tempo rischiano di travisarne totalmente il senso. Una falsità che passò per vera fu quella che Ulisse e compagni, pestando l'uva, producessero vino. Il pestaggio dell'uva, com'è noto, produce succo d'uva (mosto) che ha grande potere purgativo ma non contiene ancora alcool perché non è fermentato. Quindi dobbiamo pensare che Ulisse, più che ubriacare, purgò Polifemo. Dopo aver bevuto il mosto Polifemo cominciò ad avere torcimenti di budella. Le povere pecore, che ben conoscevano il Ciclope, preavvertirono gli effetti della purga e si arrampicarono disperatamente sulle rocce in alto della grotta. La caverna fu invasa da una cascata di ***** liquida che traboccava all'esterno. Ulisse ed i compagni, arrampicati su una caciotta, navigavano nella caverna, tentanto di raggiungere la posizione in alto delle pecore. Avendo una nuova colica Polifemo rimosse il macigno e corse fuori. Le pecore, con una strategia consumata, montarono sulle caciotte galleggianti e, dimenando la coda ad elica, uscirono dalla caverna. Ulisse ed i compagni le imitarono. Senonché Polifemo, nella fretta di accovacciarsi per cacare, si infilzò l'occhio in un rovo. Ulisse gli gridò: Hai visto che ti succede a mangiare cose sporche? almeno lo facevi cacare prima di mangiarlo!. E Polifemo : Mi hai cecato l'occhio, tu ed il tuo vino. Ma non illuderti, tu non sei Nessuno!!.
Polifemo chiese vendetta a Nettuno, suo padre, ma Nettuno non era più a Nettuno, ma era andato a Fregene per i bagni di mare (inoltre credette fosse uno scioglilingua Nettuno contro Nessuno e ci mise parecchio a capire la storia della purga e di Ulisse) (2).. Polifemo incazzatissimo prese alcuni macigni e li scagliò dove credeva fosse Ulisse orientandosi col rumore. Manco a dirlo, colpì le pecore.
[modifica] Polifemo nella rappresentazione psico-filosofica del Mosconi
Nella Summa, Mosconi rileva l'errore, fin qui protrattosi, d